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Giuseppe Tartini - Wikipedia

Giuseppe Tartini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Giuseppe Tartini
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Giuseppe Tartini

Giuseppe Tartini (Pirano, Istria, 12 aprile 1692 - Padova, 26 febbraio 1770) fu un violinista e compositore italiano, autore della celebre sonata per violino in sol minore Il Trillo del Diavolo.

Indice

[modifica] La vita

Nacque a Pirano in Istria, il 12 aprile del 1692. Entrò dapprima alla scuola dell' Oratorio di San Filippo Neri, ma essendosi ben presto distinto per le sue brillanti disposizioni, fu inviato a Capo d'Istria per completare i suoi studi al collegio dei padri delle scuole. Fu lì che ricevette le prime lezioni di musica e violino. L'arte della scherma, gli divenne egualmente familiare e in poco tempo sorpassò il suo maestro.

I suoi genitori avevano creduto di poterlo far entrare come francescano nel monastero dei minoriti, ma non potendo riuscirvi, lo mandarono, nel 1710, all'università di Padova per studiarvi la giurisprudenza e intraprendere la carriera di avvocato. Le sue grandi capacità gli resero questo studio così facile che ebbe anche il tempo di perfezionarsi nella scherma e di segnalarsi per parecchi duelli. Questa passione divenne tanto forte che Tartini volle andare a Parigi o a Napoli per divenire maestro d'armi, e avrebbe certo messo in atto questo progetto senza esitare se non si fosse innamorato di una damigella a cui dava lezioni e che sposò poi in segreto. Questo matrimonio gli attirò la collera dei genitori che l'abbandonarono al suo destino. Tartini si trovò, pertanto, tanto più imbarazzato, visto che appartenendo sua moglie alla famiglia del vescovo di Padova (Giorgio Cornaro), aveva da temere la persecuzione di quest'ultimo. Non gli restò altra scelta che lasciarla a Padova e fuggire a Roma, travestito da pellegrino. Non trovando sicurezza in nessun luogo, errò di città in città. Il convento dei minoriti ad Assisi, il cui guardiano era un suo parente, gli offrì infine un asilo sicuro contro l'ira del cardinale.

Dimorò due anni in questo monastero e si applicò allo studio del violino che aveva quasi completamente trascurato a Padova. Le lezioni di padre Boemo, celebre organista di questo convento, completarono la sua iniziazione all'arte della musica. Un altro vantaggio che ebbe per lui questo ritiro isolato, fu il totale cambiamento del carattere. Da violento e superbo che era, divenne amabile e modesto e perse per sempre, grazie a questa vita tranquilla, i difetti che erano stati all'origine di tutte le sue sventure. Il suo nascondiglio era rimasto a lungo sconosciuto; ma un incidente imprevisto lo fece scoprire: suonando il violino nel coro della chiesa, un colpo di vento sollevò la tenda che lo nascondeva alla vista dei presenti e fu riconosciuto. Tartini si credette perduto, ma quale fu la sua sorpresa quando seppe che il cardinale l'aveva perdonato e lo cercava per condurlo nelle braccia della sua sposa!

Di ritorno a Padova, fu chiamato a Venezia per far parte di un'accademia che doveva nascere sotto gli auspici del re di Polonia. Vi si recò con la sua sposa, ma lì ebbe occasione di ascoltare il famoso violinista Veracini e fu tanto colpito dalla sua tecnica ardita e nuova che preferì lasciare la città l'indomani stesso, piuttosto che entrare in concorrenza con lui. Inviò la sua sposa a Pirano, presso suo fratello e si ritirò ad Ancona per dedicarsi liberamente allo studio. È a partire da quest'epoca (1714) che inventò un modo nuovo di suonare il violino ed è sempre nello stesso periodo che fece la scoperta del fenomeno del terzo suono (toni risultanti o toni di Tartini) ovvero della risonanza della terza nota dell'accordo, quando si fanno sentire le due note superiori[1].

Nel 1721 fu messo a capo dell'orchestra di Sant'Antonio di Padova, questa cappella, una delle meglio assortite d'Italia, aveva quaranta musicisti, di cui sedici cantanti. Nel 1732 fu chiamato a Praga per l'incoronazione dell'imperatore Carlo VI,. Vi rimase per tre anni con il suo amico Antonio Vandini, violoncellista al servizio del conte Kinsky. È in questa città che Quantz lo sentì, e ne parlò in questi Termini:

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«Tartini è un violinista di prim'ordine, ricava dei suoni molto belli dal suo strumento, le sue dita e il suo archetto gli obbediscono egualmente bene, esegue i passaggi più difficili senza pena, fa con perfezione e con tutte le dita, trilli e anche doppi trilli e suona molto nel registro acuto, ma la sua esecuzione non ha niente di toccante, il suo gusto non è nobile e spesso è del tutto contrario alla buona maniera»

Tartini ha senza dubbio saputo acquisire in seguito dal punto di vista dell'espressione e del gusto ciò che gli mancava allora, a giudizio di Quantz, poiché, ogni volta che sentiva suonare con destrezza, masenz'anima, diceva: «questo è bello! Questo è difficile, ma non parla all'anima!». Da Praga tornò a Padova con il suo amico Vandini. A partire da quest'epoca nulla poté più convincerlo ad accettare di mettersi al servizio di uno straniero, per quanto vantaggiose fossero le proposte che gli venivano fatte. Nel 1728 fondò a Padova una scuola di musica e pochi maestri hanno formato così tani buoni allievi. Lo si chiamava il maestro delle nazioni. La sua scuola ha fornito grandi musicisti a Francia, Inghilterra, Germania e Italia. Pagin si recò espressamente a Padova per formarsi sotto la sua direzione. I suoi altri allievi furono Nardini, Pasqualino Bini, Alberghi, Domenico Ferrari, Carminati, Madame Sirmen e Lahoussaye e Capuzzi. Sembra che la moglie di Tartini fosse una vera Santippe a questo riguardo e che egli avesse per lei la pazienza e la dolcezza di un Socrate: nutriva più famiglie indigenti e fece allevare più orfani a sue spese. Dava anche lezioni gratuite a quelli che volevano apprendere la musica e non avevano mezzi per pagarlo. Il posto che occupoò per trent'anni, non gli rendeva che 400 ducati e non era obbligato a suonare che alle feste, ciò nonostante, non lasciava passare una settimana senza suonare più volte.

In età molto avanzata, fu colpito dallo scorbuto. Nardini, suo allievo favorito, partì da Livorno alla notizia della sua malattia e gli prodigò le sue cure fino all'ultimo momento. Tartini morì il 26 febbraio 1770. Aveva lasciato tutti i suoi scritti al suo protettore il conte di Turn-Taxis e aveva pubblicatpo il padre Colombo di pubblicare il suo trattato del suono[2] Il suo corpo fu deposto nella chiesa di Santa Caterina, una cerimonia funebre, ordinata dal suo successore, Giulio Meneghini, fu celebrata in suo onore nella chiesa dei serviti. L'abbate Fanzago pronunciò il suo elogio e la cappella di Sant'Antonio eseguì un requiem di composizione di Vallotti.

  1. ^ Se si canta un duo in terze, il basso è sottinteso per ogni orecchio sensibile, esso si fa sentire distintamente quando sul violino si esegue un seguito di terze perfettamente giuste: «se non sentite il basso» diceva Tartini ai suoi allievi, «le vostre terze o le vostre seste sono imperfette»
  2. ^ Si son fatte esaminare da uomini dottissimi le carte di Tartini che aveva molto scritto sulla teoria della musica, ma questo musicista pieno di spirito e di talento si era messo a correr dietro, sulla fine della sua vita a delle idee metafisico-teologiche che pretendeva di mettere in relazione ad Aristotele e Platone. Si sa che anche Rameau, aveva inseguito le stesse chimere

[modifica] Considerazioni sull'artista

Non conosciamo che pochi brani di musica vocale di Tartini, come il Miserere eseguito a Roma, il mercoledì santo del 1768 alla presenza di papa Clemente XIII. Il barone Agostino Forno, autore di un elogio di Tartini, che vi assisté, dice che questo pezzo merita il primo posto tra tutti quelli dell'autore. Essi recano, in generale, l'impronta e l'invenzione del genio; il canto è grazioso, vivo e pittoresco, l'armonia è melodiosa e semplice, sebbene sapiente. Tartini era tanto grande come compositore che come violinista. Algarotti dice che prima di comporre, Tartini aveva l'abitudine di leggere un sonetto di Petrarca che gli piaceva molto, per la finezza del sentimento e che faceva ciò per avere un oggetto ben determinato da esprimere poi in musica. È così che nelle sue sonate, la più grande varietà è congiunta all'unità più perfetta. Ma ascoltiamo Ginguéne analizzare i suoi concerti:

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«Si sa che questo grand'uomo operò una doppia rivoluzione nella composizione musical e nell'arte del violino. Dei canti nobili ed espressivi, dei tratti sapienti ma naturali e disegnati su un'armonia melodiosa, dei motivi sviluppati con un'arte infinita e senza l'aria di schiavitù e pedanteria che Corelli stesso, più preoccupato del contrappunto che del canto, non aveva sempre evitato;niente di trascurato, di inutilmente affettato, canti ai quali è impossibile non attribuire un senso e dove si intravede appena che la parola manca. Tale è il senso dei concerti di Tartini»
(Ginguène)

L'abbate Vincenzo Rota di Padova, compositore spesso consultato da Tartini stesso, fece questo distico latino perché venisse messo in basso al ritratto del suo amico:

Tartini haud potuit veracius exprimi imago
Sive Lyrum tangat, sei mediteur is est

Quest'altro distico è del conte Antonio Pimbiolo di Padova:

Hic fidibus, scriptis, claris hic magnus alumnis
Cui par nemo fuit forte nec ullus erit

[modifica] Saggi e trattati

  • Trattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia, Padova, 1754 in-4°

Questo trattato si basa in parte sul fenomeno del terzo suono, Jean Jacques Rousseau diede un estratto di quest'opera all'articolo «sistema» del suo dictionnaire de musique e sembrò preferire le idee di Tartini a quelle di Rameau. M. Serre de Genéve, accumulò le obiezioni contro il sistema di Tartini, nel secondo capitolo delle sue observations sur les principes de l'harmonie che diedero luogo all'opera seguente:

  • Risposta di Giuseppe Tartini alla critica del di lui trattato di musica di M. Serre di Ginevra, Venetiae, 1767, in-8°

«Il sistema di tartini», dice Forkel, a seguito di questo risposta) «è ammirato quasi esclusivamente in Italia, in Francia lo è soltanto in parte e per nulla in Germania. Schreibe, nel suo trattato di composizione, assicura che Tartini si è servito della penna di padre Colombo, come Rameau di quella di Castel. A detta del teorico tedesco, Tartini era in grado di comprendere soltanto la più semplice aritmetica. con un grande apparato di calcoli ha voluto darsi l'aria di un profondo teorico»

Si fatica a comprendere come un tale sistema avesse potuto essere ammirato in Italia e in Francia, poiché non è mai stato compreso da nessuno e l'autore stesso, probabilmente, non ha mai saputo quello che voleva dire. Grande violinista, grandissimo compositore, Tartini era un debole geometrista, un fisico ancor meno preparato ed un cattivo logico. Arrivati ad un'epoca in cui non si credeva di poter dare alla musica un fondamento nella natura che donandole un fondamento nella fisica, ebbe la debolezza come Rameau che ne aveva dato per primo l'esempio, di sacrificarsi a questo fine. Volle inventare un sistema, ma come Rameau aveva preso per base il fenomeno della risonanza multipla, egli prese come fondamento il fenomeno inverso, sul quale edificò, come poté, un sistema di cui né lui né i suoi lettori poterono mai capire nulla, perché non era in effetti a forza di oscurità che si poteva dare un'aria di verosimiglianza a queste chimere.

  • Dissertazione dei principi dell'armonia musicale, contenuta nel diatonico genere, Padova, 1767, in-4°

Tartini cercò, in quest'opera, di evitare di ricadere nei difetti che Serre gli aveva rimproverato. Quelli che desiderano conoscere la refutazione algebrica del sistema di Tartini, possono leggere il discorso preliminare del nuovo sistema di musica pubblicato da Mercadier de Belesta nel 1776.

Sorge aveva pubblicato ad Amburgo, nel 1744 Anweizung zur stimmung der orgelwerke unde des claviers (istruzioni per accordare gli organi e i clavicembali) in cui fa menzione della coesistenz adi un suono grave uguale all'unità, ma non è il primo che ha scoperto questo fenomeno, come pretende Chladni, Tartini lo aveva osservato fin dal 1714 facendone la base del suo trattato di musica, ma non lo rese pubblico che nel 1754, nel suo trattato di musica. Romieu aveva presentato nel 1751, all'accademia di Montpellier, la sua memoria sullo stesso fenomeno. Tartini sosteneva che questo terzo suono fosse di un'ottava più acuto di quello che è in realtà, ma Mercadier ha ben confutato questa falsa asserzione.

  • Lettera alla signora Maddalena Lombardini (madame Sirmen) inserviente ad una importante lezioni per i suonatori di violino

Questa lettera era stata dapprima inserita nella Europa letteraria, tomo V, parte seconda, 1770, p.74 e lo stesso anno fu stampata separatamente a Venezia,

[modifica] Opere

Canzoncine sacre ad una e tre voci

  • Alma contrita
  • Alma pentita
  • Amare lacrime
  • Caro Signor amato
  • Chi cerca un'innocenza
  • Crocifisso mio Signor
  • Dio ti salvi regina
  • Dolce mio Dio
  • E m'ami ancor
  • Iddio ti salvi
  • Infrangiti mio cor
  • Mio Gesu con tutto il cuore
  • No, che terreno fallo
  • O peccator che sai
  • Rimira, o peccatore
  • Ti voglio amar Gesu
  • Vedi, Signor, ch'io piango
  • Vergine bella del ciel regina
  • Vergine bella e pietosa
  • Voglio amar Gesu anch'io
  • Stabat mater
  • Pange lingua
  • 2 Tantum ergo
  • 3 Miserere

musica strumentale (manoscritta)

  • circa 135 concerti per violino
  • concerti per altri strumenti
violoncellocello/viola da gamba, in LA
viola (viola da gamba), 2 corni, in RE
flauto, in SOL
flauto, in FA
  • Sinfonie e sonate in 4 parti in RE, SOL, LA
  • 11 (alcuni in 5 parti, uno con due trombe), dubbi
  • circa 40 trii sonate (per 2 violini e basso continuo)
  • circa 135 certe e 40 dubbie sonate per violino e basso continuo
  • circa 30 sonate, per violino senza accompagnamento o con basso opzionale

musica strumentale (pubblicata)

  • Sei concerti a 5
  • sonate per violino, basso continuo
  • Sonate e una pastorale
  • concerti a 8
  • Sonate
  • Sei sonate a tre
  • L'Arte dell'arco
  • Sonata Il trillo del Diavolo

[modifica] Il Trillo del diavolo

L'aneddoto che ha dato luogo alla sonata il trillo del diavolo, è così raccontato da Tartini stesso al celebre astronomo Delalande:

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«Una notte (1713) sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà erano sempre esaudite dal mio nuovo domestico. Immaginai di dargli il mio violino per vedere se sarebbe arrivato a suonarmi qualche bella aria, ma quale fu il mio stupore quando ascoltai una sonata così singolare e bella, eseguita con tanta superiorità e intelligenza che non potevo concepire nulla che le stesse al paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro. Fui svegliato da questa violenta sensazione e presi all'istante il mio violino, nella speranza di ritrovare una parte della musica che avevo appena ascoltato, ma invano. Il brano che composi è, in verità il migliore che abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di quello che m'aveva così emozionato che avrei spaccato in due il mio violino e abbandonato per sempre la musica se mi fosse stato possibile privarmi delle gioie che mi procurava »
(Giuseppe Tartini)
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