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Nuri al-Maliki - Wikipedia

Nuri al-Maliki

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Nuri Kàmel al-Màliki Alfabeto arabo: نوري كامل المالكي , traslitterazione araba Nūrī Kāmil al-Mālikī; nato nel 1950, anche conosciuto come Jawād al-Mālikī, è l'attuale Primo ministro dell' Iraq dopo le elezione legislative del dicembre 2005. È musulmano sciita ed è il leader del Partito Islamico Da'wa (حزب الدعوة الاسلامية, Hizb al-Daˁwa al-Islāmiyya, Partito della Daˁwa Islamica). Fu nominato per succedere al governo di transizione di Ibrāhīm al-Jaˁfarī. Il suo governo, che ha ricevuto il voto favorevole dell'Assemblea Nazionale irachena il 20 maggio 2006, è formato da 37 componenti e si prevede rimanga in carica fino al 2010.

Indice

[modifica] Gioventù

Nūrī Kāmil al-Mālikī è nato nel 1950 ad al-Hindiyya (Hindiya), una cittadina dell'Iraq meridionale che si trova fra Karbalā' e al-Hilla (ma viene anche indicata la città di al-Hilla, nell'Iraq centrale).
[1][2][3] Al-Mālikī conseguì il diploma di studi superiori nell'Usūl al-Dīn College di Baghdad (dove si studia diritto e la laurea triennale ( magistère ) in "Lingua Araba" nell'Università di Baghdad.[1] Al-Mālikī ha vissuto per qualche tempo ad al-Hilla, dove ha lavorato nel Dipartimento dell'Educazione. Aderì al Partito Islamico Daˁwa (che vuol dire "Appello") mentre era studente universitario.

[modifica] Esilio e ritorno in Iraq

[citazione necessaria] Nel 1980, il governo di Saddām Husayn condannò a morte al-Mālikī per le sue attività nel partito Da'wa. Visse pertanto da quel momento in esilio dapprima in Iran[2] e poi in Siria, usando la "kunya da battaglia" di Abū Isrā' (Arabo ابو اسراء, "Quello del Viaggio [Notturno]").
In Siria diresse un giornale, al-Mawqif (La situazione) e guidò l'Ufficio del partito per il Jihād (Maktab al-Jihād), una sezione responsabile dell'organizzazione degli attivisti e dei guerriglieri che combattevano il regime di Saddām Husayn all'esterno dell' Iraq. Fu eletto presidente del Comitato d'Azione Congiunta, una coalizione di oppositori del regime iracheno, basata a Damasco, che portò alla costituzione del Congresso Nazionale Iracheno, un movimento d'opposizione a Saddām appoggiato dagli Stati Uniti, col quale il partito Daˁwa collaborò fra il 1992 e il 1995. Alcuni diplomatici stranieri che avevano la responsabilità di mantenere i legami fra l'opposizione irachena in Siria nel corso della guerra, sostennero che al-Mālikī era sempre stato una figura minore nel periodo antecedente il 2003. Mentre era in esilio, al-Mālikī adottò lo pseudonimo di "Jawād", che usò anche dopo il suo ritorno in Iraq.

Tornato in patria dopo la caduta di Saddām, divenne il numero due della Commissione per la de-Ba'thificazione del governo provvisorio iracheno, incaricato della depurazione dei funzionari del vecchio partito Ba'th che dominavano il vecchio governo e dei militari che controllavano l'esercito sconfitto. Molti arabi sunniti avversarono profondamente la Commissione, vedendovi uno strumento della cospirazione sciita per impadronirsi del potere Iraq, malgrado i funzionari del partito Baˁth provenissero tanto dalle file sciite quanto da quelle sunnite.

Al-Mālikī fu eletto nell'Assemblea Nazionale transitoria irachena nel gennaio 2005. Fu considerato un severo negoziatore nel trattare le delibere riguardanti la nuova costituzione e fu come membro anziano sciita della Commissione che licenziò la bozza della nuova Costituzione dell'Iraq, adottata nell'ottobre del 2005, superando le obiezioni sunnite arabe. Resisté agli sforzi degli statunitensi di accogliere più sunniti nella commissione incaricata di stilare la bozza costituzionale, come pure ai tentativi sunniti di alleggerire i provvedimenti che concedevano una più ampia autonomia agli sciiti e alle regioni sunnite curde, rispettivamente nelle regioni meridionali e settentrionali del Paese.

[modifica] Nomina a Primo Ministro

Nel dicembre 2005 alle elezioni parlamentari, l' Alleanza Irachena Unita si aggiudicò la maggioranza dei seggi e designò Ibrāhīm al-Jaˁfarī come Primo Ministro a pieno titolo dell'Iraq del dopo-Saddām. Tuttavia al-Jaˁfarī dovette fronteggiare l'opposizione dei sunniti arabi quanto delle fazioni sunnite curde che negoziavano la loro partecipazione al nuovo governo. Nell'aprile 2006, al-Jaˁfarī fu rimosso da tale incarico e il 22 aprile 2006, al-Mālikī fu nominato Primo Ministro designato dal Presidente della Repubblica Jalāl Talabānī.

L'Ambasciatore USA in Iraq, Zalmay Khalilzad, dichiarò che "la reputazione [di ] è quella di chi è indipendente dall'Iran" e che "egli vede se stesso come un arabo" e un nazionalista iracheno. Khalilzad sottolineò pure che l'Iran "premeva su ognuno perché Jaˁfarī rimanesse al suo posto". La nomina di al-Mālikī è stata considerata come una vittoria per gli sforzi di Khalilzad, miranti al negoziato. Khalilzad elogiò gli statisti iracheni, dicendo "Si dimostra che l'Ayatollah Sīstānī non ha preso la direzione gradita gli iraniani. Si dimostra che ˁAbd al-ˁAzīz Hakīm (membro dell’Ufficio politico del Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq, Sciri, sciita) non cede alle pressioni iraniane. Resta dritto in piedi di fronte all'Iran. Si dimostra la medesima cosa circa i leader curdi."[3] Questa lettura riflette una precisa posizione del governo statunitense. Il 20 maggio 2006, al-Mālikī presentò il suo governo al Parlamento, salvo che per i dicasteri della Difesa e degli Interni. Egli annunciò che avrebbe assunto ad interim il ministero degli Interni e che Salām al-Zawbaˁī avrebbe agito ad interim come ministro della Difesa. "Preghiamo che Dio Onnipotente ci dia la forza di poter realizzare gli ambiziosi obiettivi del nostro popolo che ha molto sofferto", disse al-Mālikī ai membri dell'Assemblea.[4]al-Mālikī incorporò arabi sunniti nel suo governo di unità nazionale.[5]

[modifica] Primo Ministro in carica

Il Primo Ministro Nūrī al-Mālikī stinge la mano al presidente statunitense George W. Bush nella East Room della Casa Bianca, nella conferenza-stampa lì svolta.
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Il Primo Ministro Nūrī al-Mālikī stinge la mano al presidente statunitense George W. Bush nella East Room della Casa Bianca, nella conferenza-stampa lì svolta.

Come Primo Ministro, al-Mālikī ha espresso la sua intenzione di eliminare le milizie armate, che egli ha definito "gruppi armati organizzati che agiscono al di fuori dello Stato e contro la legge". È stato peraltro criticato per aver perso troppo tempo per nominare i ministri permanenti della Difesa e degli Interni, cosa cui ha provveduto l'8 giugno 2006, [6] proprio allorché al-Mālikī e gli statunitensi annunciarono l'uccisione del leader di al-Qā'ida in Iraq, Abū Musˁab al-Zarqāwī. [7] [8]

Nel frattempo, al-Mālikī criticò le forze armate della coalizione appena divenne nota l'accusa della loro deliberata uccisione di civili iracheni (a Hadītha e altrove). Si dice che egli avesse affermato: "[questo] è un fenomeno diventato usuale in molte forze multinazionali. Nessun rispetto per i cittadini, distruzione di automobili civili e uccisione di persone sulla base d'un semplice sospetto o d'una supposizione. È inaccettabile". Secondo l'Ambasciatore Khalilzad, le dichiarazioni di al-Mālikī erano state malamente riportate ma non è mai stato chiarito in che senso.[9]

[modifica] Visite ufficiali

Il 13 giugno 2006, il Presidente statunitense George W. Bush effettuò una visita a Baghdad per incontrare al-Mālikī e il Presidente dell'Iraq Jalāl Tālabānī, in segno di appoggio al nuovo governo. [10] Il 25 giugno, al-Mālikī presentò un piano di riconciliazione nazionale al parlamento iracheno. Esso prevedeva l'eliminazione dalle strade delle potenti milizie armate, l'apertura di un dialogo con i ribelli e il ripensamento dell'avvenuta epurazione dei membri del partito Ba'th un tempo dominante. Alcuni osservatori videro in questo un importante passo per la ricostruzione dell'Iraq. [11] Nel luglio del 2006, quando al-Mālikī visitò gli USA, la violenza non era diminuita e, anzi, era cresciuta, convincendo numerose persone a concludere che il piano di riconciliazione era fallito.

Il 26 luglio 2006, al-Mālikī si rivolse ai partecipanti dell'adunanza generale del Congresso statunitense.[12] . Numerosi parlamentari del Partito Democratico di New York (dove numerosa e influente è la comunità ebraica simpatizzante per il Partito Democratico), boicottarono il discorso dopo la condanna da parte di al-Mālikī di Israele a proposito della seconda guerra israelo-libanese del 2006. Howard Dean, il rappresentante democratico al Congresso, affibbiò ad al-Mālikī la consueta etichetta di "anti-semita" e affermò che gli USA non potevano sacrificarsi così tanto in Iraq e poi consegnare il paese a gente come al-Mālikī.

L' 11 settembre 2006, al-Mālikī fece la sua prima visita ufficiale nel confinante Iran sciita, la cui influenza in Iraq era da tutti nota. Egli scelse gli Stati sunniti del Golfo Persico per la sua prima visita ufficiale ma la sua visita nel potente Stato dell'Iran contrariò verosimilmente i sunniti iracheni. Discusse con i responsabili iraniani, incluso il Presidente Mahmud Ahmadinejād sul "principio della non-ingerenza negli affari interni" degli Stati nel corso della sua visita dell'11-12 settembre 2006, cioè sulla situazione politica e della sicurezza. L'annuncio della sua visita faceva seguito a una disputa fra i due paesi in cui le guardie di confine iraniane, nella settimana che era cominciata domenica 3 settembre 2006, avevano arrestato guardie irachene con l'accusa di aver oltrepassato la comune frontiera. Ibrahim Shaker, il portavoce del ministero iracheno della Difesa, disse che la pattuglia irachena di 5 soldati, un ufficiale e un traduttore, stava semplicemente facendo il "proprio dovere".[13]

[modifica] Prospettive governative

[modifica] Note

  1. Juan Cole (1998). "Saving Iraq: Mission impossible." salon.com. URL verificata in data 2006-06-08.
  2. Iraq asks Iran for help on militants AP via Yahoo! News 13 September 2006
  3. Ignatius, David. "In Iraq's Choice, A Chance For Unity", Washington Post, April 26, 2006, p. A25. Consultazione del 2006-04-26.
  4. CNN. "Iraq's new unity government sworn in", CNN, May 20, 2006. Consultazione del 2006-05-20.
  5. "Iraq prime minister to visit Iran", Al Jazeera, Sep 9 2006.
  6. CNN. "Bombs kill 7, wound dozens in Iraq", CNN, June 2, 2006. Consultazione del 2006-06-02.
  7. CNN. "Iraq appoints security ministers", CNN, June 8, 2006. Consultazione del 2006-06-08.
  8. Sally Buzbee, Associated Press. "For Iraq's prime minister, a good-news day", Raleigh News and Observer, June 8, 2006. Consultazione del 2006-06-08.
  9. Associated Press. "White House Says Iraqi Leader Misquoted", Forbes, June 2, 2006. Consultazione del 2006-06-02.
  10. Abramowitz, Michael. "Bush Makes Surprise Visit to Iraq", The Washington Post, June 13, 2006. Consultazione del 2006-06-13.
  11. "Al Maliki's Reconciliation Plan Ready", Gulfnews, June 25, 2006. Consultazione del 2006-06-25.
  12. "Iraqi PM to Congress: Baghdad wants to be regional stabilizer", CNN, June 26, 2006. Consultazione del 2006-06-26.
  13. "Iraq prime minister to visit Iran", Al Jazeera, Sep 9 2006.

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