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Strychnos - Wikipedia

Strychnos

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Strychnos
Strychnos nux-vomica
(Noce vomica)
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Asteridae
Ordine: Gentianales
Famiglia: Loganiaceae
Genere: Strychnos
Nomenclatura binomiale
Strychnos
Linneo, 1753 (1735)
Specie
v.testo
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Il genere Strychnos comprende circa 200 specie di alberi e liane diffuse nelle regioni tropicali ed equatoriali di tutto il mondo, appartenenti alla famiglia delle Loganiacee.

Indice

[modifica] Caratteristiche

Le foglie sono opposte.

I fiori sono di solito poco appariscenti, in genere biancastri, riuniti in infiorescenze, con corolla gamopetala regolare. In molte specie sono anche maleodoranti.

I frutti (drupe o bacche) hanno dimensioni variabili, in alcune specie anche più grossi di una mela, e contengono pochi grossi semi in una polpa gelatinosa.

Quasi tutte le specie di questo genere sono ricche di alcaloidi altamente velenosi, in particolare la stricnina e la brucina.

[modifica] Specie

Tra le circa 200 specie appartenenti a questo genere, menzioniamo le seguenti:

  • in Asia:
    • Strychnos nux-vomica (Noce vomica), albero di medie dimensioni originario dell'India;
    • Strychnos tieute, arbusto dell'Indonesia, usato un tempo dagli indigeni per preparare frecce avvelenate;
    • Strychnos pseudo, originario dell'India e usato localmente per chiarificare l'acqua melmosa;
    • Strychnos potatorum, dell'India meridionale, usato in modo simile a S. pseudo; i frutti maturi sono commestibili;
    • Strychnos Ignatii, originario delle Filippine, con concentrazioni di alcaloidi nei semi ancor più alte della noce vomica.
  • in Africa:
    • Strychnos innocua, una delle poche specie i cui frutti, non velenosi, vengono consumati dall'uomo (in Egitto e in Senegal);
    • Strychnos decussata, elegante alberetto del Sudafrica, a fiori gialli;
    • Strychnos spinosa (Arancia del Natal).
  • in America:
    • Strychnos toxifera, liana dell'Amazzonia, dai cui frutti gli indios della Guiana estraevano il curaro usato per le frecce avvelenate.

[modifica] Usi

Strychnos nux-vomica e altre specie sono usate per scopi medicinali in erboristeria, in omeopatia e anche per applicazioni particolari nella medicina moderna.

L'estratto di alcune specie è stato utilizzato proprio per la sua velenosità, per preparare frecce avvelenate presso i popoli primitivi o esche avvelenate per topi presso i popoli più evoluti, fino a tempi recenti.

Alcune specie (in particolare S. Gerrardi, S. innocua, S. madagascariensis, S. potatorum) hanno limitata applicazione nell'alimentazione locale, in India e in Africa. In alcuni casi, i frutti vengono cotti prima del consumo.

[modifica] Storia: da Upas tieutè alla stricnina

Louis Theodore Leschenault de la Tour (1773-1826), botanico e naturalista, lavora per molti anni a Java come etnobotanico. Si interessa vivamente allo studio dei veleni da freccia ed in particolare all’Upas tieutè. Scopre (nel 1805) che si prepara usando la radice grattugiata di una pianta locale, posta a macerare in acqua e quindi ridotta ad un liquido denso come melassa, usato appunto come veleno da freccia di micidiale efficacia. A Parigi la sostanza viene identificata come appartenente al genere Strychnos, già conosciuto in Occidente per la Strychnos nux-vomica, conosciuta sin dal 1683 come induttore del vomito e convulsivo (usato poi in omeopatia).

Nel 1808 egli dà l’estratto a due giovani ricercatori medici francesi, Francois Magendie e Raffeneau-Delile. I due ricercatori sperimentarono il veleno su molti animali e nel 1809 pubblicano i risultati descrivendo il meccanismo d’azione del veleno, che causa convulsioni, calma, poi convulsioni e morte per asfissia. Gli autori concludono che il veleno non ha un effetto sul cervello ma sul midollo spinale. E’ questa la prima volta che si definisce un’organo specifico d’azione per un veleno, ed è una pietra miliare nella storia della farmacodinamica. E’ questo esperimento che indurrà poi i successivi studi di Magendie sull’assorbimento e la distribuzione dei veleni ed altre sostanze, e quindi alla “Legge di Magendie” che distingue tra radici dorsali sensorie e ventrali motorie.

Fu solo dieci anni dopo, nel 1819, che la sostanza responsabile per le convulsioni, la stricnina, fu isolata. Pelletier e Cavendou nel 1819 la isolarono da Strychnos nux-vomica e nel 1824 da Upas tieutè.

Nel 1819 Magendie introdusse la strichnina in medicina clinica, per aumentare il tono muscolare di un paziente sofferente di debolezza muscolare a seguito di una malattia del sistema nervoso centrale. Da quell’esperimento in poi la strichnina entrò nella clinica per moltissimi disordini (colera, epilessia, tubercolosi, per rinforzare gli organi pelvici delle ragazze in pubertà) senza avere alcuna attività realmente curativa, e portando probabilmente a molti decessi. L’unico ruolo in medicina per la strichnica (ed è stato fondamentale) è quello di strumento di ricerca in farmacodinamica. Sappiamo infatti oggi che essa possiede la sua attività convulsiva perché interagisce (antagonista selettivo competitivo) con l’inibizione post-sinaptica mediata dalla glicina.

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