Il terrore del Transvaal

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Il terrore del Transvaal è il sesto capitolo della Saga di Paperon de' Paperoni, maxiserie a fumetti realizzata dallo statunitense Don Rosa che narra la storia del papero più ricco del mondo.

[modifica] Trama

Nel 1886, alla ricerca dell'oro, Paperone giunge nel Transvaal, regione del Sudafrica dove, intorno a quegli anni, giunsero da tutto il mondo cercatori del prezioso metallo.

Arrivato nei pressi di Kimberley, sulla strada verso Johannesburg, il giovane Paperone soccorre un boero legato aul dorso di uno gnu. Bloccato l'animale come fosse un bufalo texano, Paperone libera il nuovo venuto, che gli spiega di essere rimasto impigliato nelle corde mentre cercava di catturarlo, tacendo che in realtà gli abitanti di Kimberley lo hanno legato sul dorso della bestia a causa delle sue continue ruberie.

Fatta amicizia, i due si dirigono verso Johannesburg e, giunta la notte, si accampano nella savana, dove il primo turno di guardia spetta al boero, che continua a non dare il suo nome a Paperone. All'alba, infatti, il furfante dimostra tutta la sua doppiezza: Paperone, infatti, è solo, senza cavallo e viveri, in un'immensa pianura sconosciuta. Inizia, così, una delle scene più incredibili di tutta la saga: dopo un primo periodo di turbamento, durante il quale prende contatto con gli animali del luogo (leoni, elefanti, zebre...), Paperone esplode in un ultimo accesso d'ira contro il boero (la quadrupla d'apertura dell'ottava tavola), spaventando tutti gli animali che gli si sono fatti intorno, e, nell'ordine, stende due elefanti, blocca un rinoceronte contro un albero, insegue un branco di zebre a cavallo di una giraffa e doma con un potentissimo ROAR un ferocissimo leone, riducendolo ad un umile miao!

A cavallo del re della Savana, il terrore del Transvaal entra, così, a Johannesburg, regale e deciso alla vendetta. Qui, trovato il suo carro in una stalla tenuta da un olandese, recupera la sua sei colpi dal baule (prima fugace apparizione del baule dei ricordi paperoniano, che riprende quello del nonno di Don Rosa, Gioachino Rosa) e così armato entra nel saloon per affrontare uno stupito Cuordipietra Famedoro (questo il nome del boero, come ci rivela l'autore nelle didascalie conclusive.)

	«Ti avevo detto che imparo dalle esperienze! Lezione africana numero uno: non fidarsi di nessuno! Furfanti di più nobile stirpe di te mi hanno reso cauto, ingegnoso litigioso! Ma tu... ...tu mi hai fatto arrabbiare!»

Paperone dà al boero il trattamento (riveduto e corretto secondo quanto ha a disposizione sul luogo) che i cheyenne riservano ai bari: prima gli fa scoppiare sulla testa, con le pistole, un paio di barattoli di melassa (in luogo del catrame), poi lo riempie di piume da un materasso, quindi gli riserva il trattamento di Dodge City: a colpi di pistola gli fa ballare il valzer del fifone!

Cuordipietra si dirige verso la stalla per prendere il fucile del suo avversario ma ha fatto i conti senza il leone di Paperone, che una volta riammansita la belva, porta quel che resta del suo futuro rivale (del quale mai conoscerà il nome, almeno in questa occasione) nella prigione della capitale sudafricana.

Durante i tre anni successivi (fino al 1889) cerca invano oro, ma senza il successo sperato, vedendosi così costretto ad abbandonare tutto ed a spostarsi in un altro continente.

La figura di Cuordipietra Famedoro è per la tradizione disney statunitense l'equivalente di John Rockerduck per gli italiani: l'eterno rivale in affari, scorretto e infido. Verrà usato con ruoli di primo piano anche nella serie di animazione Duck tales.