Pittura ad olio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La pittura ad olio è una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con delle basi inerti ed oli (in passato anche olio d'oliva, oggi prevalentemente altri oli vegetali, leggeri e meno soggetti ad ossidazione, in primis l'olio di lino). Nata prima dell'anno mille, essa è stata fortemente sviluppata ed innovata già a partire dal Medioevo, convivendo e spesso combinandosi con tecniche di pittura a tempera.
[modifica] Supporto
Tale tecnica può essere eseguita su supporti vari: preferibilmente tela (olio su tela) ma anche su tavole di legno stagionato o pannelli (olio su tavola) ed altri supporti di varia natura, come i cartoni pressati per artisti, rivestiti in tela gessata. Ogni superficie atta a ricevere la pittura viene preparata con un primo fondo di materia detta imprimitura.
[modifica] Tecnica
La tecnica dell'olio risulta fra le più complesse nell'ambito delle tecniche pittoriche, in quanto l'artista deve possedere una notevole padronanza nella preparazione dei colori e nella esecuzione della pittura per sovrapposizione degli strati. Esistono diverse varianti nella tecnica dell'olio che in genere si riflettono pesantemente sul risultato finale dell'opera pittorica; ciò con particolare riferimento alla diluizione, mescolanza, deposizione dei colori sul supporto.
Dipingendo ad olio l'artista, salvo in quelle esecuzioni dette 'alla prima', opera con una tecnica di stratificazione. Sul primo strato di colore, detto 'abbozzo' o 'preparazione' vengono stesi gli strasti successivi, dati con colore più o meno a corpo e definiti nel linguaggio pittorico con termini tecnici quali: velatura, mezzocorpo, frottage, glacis etc...) Così operando il pittore deve sempre badare ad osservare la regola detta del 'grasso su magro', ovvero: gli strati dovranno essere sempre più ricchi d'olio quanto più ci si avvicina a quelli finali. Questa tecnica di sovrapposizione richiede tempi più o meno lunghi a seconda della quantità dei passaggi, in quanto per la stesura di un nuovo strato occorre che quello inferiore sia asciutto. Non va poi dimenticato che alcuni stili prevedono la stesura sovrapposta su strati ancora non completamente asciutti. La diluzione del colore avveniva in passato principalmente con trementine naturali (distillate ad esempio da gemme di pino o fiori di lavanda) per gli strati più magri, olii per quelli più grassi. Non va però dimenticato che nell'antichità spesso l'artista utilizzava un proprio 'medium', termine con cui si definiva un particolare diluente stabilito dal pittore, nella cui ricetta oltre l'olio entravano resine quali la mastice o l'ambra, oppure la cera o il litargirio etc...Oggi vengono utilizzati in prevalenza solventi quali l'acquaragia sintetica. La stesura avviene e avveniva 'a pennello'; i pennelli sono di norma in setola animale (cinghiale, tasso, cammello, etc.).
Essendo questa la tecnica dominante della pittura classica sono stati elaborati nel tempo innumerevoli stili, dal punteggiato allo sfumato, che rispecchiano le tendenze espressive dell'artista nelle varie epoche e nelle varie 'correnti'.
La tecnica ad olio permette di ottenere una impareggiabile brillantezza del colore una volta che i pigmenti siano asciutti. Ciò costituisce un punto di forza quanto a impatto visivo dell'opera ma, senza dubbio, pone problematiche notevoli riguardo alla corretta illuminazione ambientale, alla necessità di fonti di illuminazione per diffusione della luce anche naturale.
[modifica] Composizione fisica
I colori ad olio, contenendo pigmenti polverizzati in prevalenza di origine minerale, sono soggetti ad ossidazione atmosferica; ciò significa che essi tendono naturalmente ad 'imbrunire' nel tempo. Tale tendenza può essere rallentata o anche arrestata ponendo l'opera di pregio in una camera protettiva dotata di atmosfera controllata o inerte (assenza di ossidanti gassosi quali l'ossigeno e sostituzione con l'azoto). I colori ad olio risentono anche di ampie e repentine escursioni termiche ed,ovviamente, degli inquinanti ambientali.