Junkers Ju 87 Stuka
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JU-87D1 | |
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![]() Junkers Ju 87 in volo |
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Descrizione | |
Ruolo | Bombardiere in picchiata |
Equipaggio | 2 |
Primo volo | marzo 1935 |
Entrata in servizio | primavera 1937 |
Costruttore | Junkers |
Esemplari costruiti | 5.709 in 20 versioni |
Dimensioni | |
Lunghezza | 11,50 m |
Apertura alare | 13,80 m |
Altezza | 3,90 m |
Superficie alare | 31,90 m² |
Pesi | |
A vuoto | 3.900 kg |
Massimo al decollo | 6.600 kg |
Propulsione | |
Motore | Junkers Jumo 211J-1 |
Potenza | 1.400 cv |
Prestazioni | |
Velocità massima | 410 km/h |
Autonomia | 1.535 km |
Tangenza | 7.300 m |
Armamento | |
Mitragliatrici | quattro mitragliatrici da 7,92mm |
Bombe | fino a 1.800 kg di bombe |
Altro | la versione G era dotata di cannoncini controcarro da 37 mm |
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Progetto:Aviazione |
Junkers Ju 87 è la sigla dei bombardieri in picchiata detti anche Stuka (Sturzkampfflugzeug), sicuramente il miglior bombardiere da picchiata della seconda guerra mondiale largamente impiegato su tutti i fronti dall'aviazione militare tedesca durante la seconda guerra mondiale.
Era contraddistinto dalla caratteristica forme delle "ali a gabbiano rovesciate", o a "doppia W". L'armamento era composto da 3 mitragliatrici da 7.9 mm. (2 fisse in caccia e una brandeggiabile per la difesa posteriore) e da varie combinazioni di bombe da 50, 250 o 500 Kg.
Dal 1941, quindi appena iniziato il conflitto anche la Regia Aeronautica Italiana ne ebbe in dotazione una cinquantina di esemplari. Gli aviatori italiani lo chiamavano scherzosamente Picchiatello.
Normalmente impiegato soprattutto nella guerra anticarro e antinave, e per demolire le fortificazioni avversarie, era dotato di una sirena (detta tromba di Gerico) montata sul carrello d'atterraggio che, per effetto del vento, produceva un suono stridente e fortissimo che aveva lo scopo di terrificare il nemico e la popolazione civile delle zone sorvolate.
La differenza fra i bombardieri ed i bombardieri in picchiata è che, mentre i primi sganciano grappoli di bombe su un'area piuttosto vasta navigando in volo orizzontale, i secondi si dirigono verticalmente (in picchiata) verso l'obiettivo da colpire e, giunti vicino ad esso, sganciano una sola bomba, ottenendo così una precisione maggiore. In un certo senso sono i precursori delle moderne bombe intelligenti a guida laser.L'attacco in picchiata si era già rivelato come l'ideale per colpire bersagli in movimento o di difficile inquadramento, come ponti, postazioni fortificate ecc.
Questa tecnica è stata molto usata negli scontri aereonavali durante la seconda guerra mondiale. Furono costruite le versioni B, D e G, con diversi tipi di armamento, cannoni da 20mm serie D, cannoni da 37mm - 50mm serie G (caccia carri).
Uno dei difetti operativi derivanti da un attacco in picchiata contro un obiettivo terrestre però consisteva nella violenta accelerazione laterale subita dal pilota che non avendo a quei tempi delle tute a compressione differenziata per favorire il deflusso del sangue dalle estremità inferiori verso il cervello tendeva a svenire al culmine dello sforzo, generalmente coincidente con lo sgancio della bomba. I progettisti tedeschi ebbero però il merito di aver pensato anche a questa evenienza realizzando un sistema di richiamo automatico della barra, da attivarsi prima della picchiata, capace di riportare in quota l'aereo dopo l'attacco anche in caso di svenimento del pilota, il quale aveva tutto il tempo durante la risalita di riprendere i sensi e quindi il comando dello "Stuka".
[modifica] Impiego operativo
Lo "Stuka" (abbreviazione di Sturzkampfflugzeug) venne abbondantemente "rodato" nelle file della Legione Condor durante la guerra civile spagnola. Nel settembre del 1939 i reparti da bombardamento in picchiata furono i primi a colpire con estrema durezza e precisione le vie di comunicazione, gli aeroporti e le retrovie polacche. La lugubre sirena che annunciava la picchiata e i brillanti risultati ottenuti anche in Norvegia, e durante la Campagna di Francia ne fecero un aereo leggendario. Lo Ju 87 era effettivamente la dimostrazione pratica della Blitzkrieg su tre dimensioni, che si rifaceva alle teorie di Amedeo Mecozzi sulla strettissima cooperazione tra l'arma aerea e le forze terrestri.
Queste brillanti vittorie furono ottenute però in condizioni di supremazia aerea quasi assoluta. Nel corso della Battaglia d'Inghilterra i reparti da bombardamento in picchiata vissero un momento di crisi profonda, subendo predite pesantissime. In realtà lo "Stuka" era un aereo piuttosto vulnerabile, lento e poco manovrabile. Un confronto diretto, senza protezione adeguata con i veloci caccia della RAF ne faceva una facilissima preda.
Tuttavia, per quanto avesse perduto la sua fama leggendaria di invincibilità, lo Ju 87 rimaneva un'arma straordinaria nel tiro in picchiata, e continuò a ottenere risultati molto positivi, in condizioni di parità o di supremazia della Luftwaffe. Questo accadde nel Mediterraneo, dove i reparti di "Stuka" si rivelarono micidiali contro le navi britanniche; lo stesso accadde nel 1941 con la conquista della Jugoslavia e della Grecia (dove si ripeterono le condizioni favorevoli della Polonia), e qualche mese più tardi durante l'invasione dell'Unione Sovietica.
Costantemente aggiornato (nelle varianti D e G, più potenti e variamente equipaggiate ) lo Ju 87 rimase sempre un apparecchio valido, ma assolutamente incapace di difendersi adeguatamente dalla caccia avversaria. Era quindi un'arma ideale per una guerra aggressiva, che la Germania combatté fino a tutto il 1942. Nel momento in cui venne messa sulla difensiva, lo "Stuka" mostrò tutti i suoi limiti, pur continuando ad essere impiegato sino alla fine.
[modifica] Il Pilota di Ferro
Il più celebre pilota di Stuka, Hans Ulrich Rudel, ottenne grandi successi con questo velivolo, combattendo esclusivamente sul fronte russo; distrusse oltre mille carri armati, affondò una corazzata, la Marat, con una bomba da 1000 Kg, perse una gamba in un incidente di volo ma ricominciò a combattere con un arto artificiale. Terminò il conflitto come colonnello consegnandosi agli inglesi con alcuni compagni di stormo per non cadere nelle mani dei sovietici.