Oreopithecus bambolii
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Oreopithecus bambolii Stato di conservazione: Fossile |
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Classificazione scientifica | |||||||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | |||||||||||||||||||||
Oreopithecus bambolii |
Oreopithecus bambolii è una piccola scimmia antropomorfa vissuta circa 8,5 milioni di anni fa.
In seguito a degli scavi presso la centrale termoelettrica di Fiume Santo, nelle vicinanze di Porto Torres (SS), il dottor Mario Doria e Marzio Lamberti, due patiti esploratori, scoprono dei frammenti ossei. Li consegnano al professor Sergio Ginesu ed alla dottoressa Stefania Sias della Facoltà di Scienze Naturali di Sassari, i quali, in collaborazione con l'Università di Liège e con il professor Jean Marie Cordy, hanno stabilito un'età per i fossili di circa 8,5 milioni di anni.
I resti consistono in un frammento di mandibola con qualche dente attaccato e qualcun altro sparso, trovati a cinque metri di profondità. L'essere a cui appartengono i resti viene chiamato familiarmente "Proto".
L'unico altro sito certo in cui tali resti sono venuti alla luce è quello del Monte Bamboli toscano (che dà il nome alla specie), vicino Grosseto, dove nel 1858 è stato scoperto uno scheletro particolarmente completo, anche se schiacciato, di Oreopiteco: il reperto toscano viene oggi chiamato familiarmente "Sandrone".
I resti vengono descritti per la prima volta da P. Gervais nel 1872, ma una vera interpretazione arriva dal professor Johannes Hürzeler del Museo di Storia Naturale di Basilea nel 1965, secondo il quale "Sandrone" appartiene al ramo delle scimmie antropomorfe, la qual cosa viene confermata dai ritrovamenti di Fiume Santo. Inoltre l'Oreopiteco, alto circa 1,10 metri, era bipede anche se manteneva tratti arboricoli.
L' O. bambolii discende probabilmente dal Nyanzapithecus trovato nel Lago Vittoria in Kenya, datato 14 milioni di anni fa. Si ipotizza che questa scimmia raggiunse il territorio europeo attraverso la Sardegna per poi proseguire per la Toscana, all'epoca ancora unite. L'evoluzione particolare della scimmia viene attribuita all'insularità del suo habitat: è risaputo che specie viventi su isole hanno storie biologiche diverse da quelle terrestri.
Il fatto che questa scimmia antropomorfa fosse bipede, per Salvador Moyà-Solà e Meike Köhler dell'Istituto di Paleontologia Miquel Crusafont di Sabadell, nei pressi di Barcellona, è una prova che il bipedismo non sia un'invenzione prettamente "umana". Nel 1997, infatti, i due studiosi pubblicano un articolo in cui ipotizzano che l' O. bambolii non appartenga al ramo umano e che la sua evoluzione particolare sia dovuta al fatto di essere vissuto in un ambiente insulare: la sua posizione bipede non è altro che una "coincidenza" con quella umana.