Web - Amazon

We provide Linux to the World


We support WINRAR [What is this] - [Download .exe file(s) for Windows]

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Quartu Sant'Elena - Wikipedia

Quartu Sant'Elena

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Quartu Sant'Elena
Portale:Portali Visita il [[Portale:{{{portale}}}|Portale {{{portale}}}]]
Stato: Italia
Regione: Sardegna
Provincia: Cagliari
Coordinate:
Latitudine: 39° 14′ 0′′ N
Longitudine: 9° 11′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 6 m s.l.m.
Superficie: 96,28 km²
Abitanti:
70.000
Densità: 706,69 ab./km²
Frazioni: Flumini 
Comuni contigui: Cagliari, Maracalagonis, Monserrato, Quartucciu, Selargius
CAP: 09045 09046
Pref. tel: 070
Codice ISTAT: 092051
Codice catasto: H118 
Nome abitanti: quartesi 
Santo patrono: Sant'Elena 
Giorno festivo: 21 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale

Quartu Sant'Elena (in sardo Cuartu Santa Alèni), è un comune di circa 70.000 abitanti della provincia di Cagliari.


Indice

[modifica] Toponomastica

Il nome deriva dalla distanza in miglia romane da Cagliari alla pietra miliare (Sa perda mulla) posta al centro di Quartu (Ex mercato all'aperto) e dal passaggio in questa citta' dell'Imperatrice Elena (madre di Costantino Imperatore).

Il colore rappresentativo del comune è bianco verde come la bandiera.

[modifica] Storia

Con i suoi 70 mila abitanti, Quartu Sant'Elena, è la terza città della Sardegna come popolazione dopo Cagliari e Sassari. Si trova a 6 km. dal capoluogo regionale in una posizione felice dalla quale è facile spostarsi nei quattro angoli dell'isola.


È una delle località più interessanti e complesse della costa meridionale sarda: realtà urbana e rustica ad un tempo, città protesa al mare con un importante entroterra montano. Un centro in movimento, ricco di dinamismo sociale ed economico, tutto da scoprire per il turista che vi si affaccia alla ricerca di luoghi e momenti di svago non stereotipati.


Fino agli Anni Sessanta, la vita economica della cittadina era incentrata prevalentemente sull'agricoltura, l'artigianato e l'estrazione del sale.
La vicinanza con Cagliari ha favorito però un'espansione edilizia e di popolazione senza precedenti. In pochi decenni, il numero dei residenti è quadruplicato, trasformando quello che era un tranquillo borgo rurale in una moderna città lineare costiera.


Numerosi sono i nuraghi segnalati nel territorio comunale, quasi tutti in posizione apicale a guardia dei passi in direzione del mare.
Fenici e Romani arrivarono presto e si insediarono nei punti chiave del territorio, colonizzando l'originaria popolazione isolana che viveva in queste paludi costiere. Proprio dal miliario che segnava il quarto miglio della strada romana che da Cagliari portava verso l'interno dell'isola, la città prese l'attuale nome. Una grossa eredità culturale lasciarono i Bizantini, ma l'attuale struttura urbana del centro storico ricalca in linea di massima la struttura a "fuso" che si afferma nel periodo medioevale.
Le vicende isolane portarono il borgo sotto il dominio dei militari catalani, dei feudatari spagnoli, degli austriaci e dei piemontesi. Tutti trovarono dimora nel vicino Castello di Cagliari, dal quale sfruttavano con avidità le ricchezze della fertile pianura del Campidano.
Nel 1793, sulle sue coste viene eroicamente fermato dalle milizie locali un tentativo di sbarco e invasione dell'armata francese agli ordini dell'ammiraglio Troguet.
Nel 1956 arriva dalla Repubblica Italiana il riconoscimento ufficiale di "Città", e viene aggiunto, per evitare la confusione con località omofone del territorio nazionale, il nome della santa patrona.

[modifica] Il territorio

[modifica] Il litorale

Quartu, come viene chiamata abitualmente dagli abitanti dell'isola, ha un incantevole litorale di 26 km. Dalla famosa spiaggia urbana del Poetto, che la divide e la unisce a Cagliari, agli splendidi arenili di Mari Pintau (chiamato così il "Mare Dipinto" per la sua bellezza), Murtaucci (Il "Dolce Mirto" nel quale ai forti odori del mare si mischia la fragranza dell'arbusto più diffuso dell'isola), Kala 'e Moru (ovvero "Approdo del Saraceno" in memoria delle incursioni dei pirati arabi). Quest'ultima spiaggia si fregia della "Bandiera blu" europea, riconoscimento legato alla qualità delle acque e dei servizi turistici. Identico titolo è stato attribuito anche al porto di Marina di Capitana, sicuro e attrezzato approdo per imbarcazioni da diporto.
Nel territorio costiero quartese, lungo la strada provinciale che porta a Villasimius, si possono trovare anche località di notevole interesse paesaggistico, quali il litorale di Geremeas, la punta Is Mortorius e l'insenatura di Cala Regina.

[modifica] I parchi

La cittadina ha la fortuna di trovarsi al centro di un sistema integrato di parchi in via di costituzione che rende il suo territorio ricco di attrattive ambientali e naturalistiche. Sorge infatti sulle rive dello Stagno di Molentargius che, insieme al Poetto e alle Saline di Stato oggi dismesse, si avvia a diventare una zona umida protetta anche da convenzioni internazionali nella quale nidificano specie rarissime di uccelli.

In particolare, dal 1993 una colonia di bellissimi fenicotteri rosa che si possono ammirare a pochi metri di distanza anche stando comodamente seduti in auto. Per chi invece ama il birdwatching e osa avventurarsi tra i rigogliosi canneti della palude circostante, non è difficile avvistare l'Avocetta, il Cavaliere d'Italia, il Pollo Sultano, l'Airone Cenerino, la Garzetta, il Falco di Palude e altre rare specie migratorie. Il vero padrone della foresta è però il cinghiale che scorrazza libero e fiero in branchi grazie ai severi divieti di caccia che, negli ultimi decenni, hanno salvaguardato anche rarissime specie di rapaci, roditori e piccoli abitanti del bosco.

L'entroterra montano della città fa parte inoltre del costituendo Parco dei Sette Fratelli, un'immensa foresta ricca di sorgenti, cascate, dirupi, sculture naturali in granito, macchia mediterranea e ricchezze floreali di valore inestimabile. È il luogo ideale per passeggiate, escursioni, trekking e avventure emozionanti alla ricerca del rarissimo cervo sardo che vive ancora in quei luoghi. In autunno, stagione prediletta per l'accoppiamento, nelle alte vette della catena montuosa non è difficile udire i bramiti d'amore dei maschi.

[modifica] Gastronomia

La città, punto d'incontro privilegiato tra le diverse culture dell'isola, vanta una ricca e interessante tradizione gastronomica che sposa i sapori intensi della tipica cucina agropastorale con la cultura raffinata dei gourmet del Mediterraneo. In alcuni quartieri antichi della città, il pane viene ancora prodotto artigianalmente nelle antiche forme del coccoi e del modizzosu. Le farine rustiche utilizzate sono quanto di più genuino e fragrante si possa immaginare.

Una menzione speciale meritano certamente i maestri dolciari, che sfornano prelibatezze di ogni genere e che si sono costruiti una fama duratura in un'isola molto attenta al dolce tradizionale.
Gueffus, gattou, piricchitus, pistoccus, ossus de mortu, pistoccus de bentu, candelaus sono gli esotici nomi di alcune di queste squisitezze a base di pasta di mandorle, zucchero, uova e limone. Ottimo è il vino, prodotto nella zona insieme ai liquori di mirto e di limone.
Di un certo rilievo è il lavoro orafo, soprattutto per quel che riguarda la produzione di preziosissimi gioielli in filigrana.

[modifica] Cultura

Quartu Sant'Elena è ricca di appuntamenti culturali e di spettacolo in modo particolare nella stagione estiva. Rassegne musicali, teatrali e cinematografiche si susseguono senza soluzione di continuità. Particolarmente suggestivi sono gli spettacoli allestiti nelle antiche lollas, i cortili delle case a corte dei contadini, tra la fine del mese di aprile e i primi giorni di maggio.
Di particolare suggestione è il Teatro sul mare, un anfiteatro di legno ricavato dalla pianta di quello romano di Nora che ha come quinta la splendida scenografia naturale del Golfo degli Angeli. Nella prima metà del mese di luglio si svolge, da oltre un decennio, il festival internazionale di musica e danze popolari Sciampitta, una kermesse di colori, musica e allegria popolare.

Da diversi anni Quartu offre ai turisti un ricco cartellone di spettacoli estivi con teatro, cabaret, danza, e grandi concerti di musica rock, pop, jazz, classica e etnica ospitati dall'anfiteatro di legno, dal suggestivo scenario post-industriale delle Fornaci Maxia o dal nuovo spazio del Villaggio Velodromo.


Il centro storico della città è ricco di locali, club, circoli e ristoranti dove si può ascoltare buona musica fino a tarda sera.
Il litorale costiero è diventato ormai un affollato milieu di grandi discoteche, discobar, locali di vario genere, pizzerie, ristoranti, campeggi, hotels, parchi di divertimento sull'acqua, night club che, soprattutto d'estate, diventano calamita per le folle dei vacanzieri e non solo.

[modifica] Feste e sagre

Verso la fine dello stesso mese di luglio, si svolgono gli antichissimi riti della festa di San Giovanni Battista con il viaggio ricco di simboli di sette vergini (dette Traccheras) verso un'antichissima chiesa costiera del litorale a bordo di un carro campidanese (Sa Tracca) che viene allestito in modo da ricordare la forma di una prora di imbarcazione o di una vela gonfiata dal vento.
Dietro Sa Tracca e il suo prezioso carico, viaggiano lungomare i notabili del comitato organizzatore (S'Obrerìa de Santu Anni) con una serie di antichi calessi addobbati a festa.
La tradizione popolare vuole che la festa sia ispirata al mito pagano di Adone e che ricordi un doloroso tributo umano dei quartesi ai dominatori Fenici, abili marinai e rapaci conquistatori.

Di particolare interesse religioso e antropologico sono anche le feste settembrine di Santa Maria, nella quale di può facilmente assistere alle disfide dei poeti improvvisatori campidanesi, e la festa di Sant'Elena, patrona della città.

[modifica] Sport

Notevoli gli appuntamenti di carattere sportivo a livello nazionale e internazionale soprattutto per le discipline del ciclismo su pista, pallavolo, vela, basket, pattinaggio, atletica leggera.

[modifica] La Chiesa di Sant'Elena Imperatrice

[modifica] Storia

La chiesa parrocchiale di S. Elena ubicata nell'omonima piazza presentava, in una prima fase anteriore al 1596, un impianto planimetrico e un'architettura in parte cancellati e in parte nascosti dagli ampliamenti e dalle modifiche a cui fu sottoposto, mentre è certo che la chiesa era dotata di campanile , innalzato prima del 1650, e di sacrestia realizzata nel 1673.

Documenti d'archivio riferiscono che l'edificio, orientato a nord-est come l'attuale, era costituito da presbiterio e unica navata dove si affacciavano nove cappelle aperte in epoche diverse.
Il prospetto principale, compreso tra due contrafforti obliqui, oggi inseriti nella muratura del campanile e della torre dell'oratorio, avevano probabilmente il terminale piatto merlato. Si trattava quindi di una costruzione gotico-catalana, impiantata forse nel XV secolo.

Una prima proposta d'ampliamento e restauro del monumento venne formulata nel 1780 dal piemontese capitano ingegner Cochis; il progetto venne forse "aggiornato" dal punto di vista stilistico, nel 1809, quando s'iniziò a ingrandire la chiesa, non risulta però dai documenti se i modi neoclassicheggianti dell'edificio fossero già previsti nel progetto del Cochis o se si debbano invece a modifiche apportate nel 1809 ai disegni originari.

Numerosi e imponenti interventi di restauro furono poi realizzati dall'Amministrazione a partire dalla seconda metà dell'800. Il progetto per l'ampliamento del campanile fu redatto dall'ingegnere del Genio Civile Agostino Loi nel 1865 e le opere furono concluse nel 1875. L'attuale edificio della parrocchia è il risultato di un radicale rifacimento del precedente impianto, intervenuto tra il 1780 e il 1828, dopo che un incendio nel 1775 aveva fortemente danneggiato la chiesa.

[modifica] Interno

Attualmente si presenta a croce latina, con tre navate di cui quella centrale, più vasta e luminosa, comunica con le due laterali tramite archi a tutto sesto dall'archivolto sottolineato da un'esile modanatura a toro e impostati su robusti pilastri cruciformi.
Le sue forme neoclassiche sono il risultato dei rimaneggiamenti attuati nella navata e nelle cappelle dell'edificio preesistente e dell'ampliamento di quest'ultimo con l'aggiunta di un ampio transetto cupolato nella crociera e di un vasto presbiterio.

L'unica parte dell'antico edificio ancora oggi esistente è costituita attualmente dall'Oratorio del Rosario, assegnabile ai primi decenni del '600 e utilizzato come Museo parrocchiale. Questo ambiente, adiacente alla chiesa, è a pianta quadrata, coperto da volta stellare con costoloni modanati poggianti su capitelli angolari con motivi fitomorfi. La parete frontale e quelle laterali sono segnate da altri costoloni che formano archi a sesto acuto.

Sia la chiesa che l'oratorio custodiscono numerosi arredi, alcuni anche di grande interesse culturale, tra questi gli arredi marmorei eseguiti da maestri genovesi alla fine del XVII secolo; il fonte battesimale del 1735, il pulpito barocco del 1741, il coro in legno del 1747, la paratora della sacrestia realizzata nel 1773, il paliotto dell'altare del 1775 e le numerose sculture lignee del XVI secolo, custodite nell'attuale sacrestia.


[modifica] Le Altre Chiese

[modifica] Chiesa di Sante Maria in Cepola

La Chiesa di Maria in Cepola fu costruita dopo il 1725. Il prospetto principale é sovrastato dal campanile a vela mentre al centro é aperta da un portale rettangolare circoscritta da una cornice modanata, sovrastata da un oculo.

Internamente l'unica navata é coperta con volta a botte scandita da due archi impostati su lesene. All'esterno sono presenti i consueti contrafforti corrispondenti agli archi di irrigidimento della volta, tra i quali sono realizzate due piccole cappelle che si immettono nella navata con arco a sesto ribassato. Il collegamento della navata col presbiterio, coperto da cupola ottagonale, é realizzato attraverso un arco trionfale a tutto sesto.

La facciata dell'edificio, l'unica ad essere interamente visibile dal cortile, é realizzata in muratura a sacco coperta di intonaco, ha il terminale piatto coronato da merli dentati, secondo un uso gotico catalano affermatosi in Sardegna nel XIV secolo e protrattosi per tutto il XVII secolo. La sovrasta un semplice campanile a vela , ad una sola luce dall'arco a tutto sesto, in asse con la finestrella rettangolare e la sottostante porta della stessa forma, ambedue di fattura relativamente recente. Il fianco destro dell'edificio, inserito nel cortile di una delle case confinanti é, in parte in pietrame e malta come la facciata, in parte in bei conci regolari legati da poca malta secondo una tecnica tipicamente romanica. Al centro della muratura é visibile una centina ad arco a tutto sesto che incorniciava una porta attualmente murata.

Del prospetto sinistro, quasi completamente nascosto dalla costruzione adiacente, é visibile solo la parte alta che presenta caratteristiche costruttive analoghe a quelle del prospetto destro. Entrambi i muri sono stati certamente sopraelevati rispetto ad un primo impianto della Chiesa. Il corpo dell'abside é incorporato nella casa retrostante e il paramento esterno non é visibile perché mascherato da una tramezzatura. Internamente la Chiesa ha una sola piccola navata conclusa ad oriente dall' absidiola semicircolare realizzata in opera quadrata anche nell'archivolto, oggi lievemente ogivale a causa di un recente maldestro restauro che ne ha trasformato l'originaria forma a tutto sesto.

L'abside, voltata a semicatino presenta al centro una piccola monofora dall'arco a pieno centro e dalla strombatura verso l'interno. Sull'alto dei muri laterali si aprono due semplici finestre rettangolari, simili a quella del prospetto principale. La copertura, in legname, risale a due periodi diversi ben leggibili dalle differenze dell'intradosso.

[modifica] Chiesa di Sant'Agata

La Chiesa di S. Agata orientata ad est, presenta una modesta facciata a capanna con portale rettangolare, lunettato e sovrastato da un oculo. La muratura è realizzata in pietrame e malta e il tetto, rivestito di tegole, presenta due livelli poiché è più alto nella parte che copre il presbiterio. Il prospetto laterale destro presenta tre cappelle ricavate tra i contrafforti che sostengono la spinta della volta della navata, la loro muratura è uguale a quella della facciata mentre il muro romanico che chiude il corpo centrale della chiesa è realizzato in opera quadrata e coronato da una cimasa di archetti pensili in parte a tutto sesto e a due ghiere.

Il prospetto sinistro è in parte nascosto dal corpo del convento che vi si addossa inserendo un braccio del chiostro tra i contrafforti per cui è visibile solo la parte superiore del muro, in pietra squadrata, qui però coronato da archetti per la maggior parte a sesto acuto ad una e a due ghiere, alcuni dei quali con l'andamento dell'intradosso seghettato. Nel prospetto posteriore sporge il corpo rettangolare dell'abside, anch'esso ornato da archetti pensili con al centro una finestra in parte murata che era in origine una bifora gotica. L'interno dell'edificio è ad una sola navata con volta a botte scandita da due archi a tutto sesto impostati su mensole.

Al presbiterio, illuminato da un oculo situato nella parete destra e leggermente sopraelevato, si accede attraverso un arco a tutto sesto. Il coro, con volta a botte, comunica con la retrostante abside tramite un arco a tutto sesto ed è collegato all'adiacente convento. L'antica cappella presbiteriale, oggi adibita a sacrestia, è coperta a crociera con costoloni e chiavi di volta in aggetto di gusto gotico; gli archi, sottolineati da nervature, nascono da quattro mensole angolari, due delle quali ornate da una figura umana mentre le altre due da una testa umana. Delle tre cappelle angolari la prima è voltata a botte con arco d'ingresso a tutto sesto, le altre due sono voltate a crociera con arco d'ingresso a tutto sesto più basso del precedente.

La chiesa custodisce attualmente soltanto alcuni dei suoi antichi arredi poiché gli altri furono espropriati nel 1886 . Il più importante tra essi è la pregevole pala ospitata nel presbiterio entro un classicheggiante altare ligneo del primi del '600. Il dipinto, ad olio su tela, raffigura una Crocifissione ed è attribuito al pittore genovese Orazio di Ferrari.

[modifica] Chiesa del Sacro Cuore

La parrocchia è situata nell'abitato di Quartu Sant'Elena, a sud-est, nella regione denominata "Sa Burra". L'area su cui sorge la chiesa con le opere annesse, compreso il sagrato, è di circa 5.500 metri quadri. Gran parte di quest'area apparteneva a due fratelli, che la vendettero all'allora parroco unico di Quartu S.E., canonico Pietro Sanna, il 21/12/1937 per la somma di £ 7.000, che furono raccolte con l'aiuto dei fedeli del rione. Il predetto canonico, con atto notarile del 25/10/1956 cedette 49.40 are di questo terreno alla erigenda Parrocchia del Sacro Cuore. Altri 400 mq furono acquistati dal parroco e, in fine altri 330 mq donati da una parrocchiana. Nel territorio della parrocchia è compresa la piccola chiesa di Santa Maria di Cepola (fine XI sec. inizio XII sec), posta al confine con il territorio della Parrocchia di Santo Stefano. La Parrocchia del Sacro Cuore è stata eretta canonicamente con decreto episcopale di S.E. Mons. Paolo Botto - Arcivescovo di Cagliari - il 1 Ottobre 1954. Il 5 Dicembre di quell'anno il sacerdote Dott. Cesare Perra, fa l'ingresso come parroco nella nuova parrocchia.

Il 22 Febbraio 1957, la Parrocchia ottiene il riconoscimento civile con decreto del Presidente della Repubblica Gronchi. Nel Maggio di quell'anno iniziano i lavori per la costruzione del primo lotto riguardante il teatro e la casa parrocchiale. I lavori vengono eseguiti da un'impresa quartese su progetto dell'architetto cagliaritano Ottone Devoto. È il 19 Ottobre del 1957 che Mons. Botto trasporta il SS.mo Sacramento dalla vicina chiesa di S. Efisio nel teatro, che fungerà da chiesa fino al 13 Febbraio 1966.

Nel 1959 il ministero ai LL.PP. concede il primo finanziamento per i lavori della Chiesa parrocchiale. Altri finanziamenti giunsero in seguito dalla Regione, dai parrocchiani e dallo stesso parroco.

Il 26 Giugno 1960 Mons. Botto benedice la prima pietra della Chiesa parrocchiale.

Nel 1963 vengono acquistate le campane e poste provvisoriamente sulla terrazza della casa parrocchiale.

In occasione del decennale dalla fondazione viene acquistata la croce parrocchiale in argento e benedetta durante la Messa vespertina del 31 Dicembre.

Il 13 Febbraio 1966 il parroco trasporta il SS.mo Sacramento dal salone, dove è rimasto per 9 anni, alla chiesa Parrocchiale e vi celebra la prima Santa Messa.

Il 27 Ottobre 1968 in concomitanza con il 25esimo di sacerdozio del parroco, viene inaugurata la Chiesa con una solenne concelebrazione a cui partecipano 28 sacerdoti

Il 23 Novembre 1969 l'Arcivescovo di Cagliari Card. Sebastiano Baggio presiede alla celebrazione della consacrazione-dedicazione della Chiesa. Sono deposte nell'altare le reliquie dei Santi Simplicio e Faustina.

Nel 1970 don Luciano Ligas, primo e unico sacerdote della comunità parrocchiale, nel giorno di Corpus Domini celebra la prima messa nella sua parrocchia. Fu ordinato da Papa Paolo VI in S. Pietro. Il 31 Maggio Dott. Perra lascia la parrocchia dopo 15 anni di servizio pastorale. Viene destinato parroco della cattedrale di Cagliari. Lo sostituirà Don Zara, per circa un mese, e poi don Antonio Pillai.

Dopo solo 5 anni di servizio nella parrocchia improvvisamente muore Don Pillai prontamente sostituito da Don Gino Melis, che reggerà la parrocchia per 17 anni fino al 1992.

Durante il suo mandato viene portato a termine il sito del tabernacolo e la bussola della chiesa e inoltre viene eretto il campanile che si innalza al lato sinistro della chiesa.

Il 4 Ottobre 1992 fa il suo ingresso come parroco don Marco Orrù, proveniente da Sant'Andrea Frius.

Nel 1996 vengono inaugurati i locali del nuovo Oratorio costruito grazie all’aiuto dell’amministrazione comunale e al buon cuore di tantissimi parrocchiani.

Il 2000 vede l’ordinazione al diaconato permanente di Paolo Ligas.

Nel 2002 viene ristrutturata la chiesa e a settembre dello stesso iniziano i lavori di ristrutturazione del teatro parrocchiale.

[modifica] Chiesa di S. Pietro in Ponte

La Chiesa di S. Pietro in Ponte, è inserita nel cimitero comunale, situato a circa 200 m dall'abitato, sulla destra della S.S.125 Orientale Sarda. L'edificio, in base a valutazioni e confronti stilistici può essere datata alla fine del 1200, anche se l'esistenza in questo sito di una chiesa con tale intitolazione è documentata in date molto precedenti. In un documento del 1119 essa figura tra quelle che Guglielmo, arcivescovo di Cagliari donò all'Ordine dei Vittorini ed è inoltre menzionata in un altro documento vittorino del 1164 in quanto oggetto di una controversia. In un successivo documento del 1218 il papa Onorio III ribadì la protezione apostolica per il monastero di San Saturno determinandone ancora una volta le proprietà tra cui anche la chiesetta quartese.

L'ultimo documento che ne attesta la proprietà vittorina è del 1338. Dopo questa data, ma comunque non oltre il 1444, rientra a far parte della mensa arcivescovile di Cagliari assieme ai residui possedimenti di San Vittore aggregati al Monastero di San Saturno. In seguito l'edificio cadde probabilmente in abbandono. In un documento del 1599 il vescovo di Cagliari infatti la descrive prima di porta e arredi e ordina agli "obrieri" quartesi di restaurarla attraverso questue. Dalla visita pastorale del 1761 risulta tuttavia che lo stato d'incuria continua .

Nel 1872 il vescovo scriverà, dopo la sua visita a Quartu, che l'edificio è in restauro all'interno del nuovo camposanto dove sarà utilizzato come oratorio del cimitero. L'edificio è orientato a sud-est e presenta la facciata divisa in tre specchi da due lesene lunghe e strette costituite da blocchi sovrapposti e scanalati frontalmente. Le lesene sono unite tra loro e alle paraste angolari da tre serie di archetti pensili di vario genere che poggiano su mensole strette ed alte con scolpite teste di toro, modanature a tori e listelli, semplici motivi geometrici. Nelle lunette degli archetti sono visibili gli incavi che contenevano le ciotole policrome maiolicate di cui permane solo qualche frammento. L'ordine è sormontato da un alto frontone che presenta al centro una bifora assai piccola e sproporzionata con gli archi ogivali separati da una tozza colonnina. In alto è presente un campanile a vela con una lune ad arco a sesto acuto decorato da archetti rampanti ogivali e a tutto sesto, ciascuno con le lunette munite di incavi per le ciotole maiolicate.

Al centro della facciata si apre il portale dall'arco a pieno centro estradossato a conci diseguali e sormontato da un sopraciglio, anch'esso a tutto sesto impostato su due piccole mensole modanate a gradini. La porta è stata manomessa di recente con l'eliminazione dell'architrave di cui oggi restano le tracce negli stipiti. Nel prospetto laterale destro è visibile una porta murata simile a quella descritta con architrave ancora in sito. I muri laterali sono coronati da archetti pensili, simili a quelli della facciata e sono in gran parte seminascosti dall'addossarsi di magazzini, loculi e cappelle mortuarie costruiti in questo secolo.

Nel prospetto posteriore, a capanna e privo di decorazioni, sporge il corpo semicircolare dell'abside, coperto a falda leggermente inclinata verso l' esterno e munito di finestrella architravata e murata all'interno. All'interno l'edificio presenta una sola navata rettangolare chiusa a sud-est dall'abside semicircolare sottolineata da un arco a tutto sesto. La copertura , in travi di legno, poggiante su due arconi ogivali a diaframma è di impianto gotico-catalano. Nelle strutture dell' edificio non rimane alcuna traccia dell'impianto tardo-bizantino donato a San Vittore nel 1119 e pertanto è probabile che i Vittorini abbiano ricevuto ruderi o soltanto il sito che conserva il nome del santo a cui era intitolata la chiesa.

Nell'ornamentazione della Chiesa esistono alcuni elementi già presenti in alcuni edifici vittorini della prima metà del XII secolo: tra questi le protomi taurine che ornano alcune mensole, la croce greca scolpita in una mensola del prospetto laterale e la croce pisana che campeggia nelle lunette di tre archetti. Nel riprodurre questi motivi decorativi gli scalpellini quartesi hanno rivelato abilità tecnica e molta fantasia.

[modifica] Chiesa di S. Efisio

La Chiesa S. Efisio, nell'attuale aspetto, fu costruita dopo il 1725. Il prospetto principale é sovrastato dal campanile a vela mentre al centro é aperta da un portale rettangolare circoscritta da una cornice modanata, sovrastata da un oculo.

Internamente l'unica navata é coperta con volta a botte scandita da due archi impostati su lesene. All'esterno sono presenti i consueti contrafforti corrispondenti agli archi di irrigidimento della volta, tra i quali sono realizzate due piccole cappelle che si immettono nella navata con arco a sesto ribassato. Il collegamento della navata col presbiterio, coperto da cupola ottagonale, é realizzato attraverso un arco trionfale a tutto sesto


[modifica] Le tradizioni e la cultura

A fine Luglio viene festeggiata l'antica Sagra San Giovanni Battista (in lingua sardasa Festa de' Santu Anni) , una feste campestre molto popolare in tutta la Sardegna.

Quartu celebra, a metà Settembre, la sagra della Patrona Sant'Elena, con cerimonie religiose e con una serie di manifestazioni civili, come la sagra dell'uva, la mostra del pane, dei dolci e del vino, la sfilata dei gruppi in costume, balli, canti e spettacoli folkloristici.

Il costume quartese é uno dei più interessanti dell'isola. Nel vestiario femminile si osserva il giubbetto nero con maniche sopra il gomito. La camicia sbuffata ha il colletto finemente ricamato. Anche le scarpette sono di broccato, mentre le calze sono di filo semplice. Il grembiule ha la forma di un trapezio. Gli orecchini richiamano la figura di antiche anfore.
Invece il costume maschile comporta la giacca rossa con risvolti neri, lucidi; il giubbotto di broccato azzurro e oro. Caratteristiche sono le "ragas" e le ghette.
A proposito dell'originalità e dell'eleganza del costume femminile quartese, nel 1837, lo scrittore francese Valéry, così scrisse: "I cappelli parigini e la mussola delle signore di Cagliari scompaiono al confronto dei nobili brillanti costumi delle contadine di Quartu Sant'Elena".

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


Our "Network":

Project Gutenberg
https://gutenberg.classicistranieri.com

Encyclopaedia Britannica 1911
https://encyclopaediabritannica.classicistranieri.com

Librivox Audiobooks
https://librivox.classicistranieri.com

Linux Distributions
https://old.classicistranieri.com

Magnatune (MP3 Music)
https://magnatune.classicistranieri.com

Static Wikipedia (June 2008)
https://wikipedia.classicistranieri.com

Static Wikipedia (March 2008)
https://wikipedia2007.classicistranieri.com/mar2008/

Static Wikipedia (2007)
https://wikipedia2007.classicistranieri.com

Static Wikipedia (2006)
https://wikipedia2006.classicistranieri.com

Liber Liber
https://liberliber.classicistranieri.com

ZIM Files for Kiwix
https://zim.classicistranieri.com


Other Websites:

Bach - Goldberg Variations
https://www.goldbergvariations.org

Lazarillo de Tormes
https://www.lazarillodetormes.org

Madame Bovary
https://www.madamebovary.org

Il Fu Mattia Pascal
https://www.mattiapascal.it

The Voice in the Desert
https://www.thevoiceinthedesert.org

Confessione d'un amore fascista
https://www.amorefascista.it

Malinverno
https://www.malinverno.org

Debito formativo
https://www.debitoformativo.it

Adina Spire
https://www.adinaspire.com