Putsch di Kapp
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Il Putsch di Kapp fu un tentativo di rovesciare la Repubblica di Weimar, dovuto alle impostizioni del Trattato di Versailles. Esso fu attuato da parte dei Freikorps prussiani contro l'imminente smobilitazione dell'esercito. A sollevazione cominciata Wolfgang Kapp, funzionario della Prussia orientale e fondatore del Partito della Patria, se ne pose a capo ed insediò un suo governo a Berlino. Nello stesso tempo il cancelliere Bauer fuggito dalla capitale, aveva convocato l'Assemblea nazionale a Stoccarda, fronteggiando il rifiuto della Reichswehr ad intervenire. Alle spalle di Kapp stava una costante ombra sempre presente nelle operazioni controrivoluzionarie d'estrema destra nella Germania di Weimar, l'eroe della I guerra mondiale, il generale Eric Ludendorff contro il quale l'esercito non si sarebbe mai mosso.
Fu la burocrazia prussiana, che si rifiutò di collaborare coi putschisti, a rendere impossibile ogni tentativo di governare, mentre la Reichsbank non accettava nessuna richiesta di finanziamenti con la firma di Kapp. Il colpo di Stato si spense da solo, ben presto le autorità militari ed i partiti si resero conto del fallimento e lasciarono Kapp isolato che il 17 marzo fuggì in Svezia. Da escludere è l'effetto determinante dello sciopero generale indetto dal governo Bauer, le scarse adesioni non furono sentite a Berlino e, semmai, esasperò gli animi nel resto della Germania. Contro i putschisti furono prese ben poche sanzioni, anzi, alcuni freikorps vennero presto usati per sedare le rivolte nella Ruhr derivate dallo sciopero generale.