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Rapporto tra musica e matematica - Wikipedia

Rapporto tra musica e matematica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Indice

Busto di Pitagora
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Busto di Pitagora

Lo stretto rapporto che intercorre tra la musica e la matematica fu scoperto sin dall'antichità: un esempio classico è dato dalla Scuola Pitagorica, a cui si deve la scoperta secondo la quale i differenti toni di una scala sono legati ai rapporti fra numeri interi: una corda dimezzata suona l'ottava superiore, ridotta ai suoi 3/4 la quarta, ridotta ai suoi 2/3 la quinta, e così via.

Molta matematica applicata in campo musicale deriva infatti dallo studio dell'acustica e dai problemi ad essa collegata. Ma in modo più astratto la musica fu posta in relazione alla matematica anche nel suo aspetto compositivo (che richiede di ripartire i suoni tra le varie altezze, in diversi istanti temporali e tra le diverse voci degli esecutori). Questo tipo di analisi musicale ha avuto illustri cultori in tutti i secoli ed ha conosciuto nuove fortune anche in tempi vicini a noi.

[modifica] I battimenti

Per approfondire, vedi la voce Battimenti (musica).
Battimenti tra due suoni con una differenza in frequenza pari all'1%
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Battimenti tra due suoni con una differenza in frequenza pari all'1%

Il fenomeno dei battimenti è percepibile quando vengono suonati due note di frequenza simile (ma non identica). Si ha allora l'impressione di sentire un suono di altezza vicina a quello dei primi due, sovrapposto ad un suono più basso, tanto più basso quanto i primi due erano ravvicinati. Per questo motivo, i battimenti sono utillizzati per determinare la presenza di scordature qunado si intona uno strumento.

La spiegazione di questo fenomeno risiede in parte nella natura fisica delle onde sonore, e in parte nel modo in cui il nostro orecchio percepisce i suoni. Se fissiamo la nostra attenzione sulla sovrapposizione di due toni puri (tali cioè da poter essere rappresentati da onde sinusoidali) e supponendoli, per semplicità di ampiezza uguale, possiamo applicare le formule di prostaferesi al suono risultante:

\sin\omega t+\sin\nu t =2\sin \frac {\omega+\nu}{2} t \cos \frac {\omega-\nu}{2} t

Come si vede si può esprimere la somma dei due suoni come un suono di frequenza più elevata, pari a \frac {\omega+\nu}{2}, la cui ampiezza sia modulata da un suono di frequenza più bassa \frac {\omega-\nu}{2}. Se le frequenze non sono troppo diverse, il nostro orecchio potrà percepire questa situzione come se esistessero effettivamente i due toni sopra citati.

[modifica] Il temperamento

Per approfondire, vedi la voce Temperamento.

Le scoperte di Pitagora mettevano in diretta relazione la nostra percezione dei suoni con grandezze misurabili (in questo caso la lunghezza della corda messa in vibrazione). In altre parole, se consideriamo i modi di vibrare (armonici) di una corda tesa fissata agli estremi e detta n la frequenza fondamentale si hanno le seguenti corrispondenze (dove f(x) indica la frequenza della nota x):

f(Do1)  = n  (primo armonico)
f(Do2)  = 2n (secondo armonico) 
f(Sol2) = 3n (terzo armonico)
f(Do3)  = 4n (quarto armonico)
f(Mi3)  = 5n (quinto armonico)
f(Sol3) = 6n (sesto armonico)
f(Sib3) = 7n (settimo armonico)
f(Do4)  = 8n (settimo armonico)


L'intervallo tra Do1 e Do2 (raddoppio della frequenza), viene detto intervallo di ottava. Si noti che la parola intervallo riferito alle altezze dei suoni, si riferisce al rapporto tra le frequenze, non alla loro differenza.

Da queste relazioni possiamo dedurre le frequenze da assegnare a tutte le note della scale di Do: il metodo adottato, che viene detto temperamento, ha importanti conseguenze per la costruzione degli strumenti musicali a intonazione fissa (come il pianoforte

[modifica] Il temperamento pitagorico

Per approfondire, vedi la voce temperamento pitagorico.

Il metodo pitagorico consiste nel calcolare inizialmente il rapporto di quinta, cioè la frequenza della nota Sol1, come segue.

Sol1
Si riduce alla prima ottava Sol2 dividendone la frequenza per due, ottenendo:
 f(Sol1) = f(Sol3)/2= 3/2 n

Diviene ora possibile utilizzare i rapporti di quinta e ottava per ricavare le altre note della scala:

Re1
è la quinta di Sol1 (Re2) abbassata di un'ottava perciò:
f(Re1) = f(Re2)/2 =(3/2f(Sol1))/2 =(3/2(3/2 n))/2 =9/8 n
Fa1
Do2 è la quinta di Fa1 quindi:
f(Fa1) =2/3f(Do2) = 4/3 n
La1
viene calcolato come quinta di Re1 ottenendo:
f(La1) = 3/2f(Re1) = 27/16 n
Mi1
viene calcolato come riduzione all'ottava della quinta di La1 ottenendo:
f(Mi1)=(3/2f(La1))/2=(81/32n)/2=81/64 n
Si1
è la quinta di Mi1 quindi moltiplicando per 3/2:
f(Si1) = 243/128 n

In definitiva, la successione delle note nella scala a temperamento pitagorico è definita dalla successione delle frequenze che segue (indicate in rapporto alla fondamentale):

Nota Do1 Re1 Mi1 Fa1 Sol1 La1 Si1 Do2
Frequenza 1 9/8 81/64 4/3 3/2 27/16 243/128 2

Si noti che in questo modo esistono due soli intervalli (rapporti di frequenza) tra suoni consecutivi: il tono, corrispondente a 9/8, e il semitono o limma pari a 256/243.

Il temperamento pitagorico presenta però l'inconveniente che gli intervalli adottati non si conciliano con l'esigenza di dividere l'ottava in parti proporzionali (per evitare di dover modificare l'intonazione delle singole note al cambiare della tonalità).


[modifica] Il temperamento naturale

Per approfondire, vedi la voce temperamento naturale.

Uno degli inconvenienti della scala pitagorica è che i rapporti di terza e sesta, utilizzando numeratori e denominatori elevati, danno luogo ad accordi poco consonanti quando sono utilizzati assieme ad altre note della scala.

Utilizzando anche gli armonici superiori, e in particolare il quinto armonico - Mi3 -della fondamentale, è possibile ottenere rapporti più consonanti, come segue:

Mi1
Viene ottenuo abbassando di due ottave il quinto armonico della fondamentale:
 f(Mi1) = 1/2 (1/2 (5 n)) = 5/4 n
La1
si ottiene come quinta discendente di Mi2 (quinto armonico abbassato di un'ottava):
 f(La1) = 2/3 (1/2 (5 n)) = 5/3 n
Si1
è la quinta di Mi1:
 f(La1) = 3/2 (5/4 n) = 15/8 n

In definitiva:

Nota Do1 Re1 Mi1 Fa1 Sol1 La1 Si1 Do2
Frequenza (scala naturale) 1 9/8 5/4 4/3 3/2 5/3 15/8 2
Frequenza (scala pitagorica) 1 9/8 81/64 4/3 3/2 27/16 243/128 2

Riconducendo le note a frazioni più semplici, si ottiene anche un'ottima consonanza della sesta (La1) e migliora il rapporto con la settima (Si1). Si perde però omogeneità negli intervalli: abbiamo ora rapporti di 9/8 (tono maggiore)), 10/9 (tono minore) e 16/15 (semitono diatonico). I rapporti (intervalli) tra tono maggiore e tono minore, pari a 81/80 viene detto comma di Didimo; il rapporto tra tono minore e semitono diatonico, pari a 25/24 viene detto semitono cromatico. Si noti che in questo sistema, l'intervallo Re1-La1 (una quinta) non vale più 3/2, ma 40/27 (detto intervallo di quinta stretta). Il rapporto tra i due intervalli di quinta, che vale 81/80, è l'inverso del comma di Didimo ed è anche detto comma sintonico.

A prezzo di una maggior consonanza tra le note, la scala naturale introduce quindi un certo numero di irregolarità nella successione degli intervalli, che la rende ancora più inadatta per gli strumenti ad intonazione fissa (mentre è quella più vicina alle esigenze degli strumenti ad intonazione variabile).

[modifica] Il ciclo delle quinte

Per approfondire, vedi la voce Ciclo delle quinte.

Il problema del temperamento, come accennato più sopra, deriva dalla necessità di poter accordare strumenti a corda come il pianoforte in modo da poter suonare in diverse tonalità. Nessuno dei due temperamenti visti finora permette di risolvere con esattezza questo problema, come si può vedere dal seguente procedimento.

Un modo per accordare uno strumento ad accordatura fissa consiste nel preservare gli intervalli di quinta a partire da una corda base. In questo modo si accorda percorrendo il cosiddetto ciclo delle quinte: Do,Sol,Re,La,Mi,Si,Fa#,Do#,Sol#,Re#,La#,Fa ( o Mi#), Do, che dopo otto ottave ritorna alla nota fondamentale. É facile vedere che nessuno dei temperamenti fin qui esaminati può fare sì che il Do8 nel temperamento considerato coincida con quello ottenuto dal ciclo delle quinte: infatti, sia per il temperamento naturale, sia per quello pitagorico, le frequenze delle ottave sono multiple di potenze di due, mentre nel ciclo delle quinte le frequenze sono multiple di potenze di 3/2: nessuna potenza di due è anche una potenza di 3/2. Questo ragionamento vale anche per gli altri rapporti considerati.

Si vede quindi che un accordatore che volesse accordare un o strumento cercando di preservare tutti gli intervalli giusti (terze, quarte, quinte) si troverebbe di fronte ad un problema insolubile e dovrebbe comunque cercare un compromesso: è questo quanto offre il temperamento equabile.

[modifica] Il temperamento equabile

Per approfondire, vedi la voce temperamento equabile.
Grafico frequenze/cents, temperamento equabile: La freccia rossa indica la nota base (La 440Hz)
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Grafico frequenze/cents, temperamento equabile: La freccia rossa indica la nota base (La 440Hz)
Deviazione relativa dal temperamento equabile. Verde: temperamento pitagorico, rosso: temperamento naturale.
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Deviazione relativa dal temperamento equabile. Verde: temperamento pitagorico, rosso: temperamento naturale.

Trovare una soluzione stabile al problema del temperamento richiese diversi secoli. Oltre ai due temperamenti illustrati, ne vennero suggeriti diversi altri: ad esempio il temperamento mesotonico (detto temperamento del tono medio), che conserva gli intervalli di terza (e fu usato attorno al Rinascimento).

Un metodo alternativo a quelli finora considerati (che cercano di reservare esattamente un certo numero di intervalli naturali, oltre a quello d'ottava) è quello di imporre la divisione dell'ottava in un certo numero d'intervalli costanti. (Abbiamo visto che i temperamenti esaminati richiedono almeno due intervalli per la composizione di un'ottava). La soluzione adottata modernamente, detta sistema temperato equabile stabilisce che ogni ottava sia divisa in 12 intervalli, detti semitoni e distribuisce le note (gradi della scala diatonica) lungo una curva logaritmica: il rapporto di ottava è fissato pari a due come di consueto. L'uso di una scala logaritmica deriva dal fatto fisiologico che il nostro orecchio percepisce come uguali intervalli tra suoni in cui è costante il rapporto tra le frequenze. Questo fatto individua una distribuzione logaritmica dei gradi rispetto alle frequenze per tutti i temperamenti fin qui esaminati: ma mentre il temperamento equabile adotta la stessa distribuzione omeogenea su un intervallo di ottava, gli altri cercano di combinare sequenze di intervalli o di mantenere lo stesso intervallo senza rispettare l'intervallo di ottava.

Da quanto si è detto, è facile vedere che un intervallo di un semitono (ottenuto inserendo dodici medi geometrici tra 1 e 2, è pari alla radice dodicesima di due.

In questo modo, la frequenza di ogni nota corrispondente al tasto di un pianoforte è uguale alla frequenza della nota corrispondente al tasto immediatamente precedente, moltiplicata per la radice dodicesima di due. Dodici tasti più a destra, moltiplicando dodici volte per la radice dodicesima di due, si giunge a una nota che ha frequenza esattamente doppia rispetto alla nota di partenza.

Questo sistema equabile stabilisce rapporti di frequenza identici a partire da qualsiasi nota individuata dalla tastiera del pianoforte (o del clavicembalo). In questo modo, si può passare da una tonalità all'altra (cioè effettuare modulazioni) senza problemi di accordatura. Le modulazioni sono appunto una caratteristica tipica della musica di Bach, che supportò l'introduzione del temperamento equabile con la raccolta "Il clavicembalo ben temperato": quarantotto preludi e fughe (due per ogni tonalità maggiore e minore) da suonarsi, appunto, su un clavicembalo accordato secondo il temperamento equabile.

Il metodo di costruzione del temperamento equabile fa sì che le frequenze delle note possano essere espresse in forma analitica chiusa, come segue:

f=f0e(c/1200))

Dove la variabile c esprime lo scostamento, espresso in cent (il cent è un'unità che divide un semitono in cento parti: un'ottava contiente 1200 cent), dalla frequenza fondamentale, per la quale modernamente si usa il La 4 a 440 Hz.

Il temperamento equabile, dunque, consente di avere le ottave intonate e composte tramite la ripetizione di un unico intervallo, am ha l'inconveniente di non utilizzare nessun'altro intervallo giusto. D'altra parte si può vedere come, considerando tutte le possibili divisioni dell'ottava fino a 24, si può vedere che esistono solo tre possibili suddivisioni che permettono di comporre la triade maggiore (Do,Sol,Mi) mantenendo un errore complessivo inferiore all'1%: queste sono quella in 12 (corrispondente al temperamento equabile) quella in 24 (corrispondente a una suddivisione in quarti di tono ancora nel temperamento equabile) e quella in 19, che corrisponde ad una suddivisione in terzi di tono che ha suscitato qualche interesse in passato.

[modifica] Confronto tra i temperamenti

La tabella illustra le altezze (espresse in cent) dei gradi della scala maggiore secondo i vari temperamenti.

Grado
della scala
Temperamento
equabile
Interv. Temperamento
naturale
Interv. Temperamento
pitagorico
Interv.
I 0 - 0 - 0 -
II 200 200 204 204 204 204
III 400 200 386 182 408 204
IV 500 100 498 112 498 90
V 700 200 702 204 702 204
VI 900 200 884 182 906 204
VII 1100 200 1088 204 1110 204
VIII 1200 100 1200 112 1200 90

Come si vede, in tutti e tre i temperamenti l’intervallo di ottava è identico (1200 cents) e sono praticamente uguali anche gli intervalli di quarta (498-500 cents) e di quinta (700-702 cents). Il discorso è ben diverso per gli intervalli di terza maggiore e di sesta maggiore. L’intervallo di terza maggiore naturale vale 386 cents, mentre quello pitagorico è assai crescente: 408 cents; un discorso analogo vale per la sesta. Si può dunque ben capire come mai un intervallo perfettamente consonante secondo la nostra sensibilità come quello di terza maggiore venisse considerato intollerabilmente dissonante agli inizi della polifonia, quando si usava il temperamento pitagorico: la "colpa" era insita nella costruzione pitagorica della scala.

La tabella mostra anche che le approssimazioni introdotte con il temperamento equabile sono più modeste di quelle pitagoriche (l’intervallo di terza maggiore vale 400 cents invece dei 384 cents naturali) e tali da essere ormai ampiamente tollerate. Ciò spiega come mai al nostro orecchio intervalli di terza suonino consonanti anche quando suonati al pianoforte (che è intonato secondo il temperamento equabile).


Nella seguente tabella viene riportato anche il temperamento mesotonico (o medio o del tono di mezzo), raffrontato con gli altri e le relative proporzioni pitagoriche:

N° semitoni Nome intervallo Intervallo naturale Intervalli in cent
Temperamento equabile Temperamento naturale Temperamento pitagorico Temperamento mesotonico
0 Unisono 1:1 0 0 0 0
1 Seconda minore 16:15 100 112 90 117
2 Seconda maggiore 9:8 200 204 204 193
3 Terza minore 6:5 300 316 294 310
4 Terza maggiore 5:4 400 386 408 386
5 Quarta giusta 4:3 500 498 498 503
6 Quarta aumentata
Quinta diminuita
45:32
64:45
Tritono 600 590
610
612 579
621
7 Quinta giusta 3:2 700 702 702 697
Quinta del lupo: 737
8 Sesta minore 8:5 800 814 792 814
9 Sesta maggiore 5:3 900 884 906 889
10 Settima minore 9:5 1000 1018 996 1007
11 Settima maggiore 15:8 1100 1088 1110 1083
12 Ottava 2:1 1200 1200 1200 1200

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