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Maclura - Wikipedia

Maclura

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Maclura

Maclura pomifera: foliame e frutto
Classificazione scientifica
Dominio: Eukaryota
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Rosales
Famiglia: Moraceae
Genere: Maclura
Specie: M. pomifera
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Indice

[modifica] Origine e diffusione

La Maclura pomifera, anche detta Maclura aurantiaca o Toxylon pomifera, è una curiosa pianta appartenente alla famiglia delle moracee. In realtà la pianta è conosciuta anche come melo da siepi, melo dei cavalli, moro degli osagi e legno d'arco. Un termine familiare con cui è nota negli Stati Uniti, sua zona d'origine, è cervello di scimmia, poiché il frutto assomiglia a un cervello umano.

La Maclura pomifera è originaria del Nord America dove è conosciuta come Osage-orange (Arancio degli Osagi), la zona di origine è individuata in un'area degli Stati Uniti centrali compresa tra il sud-ovest dell'Arkansas, il sud-est dell'Oklahoma, una piccola fascia nella zona più a est del Texas e l'estremo angolo nord ovest della Louisiana, non era in ogni caso una pianta molto comune in queste zone.

La Maclura fu descritta per la prima volta da Thomas Nuttall nel 1811 il quale le attribuì il nome dell'amico geologo William Maclure. Nel 1818 venne introdotta in Europa e nel 1827 fece la sua prima apparizione in Italia, dove, soprattutto in Toscana e nel Lazio ebbe una certa diffusione.

Grazie alla caratteristica spinosità della pianta in passato fu spesso utilizzata per la costruzione di siepi invalicabili, mentre il legno particolarmente duro ed elastico era ben noto agli indiani d'America, in particolare agli Osagi, che ne utilizzavano il legno per la costruzione degli archi, oltre che ricavarne un pigmento giallastro dalle radici.

[modifica] Caratteristiche

[modifica] Dimensioni e portamento

Maclura pomifera
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Maclura pomifera

La pianta è un piccolo albero o un grande arbusto che può raggiungere i 7-15 metri di altezza con una chioma folta ma irregolare.

[modifica] Tronco e corteccia

Il tronco è irregolare e tormentato, la corteccia contiene tannino ed è bruna e disseminata di dure e accuminatissime spine. Dalle radici si estrae un eccellente pigmento giallo detto morina. Il legno è pesante, particolarmente duro e resistente agli attrezzi da taglio, al tempo e alle intemperie.

[modifica] Fogliame

Le foglie sono molto simili a quelle dell'albero dell'arancio. Alterne, coriacee e acuminate, furono anche impiegate nell'alimentazione del baco da seta.

[modifica] Fiori e frutti

La specie è dioica , cioè con fiori maschili e femminili su piante differenti. Le infiorescenze, sia maschili che femminili, sono sferiche del diametro di 2-3 cm. La caratteristiche più curiosa della pianta è il frutto che è un ammasso sferico dal diametro variabile dai 7 ai 15 cm di colore variabile dal giallo al verde, di consistenza legnosa e con la superficie profondamente corrugata. Il frutto aperto rivela una polpa biancastra da cui cola un succo lattiginoso, ed è un frutto multiplo (sorosio) derivato dalla trasformazione di un'intera infiorescenza. Il frutto non è commestibile.

[modifica] Utilizzo

Nella sua regione d'origine, il Nord America, il legno della Maclura era utilizzato dai nativi del luogo come legno per la costruzione di archi, come rimedio per congiuntiviti e infiammazioni degli occhi. Il frutto è molto apprezzato dagli scoiattoli, mentre, pur se non velenoso, causa il vomito se ingerito dagli esseri umani.

In Italia, a partire dalla metà dell'ottocento, in seguito alla comparsa di una grave forma di infezione che colpiva le radici dei gelsi bianchi utilizzati in bachicoltura, si tentò di utilizzarne le foglie nell'alimentazione del baco da seta, ma con scarso successo vista la scarsità di nutrienti rispetto alla foglia del gelso.

Oggi è utilizzata come pianta ornamentale e per realizzare siepi dall'aspetto invalicabile. Il suo legno, durissimo, ma dal gradevole colore ocra e dotato di bellissime venature più scure, può essere utilizzato per creazioni artigianali pregiate o per la realizzazione di attrezzi durevoli.

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