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Pale di San Martino - Wikipedia

Pale di San Martino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Le Pale di San Martino sono uno dei principali gruppi dolomitici (con circa 240 km² di estensione) e sono situate in parte nel Trentino orientale e in parte in provincia di Belluno. Si estendono nella zona compresa tra il Primiero (valli del Cismon, del Canali e del Travignolo), la Valle del Bios (Falcade) e l'Agordino.

Le Pale sono costituite da dolomia, roccia sedimentaria formata da doppio carbonato di calcio e magnesio, scoperta dal marchese Dieudonné Dolomieu nel 1788.

L'altopiano delle Pale, situato nel settore centrale del gruppo, si estende per uno spazio di circa 50 km² e costituisce un enorme tavolato vuoto, roccioso e quasi lunare che oscilla tra i 2500 e i 2800 m s.l.m.. Secondo alcune fonti esso avrebbe ispirato lo scrittore bellunese Dino Buzzati (grande amante delle vette della catena) nell'ambientazione del suo romanzo Il Deserto dei Tartari.

La parte delle Pale che si estende in Trentino è interamente compresa nel Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino.

Indice

[modifica] Il toponimo

Il termine Pala deriva dal nome che veniva utilizzato localmente per indicare le rive e i pendii erbosi situati alla base della catena. Per estensione andò poi a definire l'intero gruppo montuoso. I primi alpinisti, in maggioranza britannici, dopo aver compiuto le prime escursioni e aperto alcune vie, nelle loro memorie indicarono originariamente il complesso montuso con i termini di Dolomiti di Primiero o Gruppo delle Pale (o anche, con una storpiatura in italiano non molto gradevole, Palle).

Solo in un secondo tempo, con il diffondersi della pratica del turismo montano e la costruzione di strade carrozzabili che favorirono la crescita di San Martino di Castrozza, divennero note universalmente nel mondo alpinistico come Pale di San Martino.

[modifica] Breve storia alpinistica

I primi viaggiatori e alpinisti che arrivarono sulla catena furono inglesi: Josiah Gilbert e George Cheethmann Churchill, incuriositi da una raffigurazione pittorica delle montagne e dell'ambiente naturale, giunsero in Primiero nel 1862, raccogliendo informazioni che trasferirono nella loro guida The Dolomites Mountains (1864).

Nel 1864 arrivò nella valle del Cismón un altro gruppo di inglesi: tra questi John Ball, che definì il Cimon della Pala il Cervino delle Dolomiti e Douglas William Freshfield, che si inoltrò per primo negli alti passi del gruppo, raggiungendo assieme ad altri inglesi Primiero da Agordo, percorrendo il Passo Canali (2497 m s.l.m.), per poi proseguire per San Martino.

Una descrizione della montagne e delle vallate ai piedi delle Pale è rappresentato dallo scritto di Amelia Edwards, Untrodden peaks and unfrequented valleys (Cime inviolate e valli sconosciute) del 1872. La Edwards si stupì della presenza in questa zona delle Dolomiti di paesi di una certa importanza, economicamente sviluppati e ricchi di testimonianze artistiche (Fiera di Primiero, Agordo, Predazzo), ma molto difficili nell'accesso, collegati tra loro solo da mulattiere, lungo le quali si incontravano villaggi molto poveri. Giunta ai piedi della vetta del Cimone lo paragonò ad una "tomba faraonica, con quel pinnacolo piramidale sulla cima."

Il 3 giugno 1870 l'inglese E.R. Whitwell, Santo Siorpaes (di Cortina d'Ampezzo) e Christian Lauener (svizzero di Lauterbrunnen) raggiunsero per primi la cima del Cimon della Pala (3184 m s.l.m.), attraverso il ghiacciaio del Travignolo e il versante nord. Affrontando la montagna da questo lato, che offre una prospettiva fallace, essi ritennero erroneamente il Cimon la vetta più alta dell'intera catena.

Due anni più tardi, Freshfield e Charles C. Tucker riuscirono a conquistare la cima effettivamente più alta (sebbene di pochi metri), la Vezzana (3192 m s.l.m.).

Il 23 giugno del 1878 Alfredo Pallavicini, Julius Meurer, Santo Siorpaes, Angelo Dimai e il primierotto Michele Bettega (uno delle primi alpinisti del gruppo delle Aquile di San Martino) riuscirono a salire la vetta tecnicamente più ostica della catena, il grandioso pilastro della Pala di San Martino (2982 m s.l.m.).

Le Pale di San Martino: tramonto
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Le Pale di San Martino: tramonto

[modifica] Suddivisione in settori delle Pale

Le vette delle Pale, uno dei gruppi dolomitici più estesi, possono essere raggruppate in cinque settori, a loro volta suddivisi in diversi sottogruppi:

  • Settore settentrionale
    • Sottogruppo del Mulaz
    • Sottogruppo Cimon della Stia
    • Sottogruppo del Focobon
    • Sottogruppo dei Bureloni
    • Sottogruppo della Vezzana
Cima Madonna, Sass Màor e Cima Cimerlo viste da Prati Strine
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Cima Madonna, Sass Màor e Cima Cimerlo viste da Prati Strine
La distesa rocciosa dell'altopiano delle Pale
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La distesa rocciosa dell'altopiano delle Pale
Il settore meridionale visto dall'imbocco della Val Pradidali
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Il settore meridionale visto dall'imbocco della Val Pradidali
Cima di Val Grande, Cima della Vezzana e Cimon della Pala visti dalla Val Venegia
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Cima di Val Grande, Cima della Vezzana e Cimon della Pala visti dalla Val Venegia
  • Settore di San Martino
    • Sottogruppo del Cimon della Pala
    • Sottogruppo della Rosetta
    • Sottogruppo della Pala
    • Sottogruppo della Val di Roda
    • Sottogruppo del Sass Màor
  • Settore centrale
    • Sottogruppo della Cima Canali
    • Sottogruppo della Fradusta
    • Sottogruppo dell'Altipiano
  • Settore meridionale
    • Sottogruppo di Val Canali
    • Sottogruppo del Marmor
    • Sottogruppo della Croda Grande
    • Sottogruppo dei Lastei
    • Sottgruppo dell'Agner
  • Settore di San Lucano
    • Sottogruppo di Pape
    • Sottogruppo delle Pale di San Lucano.

[modifica] Principali cime

  • Vezzana 3192 m s.l.m.
  • Cimon della Pala 3184 m.
  • Cima di Focobon 3054 m.
  • Pala di San Martino 2982 m.
  • Cima Fradusta 2939 m.
  • Mulaz 2906 m.
  • Sass Màor 2812 m.
  • Cima Madonna m. 2752 m.
  • Rosetta 2743 m.

[modifica] Alcuni rifugi alpini*

  • Rifugio Pedrotti alla Rosetta 2581 m. - Altopiano/Settore centrale
  • Rifugio Velo della Madonna 2358 m. - Settore centrale
  • Rifugio Volpi al Mulaz 2571 m. - Settore settentrionale
  • Rifugio Pradidali 2278 m. - Val Pradidali
  • Rifugio Canali-Treviso 1631 m. - Alta Val Canali

(sono totalmente omessi quelli in provincia di Belluno)

[modifica] Principali bivacchi

  • Bivacco Minazio 2250 m. - Valon delle Lede/Alta Val Canali
  • Bivacco Brunner 2655 m. - Val Strutt
  • Bivacco Fiamme Gialle 3005 m. - Cimon della Pala/Settore centrale
  • Bivacco Guide Alpine 2982 m. -Vetta della Pala di San Martino/Settore centrale
  • Bivacco Reali 2515 m. - Settore meridionale

[modifica] Ghiacciai

  • Ghiacciaio del Travignolo
  • Ghiacciaio della Fradusta

[modifica] Citazioni

Ecco come le Pale di San Martino sono state descritte in un libro di viaggio ottocentesco, scritto da una delle primi escursioniste della storia delle Dolomiti, Amelia Edwards, in un romanzo di uno dei più famosi scrittori austriaci del Novecento, Arthur Schnitzler, e dal geografo Cesare Battisti:

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«...[Le Pale di San Martino] così terrificanti che sembra debbano spalancarsi da un momento all’altro e far precipitare l’intera massa delle rocce. Credo di poter dubitare che perfino nelle Ande sia raro trovarsi di fronte ad una scena così straordinaria e primordiale.

(...)

Il Cimon della Pala nella forma assomiglia ad una tomba faraonica, con quel pinnacolo piramidale sulla cima. Neppure il Cervino, che pure offre a chi lo guarda un aspetto crudele e ha alle spalle una lunga storia di tragedie, dà una tale misura della nostra piccolezza come il Cimon della Pala e incute una sensazione di smarrimento e paura»
(Amelia Edwards, Cime inviolate e valli sconosciute, 1872)
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«Troppo grande il Cimone: fa paura; pare voglia cascarmi addosso! Non ancora una stella nel cielo. L'aria è inebriante come lo champagne. E che profumo sale dai prati!»
(Arthur Schnitzler, La signorina Else, 1924)
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«La conca di San Martino, il più superbo anfiteatro delle Alpi Dolomitiche»

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Luciano Marisaldi, Bepi Pellegrinon, Pale di San Martino: montagne, viaggiatori, alpinisti, Zanichelli, 1993;
  • Fabio Favaretto, Pale di San Martino, il paese delle meraviglie di roccia, «Alps», 2004, 20, 28-42;
  • Luciano Marisaldi, L'invenzione delle Pale. Come San Martino di Castrozza e le sue montagne diventarono luogo di culto del turismo, «Alps», 2004, 20, 42-45.

[modifica] Altri progetti

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