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Macchi M.C.205 - Wikipedia

Macchi M.C.205

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Macchi M.C.205V Veltro

Il Macchi M.C.205
Descrizione
Ruolo Caccia
Equipaggio 1
Primo volo
Entrata in servizio
Costruttore AerMacchi
Esemplari costruiti
Dimensioni
Lunghezza 8,85 m
Apertura alare 10,58 m
Angolo di freccia alare {{{freccia_alare}}}
Altezza 3,05 m
Superficie alare 16,80
Pesi
A vuoto 2.581 kg
Carico 3.408 kg
Massimo al decollo 3.900 kg
Propulsione
Motore 1x Fiat RA 1050 RC 58 Tifone
Versione su licenza del Daimler-Benz DB 605
Potenza 1.475 CV
Spinta
Prestazioni
Velocità massima 642 km/h a 7.500 m
Autonomia 855 km
Raggio d'azione {{{raggio}}}
Tangenza 12.200 m
Capacità di carico {{{capacità}}}
Armamento
Mitragliatrici 2 x Breda-SAFAT 12,7 mm
Cannoni 2 x MG 151/20 20 mm
Piloni {{{piloni}}}
Bombe Fino a 320 kg
Missili
Altro
Note
La lista di aerei militari presenti su wiki
Progetto:Aviazione


Il Macchi M.C.205V Veltro era un caccia italiano della Seconda guerra mondiale. Progettato dall'ingegnere Mario Castoldi. Era sostanzialmente un'evoluzione del modello precedente, l'M.C.202 Folgore, che montava il più potente motore Fiat RA 1050 RC 58 Tifone, versione italiana costruita su licenza del Daimler-Benz DB 605 da 1.475 hp, che, con i suoi 300 cavalli vapore in più, surclassava nettamente la versione antecedente, il DB 601. Dei caccia della "serie 5" (M.C.205, Fiat G.55 e Reggiane Re.2005) fu quello prodotto in maggior numero di esemplari, anche se forse non all'altezza degli altri due. In verità il vero "nuovo caccia serie 5" dell'ingegner Castoldi poteva essere considerato una variante, decisamente più avanzata, che diventerà il prototipo M.C.205N. La Regia Aeronautica comunque pensò bene di iniziare la produzione di massa del Veltro, per il quale potevano essere utilizzate le linee di montaggio dell'M.C.202. Una ulteriore prova di ciò è il nome di battesimo del nuovo aereo, che contrariamente agli altri serie 5 non fu quello di una costellazione, come appunto Orione che distingueva l'M.C.205N (N che dovrebbe stare per "Nuovo").

[modifica] Impiego operativo

Il Macchi M.C.205V cominciò ad essere consegnato ai reparti operativi alla fine del 1942: il primo a beneficiarne fu il 1° Stormo C.T. Il nuovo caccia cominciò a operare sui cieli della Tunisia e in combattimento dimostrò di poter facilmente surclassare aeroplani avversari come il Curtiss P-40, di avere una sensibile superiorità alle quote inferiori agli 8.000 metri sullo Spitfire Mk.V e di potersi battere alla pari contro i temibili Lockheed P-38. Tuttavia il numero di Veltro a disposizione era sempre troppo esiguo. Nella primavera del 1943 i Macchi M.C.205 furono impegnatissimi nelle missioni di scorta ai trasporti italo-tedeschi per la Tunisia, sempre più disperate, e nella difesa aerea dei cieli italiani da una serie sempre più massiccia di bombardamenti aerei. Il Veltro ottenne diversi successi contro i bombardieri Alleati, come i B-17 e i B-24, nelle file del del , e del 51° Stormo Caccia. In giugno vennero consegnati i primi M.C.205V Serie III che al posto delle mitragliatrici SAFAT da 7,7 mm nelle ali montavano dei cannoncini Mauser da 20 mm, che si dimostrarono efficacissimi. Tuttavia da documenti e testimonianze risulta che alcuni li ebbero anche prima, pur appartenendo alla Serie I (100 esemplari).

Dopo l'armistizio dell'8 settembre ne restavano circa 50 al Sud, mentre alcuni Veltro furono recuperati e costituirono l'ossatura dei reparti da caccia della Regia Aeronautica cobelligerante (principalmente col 51° Stormo), operando nei Balcani fino all'esaurimento dei pezzi di ricambio. Alcuni di essi erano addirittura dei M.C.202 "cannibalizzati" col montaggio di motori R.A. 1050 disponibili nei magazzini. La trasformazione pare abbia interessato circa 20 macchine, ma non è chiaro se furono montati anche i cannoni. Al nord i Veltro costituirono i primi reparti da caccia operativi della neonata Aeronautica Nazionale Repubblicana, operando col e col 2° Gruppo Caccia fino a tutto il 1944, soprattutto contro i bombardieri Alleati. Per un Breve periodo però anche un gruppo da caccia tedesco, "L'asso di cuori" (II gruppo del 77° Stormo) li ebbe in organico, prima di ritornare ai BF 109G. Interessante il parere dei piloti tedeschi, secondo i quali l'aereo aveva un buon comportamento in volo, anche se tendeva a stringere troppo nelle virate, mentre il rifornimento delle armi e del carburante era assai lungo e tribolato se comparato con i loro aeroplani. La differenza dell'impostazione dei comandi del motore contribuì a causare incidenti perché le manette dovevano essere usate con movimenti contrari rispetto agli aerei tedeschi.

La disponibilità numerica, vista la produzione che realizzò circa 181 esemplari prima del settembre 1943 (128 entro i primi 7 mesi dell'anno), fu dimezzata al tempo dell'Armistizio a causa delle perdite subite per incidenti e per azioni nemiche. La produzione venne ripresa nell'ottobre successivo e definitivamente sospesa dopo che le officine Macchi rimasero gravemente danneggiate dai bombardamenti del 30 aprile 1944. La Serie II, 300 macchine, era stata assegnata alla Fiat-Aeritalia, ma a causa del solito frazionamento e rivalità tra le industrie aeronautiche, la precedenza fu data al G.55 che, anche se era più moderno, era in ritardo e la cosa non ebbe seguito.

Nell'insieme il Macchi M.C.205 era un ottimo aereo: bello ed aggressivo come linea, robusto e, grazie ai cannoni, ben armato. I motori e le armi tedesche furono provvidenziali nell'elevare la qualità dei caccia italiani, altrimenti condannati ad essere superati già dopo il primo anno di guerra.

Tuttavia non bisogna dimenticare che la sua struttura, sia pure robusta, era troppo pesante e realizzata con metodologie obsolete, con un grande impiego di preziose materie prime; le ore di lavoro necessarie per realizzare un aeroplano tanto affusolato superavano le 20.000, circa il triplo rispetto al BF 109G. Tutto questo limitava di molto le possibilità di combattere una guerra facendo affidamento su un aereo alquanto inadatto per una produzione in quantità adeguate ad un conflitto su larga scala.

In termini operativi, i piloti italiani furono molto contenti di avere finalmente una macchina all'altezza dei tempi. Luigi Gorrini, uno dei migliori assi della Regia, abbatté in una sola missione tre aerei che stavano bombardando Roma e, a differenza di tante altre battaglie, queste furono vittorie confermate.

Ma l'aeroplano aveva ora un'ala inadeguata per sostentarsi e combattere a quote superiori ai 7.000 metri contro macchine come lo Spitfire Mk.IX. Il peso infatti, che poteva raggiungere i 3.400 kg, era di circa il 50% superiore all'M.C.200 e portava il carico alare a toccare i 200 kg/mq, valore esageratamente elevato per i propulsori dell'epoca a quelle quote; questo comportava spesso lo stallo anche durante manovre non azzardate. Per questo l'M.C.205 fu ritenuto una soluzione di ripiego e si lavorò per realizzare delle versioni dotate di ali migliori per conferire maggior portanza, anche a costo di sacrificare la velocità massima: un anno più tardi fu realizzato l'M.C.205N.

[modifica] Impiego postbellico

L'Aeronautica Macchi ottenne una commessa dall'aeronautica militare egiziana in due serie di 24 e 18 aeroplani, e dopo aver revisionato una quarantina di macchine, che vennero anche dotate dei travetti sub-alari per bombe da 100 kg, le consegnò in tempo per la loro partecipazione alla prima guerra arabo-israeliana del 1948. Non si trattò però di nuovi aeroplani, ma di 11 recuperati tra i migliori superstiti della guerra e 31 M.C. 202, che furono trasformati allo standard M.C.205V. Questi ultimi avevano l'armamento analogo a quello originale, ma i caccia Veltro "originali" erano armati con i cannoni calibro 20 mm alari (250 colpi per arma).

[modifica] Ultimi sviluppi

Verso la fine della guerra vennero derivati diversi prototipi per caccia d'alta quota. Tra questi il più famoso è l'M.C.205N-1 Orione, che presentava un'ala di maggior dimensione (19 m2) e armato con un cannoncino da 20 mm sparante nel mozzo dell'elica, oltre a quattro mitragliatrici da 12,7 mm, due nelle semiali e due nella fusoliera. L' N-2 presentava un differente armamento, con tre cannoncini da 20 mm (due al posto delle mitragliatrici delle ali) e due da 12,7 mm. La velocità massima indicata calava da 642 a 629 km/h, mentre il tempo per salire a 8.000 m. era aumentato da circa 9 a 10 minuti. Il peso aumentava notevolmente soprattutto nel M.C.205N/2, ma i dati per l'M.C.205V sono probabilmente riferiti al modello senza cannoni. Non è possibile che questi ultimi avessero influenza nulla sulle prestazioni di una macchina, appesantita forse di oltre 100 kg.

Venne avviata anche la fase di progetto di due nuovi modelli con una maggiore superficie alare:

  • M.C.206: simile all'Orione ma da motorizzare con il DB-603 da 1.750 hp; dotato di un'ala da 21 m2.
  • M.C.207: simile al 206 in quasi tutti gli aspetti, montava il DB 603 da subito ed era dotato di quattro cannoncini MG 151 da 20 mm nelle ali.

Ma nessuno dei due velivoli arrivò alla costruzione completa del prototipo a causa la situazione deteriorata a tutti i livelli e i pesanti bombardamenti Alleati che erano indirizzati principalmente ad arrestare la costruzione dei 205V.

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