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Battaglia del Guadalete - Wikipedia

Battaglia del Guadalete

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Battaglia del Guadalete
Parte della Invasione musulmana dell'Europa
Data: 19 luglio 711
Luogo: Prossimità del Rio Guadalete (Betica), Spagna
Esito: Vittoria arabo-berbera
Schieramenti
Regno visigoto califfato omayyade
Comandanti
Rodrigo, re visigoto Tāriq ibn Ziyād
Effettivi
40.000 uomini 15.000 uomini
Perdite
sconosciute sconosciute
Conquiste islamiche: 632-750
DāthinAjnādayn – Yarmūk – Syllaeum – Dhāt al-Sawārī – Qādisiyya – Cartagine – Constantinopoli – I Nobili – GuadaleteCovadonga – Toulouse – Tours – ‘Ayn al-Jurr – Zāb

Col nome di Battaglia del Guadalete ci si riferisce a una battaglia che, secondo la storiografia tradizionale, basata su cronache berbere dei secoli X e XI, ebbe luogo in Spagna il 19 luglio 711 vicino al fiume Guadalete, nella Betica (Andalusia), mentre altre fonti la chiamano invece Battaglia del Rio Barbate o Battaglia della laguna di La Janda. In essa il re visigoto Rodrigo (o Roderico) fu sconfitto e avrebbe probabilmente perso la vita ad opera di forze musulmane comandate da Tāriq ibn Ziyād.

Indice

[modifica] La battaglia

Secondo quanto riportano le fonti storiche e cronachistiche a nostra disposizione, Tariq sarebbe stato agli ordini di Mūsā ibn Nuṣayr, governatore (wālī) di Qayrawān (Nordafrica, o Ifrīqiya), il quale, d'intesa col conte di Ceuta Giuliano (secondo altre fonti esarca di Septem/Ceuta), governatore e vassallo di re Rodrigo ma complice del detronizzato re Witiza, avrebbe pianificato l'invasione della Penisola Iberica, traversando pertanto lo Stretto di Gibilterra (dall'arabo Jabal al-Tāriq, "il Monte di Tāriq") nella notte fra il 27 e il 28 aprile 711.

La Rocca di Gibilterra
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La Rocca di Gibilterra

Le antiche cronache - come di consueto - sopravvalutano eccessivamente il numero degli effettivi di ambo le parti che presero parte alla battaglia, giungendo fino a parlare di 100.000 soldati da parte musulmana. È assai probabile che Tāriq sbarcasse a Ṭarīfa con 7.000 fanti berberi, raggiungendo Carteya (Cadice) e quindi Algeciras, respingendo l'attacco sferratogli da Bancho o Sancho, cognato di Rodrigo, che gli si era fatto incontro.

Mentre tutto ciò avveniva, il re visigoto si stava scontrando nel nord della Penisola Iberica con i Baschi a Pamplona. La notizia lo raggiunse solo 2 o 3 settimane più tardi. La crisi che minava il regno visigoto in quegli anni fatidici, con continui complotti e guerre fratricide all'interno della nobiltà per impadronirsi del trono limitarono considerevolmente i margini di manovra di Rodrigo al momento di reclutare un esercito col quale far fronte all'invasione, obbligandolo ad accettare l'interessata offerta dei sostenitori del suo avversario Witiza, senza capire quale tradimento si stava per perpetrare da parte di costoro. Sia come sia, poté organizzare affrettatamente uno stuolo armato a Cordova di 40.000 uomini e partire per affrontare Tāriq.

L'urto ebbe luogo al Wādī Lakka, nell'attuale regione di Cadice, malgrado vi siano storici che situano il luogo dello scontro nelle vicinanze del Rio Barbate, sulla sponda del Guadarranque o a Medina Sidonia. Durante due giorni entrambe le parti si saggiarono in cruente scaramucce. Una volta avviatasi la battaglia, i figli di Witiza e i loro sostenitori seminarono la discordia all'interno dei ranghi di Rodrigo, tradendolo e ritirandosi, lasciando così esposti i fianchi del suo esercito, atterrendo i sostenitori del monarca. Il centro dell'esercito di Rodrigo resisté quanto gli fu possibile ma alla fine cedette.

La distruzione della forza visigota per l'inganno di Witiza, la totale ignoranza del modo di combattere arabo-berbero e la probabile morte di Rodrigo (che una tradizione vuole invece solo ferito, sia pur gravemente, tanto da morire qualche giorno dopo in una località tenuta segreta) spalancò a Tāriq le porte del regno, consentendogli di impadronirsi di Toledo nel 714. Indifesa a causa della fuga di Rodrigo e del suo seguito, compresi gli spatari della sua guardia regia, la città non oppose resistenza.

[modifica] Conseguenze

La fulminea avanzata musulmana è stata in seguito motivata dallo sconcerto provocato nelle file visigote dalla schiacciante rotta dell'esercito regio e dalla morte del monarca, incrementato dalla rapida caduta della capitale che non procedette all'elezione di un nuovo re e ad organizzare la resistenza. I congiurati erano ben lungi dal supporre che la loro richiesta d'aiuto ai musulmani per recuperare il trono sarebbe costata loro tanto cara e dal capire quali fossero le vere intenzioni di conquista dei musulmani.
Nello sviluppo degli eventi che seguirono tali fatti, numerosi furono i fattori propiziatori dell'affermazione islamica, come il gran numero di scontenti che si unirono alle forze dell'invasore che usufruì della collaborazione della popolazione iberico-romana - che non aveva alcun diritto di partecipare al governo visigoto (salvo a quello della Chiesa) e che vedeva nel nuovo invasore un possibile alleato contro i Germanici. Si parla anche dell'aiuto della popolazione ebraica la quale era stata perseguitata e minacciata di espulsione dalla monarchia cristiana visigota e da gran parte del resto della popolazione, non solo non oppose resistenza ma, esasperata dalle continue carestie ed epidemie, era desiderosa di stabilità politica.

Qualche tempo dopo Mūsā ibn Nuṣayr, (forse ingelosito dal successo di Tāriq, che era un suo mawla) sbarcò a sua volta ad Algeciras al comando di 18.000 Arabi e Berberi che rafforzarono il contingente di Tāriq, proseguendo nell'occupazione delle terre iberiche fino alla valle dell'Ebro, al Asturie e Galizia, non si sa se nell'intento di proseguire fino ad invadere il resto dell'Europa attraversando il regno franco merovingio, come una certa pseudo-storia del "se" (non basata su alcuna seria documentazione) avrebbe piacere a credere.

A questa corrente più ideologica che storiografica si ricollega il mito di Pelayo, nobile visigoto precursore della Reconquista che con la battaglia di Covadonga interpreta bene i desideri assai successivi dei cristiani spagnoli che amavano pensare a un nucleo incorrotto e pugnace gotico, in grado più tardi di destinare la Spagna a destini assai più radiosi.

[modifica] Collegamenti

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Bibliografia

  • R. Dozy, Histoire des Musulmans d'Espagne, Leida, E.J. Brill, 1932, 3 voll.
  • E. Lévi-Provençal, Historie de l'Espagne musulmane, Parigi, Maisonneuve, 1950, 3 voll.
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