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Santa Rosalia - Wikipedia

Santa Rosalia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Rosalia al secolo Rosalia Sinibaldi (1130-1156), venerata come santa vergine dalla Chiesa cattolica, secondo la tradizione, appartenne alla nobile famiglia dei Sinibaldi del XII secolo.

Figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rose, in provincia d'Agrigento (l'allora Girgenti). Visse alla corte di re Ruggero prima di ritirarsi come eremita in una grotta sul monte Pellegrino, dove morì.


[modifica] Il culto

Secondo la leggenda devozionale, nel 1624 salvò la città dalla peste e ne divenne la patrona, spodestando santa Cristina, santa Oliva, santa Ninfa e sant'Agata. Secondo la leggenda apparve infatti in sogno ad un cacciatore indicandogli dove avrebbe potuto trovare i suoi resti, che portati in processione in città fermarono l'epidemia. Il culto della santa è tuttavia attestato da documenti[citazione necessaria] a partire dal 1196 ed era diffuso già nel XIII secolo.

Il culto della santa è particolarmente vivo a Palermo, dove ogni anno si ripete la processione in suo onore, e si è diffuso dove sia stato portato da palermitani.

Nella provincia di Palermo il culto è presente a Campofelice di Roccella, in quanto importato dal principe palermitano fondatore delll'abitato attuale nel 1699, mentre in altri centri delle Madonie se ne trovano invece solo scarse tracce. A Bisacquino, feudo dell'arcivescovo di Monreale il culto deriva da una reliquia della santa donata nel 1626 dall'arcivescovo di Palermo.

In Sicilia il culto è attestato inoltre a Bivona e a Santo Stefano Quisquina, dove secondo la tradizione la santa visse per qualche tempo in eremitaggio e dove fu probabilmente introdotto dai Chiaromonte, ancora palermitani e signori feudali delle due località nella seconda metà del XIV secolo. A Bivonale prime notizie documentate della chiesa e della confraternita di Santa Rosalia risalgono al 1494. La santa era particolarmente invocata, insieme a San Rocco contro la peste: durante le epidemie del 1575 e del 1624 i bambini battezzati con i nomi dei due santi furono la quasi totalità dei nati, come risulta documentato nei registri di battesimo.

Santa Rosalia è anche compatrona di Centuripe dove venne forse introdotta, in occasione della rifondazione del 1501 o 1548 ad opera dei Moncada.

[modifica] I festeggiamenti

La leggenda del ritrovamento miracoloso delle spoglie di Rosalia è una tipica storia edificante; al passaggio delle reliquie una pestilenza cessa miracolosamente, al che i palermitani per riconoscenza scelgono “a Santuzza” come seconda protettrice della città (dopo santa Cristina), dedicandole “'u fistinu” che si celebra dall'11 al 15 luglio con un carro trionfale, introdotto nel 1686, e un corteo storico in costumi seicenteschi. I festeggiamenti sono aprti alla mattina presto da un'alborata.

Il pittore Jean Houel nel 1776 nel descriverlo così lo definisce: “È un'arca di trionfo mobile che porta una grandissima quantità di musici e la cui base è come una conca, portata su quattro ruote. Nel mezzo il simulacro della giovane con splendido abito, sospesa su di una nuvola e circondata di raggi di gloria”.

Nel 1896 Pitrè descrive la figura della santa coronata di rose su un carro a vascello “a candelora verticale” e ci ha lasciato nel suo volume Feste patronali questa bellissima descrizione dell'urna con le reliquie e i particolari della suggestiva processione:

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«Già fin dal secolo scorso i viaggiatori più illustri ebbero a notare che in tre, quattro, cinque giorni di spettacoli in occasione delle onoranze a santa Rosalia, solo uno ve n'era religioso, l'ultimo. Ma il fatto non è unico né raro nella storia delle feste patronali dei paesi cattolici: e in quelle della patrona di Palermo v'è pure qualche cosa che la ricorda anche negli spettacoli che sono o paiono mondani, come oggi si dice, o pagani, come si diceva fino a ieri. Il carro stesso che cosa è se non l'apoteosi della Santa, la cui figura dal braccio disteso e della mano aperta in atteggiamento solenne di benevolenza accenna a difesa, a sostegno, a protezione della città?

Tutto il giorno è un viavai di devoti al Duomo a rendere omaggi alla santa. Nelle ore meridiane però le Compagnie della Pace, della Carità, dei Bianchi e di Sant'Elena e Costantino (già di San Tommaso), una volta ciascuna per sé, ora tutte insieme, vanno pubblicamente ad offrire la cera di uso e gli ossequi delle loro confraternite; mentre nella cappella della santa si celebra per loro e dal loro cappellano la messa.

La processione delle reliquie di S. Rosalia è l'ultima delle feste, e vi prendon parte le Confraternite, il Capitolo, l'Arcivescovato, la Giunta Comunale quando non se l'abbia a disdoro, ed una volta anche le corporazioni religiose tutte. E dico tutte, perché era questo un dovere al quale nessuna poteva sottrarsi trattandosi della Patrona della città; mentre, secondo le consuetudini locali o generali, alle frequenti processioni d'un santo o d'una santa d'un ordine religioso o d'un altro, solo alcune comunità intervenivano o si facevan rappresentare da pochi frati. In mezzo a queste diverse comunità di tanto in tanto si conducevano ceri ed obelischi raffiguranti i più notevoli avvenimenti della vita di S. Rosalia, o fatti biblici allusivi alle virtù di Lei. E poiché si festeggia la Patrona, non devono mancare le bare con le immagini degli altri santi, “le eccelse superbe moli e macchine piramidali, che formano la meraviglia degli stranieri, le quali precedono l'urna della Santa o Santuzza, come antonomasticamente la si appella. Questa processione delle bare o barelle è uno spettacolo che chiama molto popolino”»

.

Accompagnano la processione canti di devozione in rima:

"Uno. Notti e ghiornu farìa sta via!
Tutti. Viva Santa Rusulia!
U. Ogni passu ed ogni via!
T. Viva Santa Rusulia!
U. Ca nni scanza di morti ria!
T. Viva Santa Rusulia!
U. Ca nn'assisti a l'agunia!
T. Viva Santa Rusulia!
U. Virginedda gluriusa e pia
T. Viva Santa Rusulia!”

ed ogni tanto il grido “E chi semu muti? Viva viva Santa Rusulia”.

Dal 1972 per iniziativa del Comune l'architetto Rodo Santoro ha riprodotto il carro settecentesco e la "Santuzza" continua – tra storia e leggenda – a raccogliere la devozione dei Palermitani e l'ammirazione dei turisti per la spettacolarità della festa.

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