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Lancia Sacra - Wikipedia

Lancia Sacra

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La lancia sacra è uno dei simboli più importanti del Sacro Romano Impero, una delle più significative reliquie del Medioevo ed uno dei più preziosi tra i tesori della corona imperiale oggi conservati.


Indice

[modifica] La Lancia Sacra oggi all’Hofburg di Vienna

La Lancia Sacra custodita nella Schatzkammer del Hofburg di Vienna
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La Lancia Sacra custodita nella Schatzkammer del Hofburg di Vienna

La Lancia Sacra è oggi custodita nella Schatzkammer dell’Hofburg di Vienna, con il numero di inventario XIII 19. Quella che si presenta ai visitatori è la parte superiore di una lancia alata di 50,7 cm. L’asta, originariamente in legno, è andata perduta. Sulla lama è applicata una sezione a forma ovale, lunga 24 cm e larga nel punto massimo 1,5 cm, in cui è inserito un sottile pezzo di ferro (la cd. spina) ornamentale, mancante della parte inferiore. La spina è, secondo la tradizione, un chiodo della croce di Cristo, ma non può in realtà essere un chiodo. Ma segni di alcune ageminature a forma di croce sulla parte inferiore della lama potrebbero indicare l’inserimento di particelle di chiodi.

La lama è rotta. Ma doveva esserlo già prima dell’anno 1000, perché nella copia fatta realizzare da Ottone III ed ora a Cracovia, è stata inserita anche una riproduzione della spina. Il punto di rottura è stato rivestito da una triplice fasciatura, in ferro, poi argento e infine oro. Sulla banda d’argento si legge la seguente iscrizione latina, fatta incidere da Enrico IV tra il 1084 e il 1105:

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«CLAVVUS + HEINRICVS D(EI) GR(ATI)A TERCIVS ROMANO(RUM) IMPERATOR AVG(USTUS) HOC ARGENTUM IVSSIT FABRICARI AD CONFIRMATIONE(M) CLAVI LANCEE SANCTI MAVRICII + SANCTVS MAVRICIVS »

La banda d’oro, invece, realizzata per conto di Carlo IV, ha la seguente iscrizione:

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«+LANCEA ET CLAVUS DOMINI»

[modifica] La lancia sacra nel Medioevo

Raffigurazione dei particolari della Lancia sacra
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Raffigurazione dei particolari della Lancia sacra

La storia della lancia sacra comincia nel X secolo. Nel 926 il re di Borgogna, Rodolfo II, fece dono all’allora re dei tedeschi Enrico I di una lancia che aveva ottenuto in Italia dal conte Sansone in cambio del territorio attorno alla città di Basilea.

Studi sulla tipologia del metallo, condotti nel 1914 dall'università di Leoben (Austria) sulla parte a noi rimasta, confermano che si tratta di una lancia realizzata nell’VIII secolo sulla base di una lancia alata di epoca carolingia, diffusa tra l’VIII e l’XI secolo.

Fin dall’inizio questa lancia venne presentata come dotata di particolari poteri di invincibilità e come importante reliquia. La sua leggenda cominciò dopo la vittoria di Enrico contro gli ungheresi a Riade nel 933, allorché la portò con sé. Sembra che anche Ottone I ne fece uso nella battaglia di Lechfeld, quando, nel 955, sconfisse definitivamente gli ungheresi.
La prima descrizione abbastanza completa è del 961, e ci è fornita da Liutprando da Cremona, cronista dell’epoca di Ottone I che la descrive come una lancia diversa dalle solite.

Ottone III le fece precedere l’esercito durante il viaggio a Roma nel 996, e ne fu uno dei più fedeli devoti. Inserendovi materiale originale tratto dalla lancia stessa, questi ne regalò una copia al duca Boleslaw I di Polonia, il quale, nominato socius et amicus del Romano Impero, divenne in quell’occasione re. La copia polacca è tuttora conservata a Cracovia. Un'altra copia fu donata con simile procedura al re d’Ungheria.

Non si rinvengono sulla lancia tracce di battaglie, è presumibile quindi che la sua funzione fosse da subito già simbolica. Tuttavia questo utilizzo cerimoniale era considerato importante: i quattro fori nell’anello di ferro sul manico della lancia (assenti nelle copia di Cracovia) ne testimoniano un uso intensivo.

Foto dei singoli componenti della Lancia.
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Foto dei singoli componenti della Lancia.

Quando Ottone III morì, a 21 anni, a Roma e senza eredi diretti, aveva la lancia con sé. In occasione del trasporto del suo corpo ad Aquisgrana nel 1002, sotto la guida di Eriberto, arcivescovo di Colonia, l’imperatore Enrico II cercò di riappropriarsene, insieme al tesoro imperiale, ma quando riuscì a recuperare quest'ultimo la lancia era già stata spedita. Per riottenerla, Enrico II dovette prendere prigioniero il fratello di Eriberto, vescovo di Würzburg.

Enrico IV ordinò che venisse realizzata una fasciatura d’agento e realizzare l’iscrizione in cui è chiamata "Lancia di Maurizio".

L’importanza della lancia era ormai indiscussa; era mostrata e consegnata al futuro imperatore durante la cerimonia di incoronazione, e solo a partire dal XIII secolo la sua importanza simbolica cedette il passo alla corona imperiale.

Nel XIV secolo, l’imperatore Carlo IV riutilizzò la lancia come simbolo di potere, e la fece portare, dal monastero cistercense di Stans, in Tirolo, dove era custodita, nella sua residenza di Praga.

Durante le guerre ussite, l’imperatore Sigismondo la fece portare nel 1424 a Norimberga, per proteggerla, dove per lungo tempo attirò numerosi pellegrini.

[modifica] Probabili origine e significato della leggenda

E’ innegabile che la lancia sacra appartenga alla tradizione delle spade e lance magiche ed invincibili dell’immaginario e della mitologia germanica. All’epoca della Renovatio Imperii, del resto, erano ancora vive numerose tradizioni pre-cristiane, come attestato anche dai cronisti della battaglia di Lechfeld, che religiosamente contrariati, descrivono come pagani i festeggiamenti che ne seguirono.

Ciò considerato, però, completamente cristiana è la considerazione che ebbe da parte degli imperatori e il ruolo che le venne assegnato. La lancia era il simbolo dell’invincibilità che l’imperatore derivava dall’essere il legale rappresentante di Cristo sulla terra. Confermava così il ruolo quasi sacerdotale che la carica imperiale rivestiva, conformemente alle concezioni degli Ottoni e dei Salii.

Per rafforzare tale elemento, era però necessario anche un suo collegamento con la Storia Sacra o quella dei martiri. Dapprima fu allora identificata con la lancia di San Maurizio, celebre condottiero della Legione tebana, martirizzato sotto Massimiano. Attraverso questo, non era così escluso che la lancia poteva essere passata per le mani di Costantino, cosa che acquistava certo rilevanza nella propaganda imperiale. E infatti come lancia di San Maurizio è denominata nella iscrizione sulla fasciatura d’argento inseritavi da Enrico IV.

La sua importanza come reliquia ed il suo collegamento con la Storia Sacra fu da subito però sopra ogni altra cosa dovuta alla presenza, al suo interno, di un chiodo della croce di Cristo. Agli inizi probabilmente si trattava solo di una particella di questo, ma successivamente si parlò tout court di un intero chiodo indicata. E’ probabile che questa leggenda fosse nata nel momento in cui si inserì la spina nel punto di rottura della lancia. Quando Ottone III fece omaggio delle copie ai Re di Polonia ed Ungheria, ne fece prendere del materiale (per trasmettere parte della forza della Lancia anche alle copie), ed è forse in questa occasione che avvenne la rottura della lancia.

In questa maniera, dunque, la lancia aveva un doppio significato: simboleggiava un’origine sacerdotale (direttamente da Cristo) ed imperiale (da Costantino). Carlo IV volle confermare questo stato di “doppia reliquia” dal Papa, ottenendo anche la proclamazione di una giornata festiva in suo onore (Festa della Sacra Lancia e del Chiodo della Croce), che fu celebrata nel 1354 per la prima volta, e in quell'occasione venne applicata la terza fasciatura in oro.

Agli inizi del XIII secolo, ad ogni modo, la cancelleria papale ormai qualificava la lancia come lancia di Longino, e da questo momento si cominciò ad identificarla in questa maniera. La differenza tra le due versioni non deve essere stata all’epoca irrilevante, ma non abbiamo attestazioni più sicure di una controversia.

[modifica] La lancia di Longino

La lancia sacra venne dunque presto identificata, in ambiente cristiano e romano, come la lancia del legionario che trafisse il corpo di Cristo per accertarsi della morte. Non è però questa l’unica lancia sacra che venne assimilata a quella di Longino.

Le cronache della Prima crociata ci parlano infatti di una "lancia sacra di Antiochia": già l’apostolo Giuda Taddeo dal Golgota avrebbe portato con sé in Armenia la lancia di Longino, che avrebbe lasciato nel monastero di Geghard (40 chilometri a sud ovest di Yerevan) da lui fondato (ma in realtà del IV secolo). Nel 1250 il monastero prese infatti il nome di Geghardavank ("Monastero della Sacra Lancia"), ed ancora oggi si chiama così.

Anche san Luigi IX, che durante le Crociate portò con sé molte reliquie, identificò una di queste con la lancia di Longino. E ancora, nel 1492 il sultano Bajazeth regalò a papa Innocenzo VIII parte di una Lancia che qualificò espressamente come lancia di Longino, conquistata, si disse, a Costantinopoli nel 1453.

Quest’ultima venne identificata con la parte inferiore della reliquia di Luigi IX. Se questa “lancia papale” è oggi in ancora custodita in San Pietro, la lancia di San Luigi, conservata nella Sainte-Chapelle, andò distrutta durante la Rivoluzione francese.

[modifica] La lancia sacra dalla Riforma alla fine del Sacro Romano Impero

La lancia sacra perse gradualmente la sua importanza di reliquia dopo la Riforma protestante. Come tutte le reliquie, infatti, anche la lancia subì un processo di demistificazione. Inoltre, data la sua natura di non particolare pregio artistico o economico, destava meno interesse di altre reliquie.

Solo con Napoleone si assiste ad una ripresa del mito della lancia sacra, in quel particolare intreccio di desacralizzazione attuato nella laica Francia e la sua particolare politica neo-imperiale. Durante le guerre napoleoniche, per meglio custodirla, l’imperatore Francesco II (l’ultimo Romano Imperatore) la fece portare, da Norimberga, dapprima a Regensburg nel 1796, infine a Vienna, nel 1800, nella sua residenza.

[modifica] Il rinnovarsi del mito nel XX secolo

Gli alleati riportano a Vienna il tesoro imperiale
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Gli alleati riportano a Vienna il tesoro imperiale

Quando venne fondato il Secondo Impero (1870-1919) grazie all’opera infaticabile di Otto von Bismarck, per dichiarata volontà di questo e dei sovrani prussiani, non ci doveva essere alcun riferimento ad una presunta continuità con il Primo Impero (Heiliges Römisches Reich), anzi andava presentato, per motivi di opportunità politica, come entità autonoma (cosa che del resto era). Per questo motivo nonostante la riscoperta in quel tempo delle antiche leggende germaniche e del culto del Medioevo, la leggenda della lancia sacra di Ottone non venne ripresa.

Tornò invece attuale durante il Nazionalsocialismo, conformemente al sogno della Grande Germania (cioè dell’unità politica di tutti i popoli di lingua tedesca). Hitler infatti, nel rifondare l’impero (Drittes Reich), si volle presentare come il continuatore di Ottone I, compreso il ruolo di condottiero della guerra contro i barbari dell’est. Per questo fece riportare la reliquia (scevra ormai d’ogni significato cristiano) da Vienna nuovamente a Norimberga, il centro principale del Partito Nazista, Qui venne provvisoriamente collocata nella chiesa di S. Caterina, (dove venne allestito un vero e proprio santuario mistico-esoterico) e presentata come simbolo della sacralità della missione germanica e ricollegandovi nuovamente un mito di invincibilità.

L'invincibilità non venne tuttavia garantita. Dopo la disfatta di Stalingrado, venne portata in un bunker blindato sotto la antica fortezza di Norimberga, ma dopo i terribili bombardamenti della città del 13 ottobre 1944, se ne persero le tracce. Qualche giorno dopo l'occupazione della città da parte degli alleati, avvenuta il 20 aprile 1945, in un'operazione di recupero guidata dal generale Patton, infine, la Lancia sacra fu rinvenuta, e nel 1946, infine, fu riportata a Vienna, dove tuttora si trova.

[modifica] La sua fama nei racconti popolari oggi

Come già descritto, grande era il mito che avvolgeva la lancia nel Medioevo e, per quanto la sua storia fosse interamente sviluppata da regnanti cristiani e connotata di elementi assolutamente ortodossi, molto vi era di precedente, e molto vi giocavano le antiche leggende di spade e lance magiche, che assicuravano l’invincibilità. Il mito del Graal, del resto, o di Parsifal affondano nella stessa tradizione. Diverso è però il successo della leggenda nei vari paesi.

[modifica] Nei paesi germanici ed anglosassoni

In Germania e nei paesi anglosassoni la fama della lancia sacra è ancora viva, anche se soprattutto per l’interesse mostratovi da Hitler. In ambiente tedesco e austriaco, è addirittura diffusa la voce popolare in base alla quale la lancia sacra conservata a Vienna non sarebbe altro che una copia realizzata negli Stati Uniti, dove invece, nascosta da segreto militare, sarebbe conservata la vera lancia originale. Questo perché essa a tutt’oggi garantirebbe l’invincibilità.

[modifica] In Italia

In Italia, come in molti Paesi del mondo, invece, la fama della lancia sacra si confonde con quella ben più famosa della lancia di Longino. Ma, come si evince dalla storia, ben diverse sono le vicende delle numerose lance di Longino, e non stupisce certo che in ambiente franco-italiano la lancia di Longino per antonomasia fosse quella papale. L’interesse, insomma, per il simbolo del Sacro Romano Impero non supera, se si escludono ambienti di specialisti o di appassionati di Storia medievale, quello che occupano le reliquie in generale, ben diversamente da quello che avviene con il Graal o altre leggende.

[modifica] Bibliografia

  • Gunther Wolf; Franz Kirchweger, Die Heilige Lanze in Wien: Insignie, Reliquie, Schicksalsspeer in Schriften des Kunsthistorischen Museums Wien'. Vienna, ed. Kunsthistorisches Museum; Milano 2005 ed. Skira; ISBN 3-85497-090-0
  • Gunther Wolf, Prolegomena zur Erforschung der Heiligen Lanze, in Becker; Hans-Jürgen. Die Reichskleinodien, Herrschaftszeichen des Heiligen römischen Reiches; Ed. Gesellschaft für staufische Geschichte, in Schriften zur staufischen Kunst und Geschichte 16, Göppingen 1997, ISBN 3-929776-08-1
  • Friedrich Heer, Das Heilige Romische Reich, Vienna 1967
  • Hermann Fillitz, Die Insignien und Kleinodien des Heiligen Römischen Reiches. Vienna e Monaco 1954
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