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Gisulfo II di Salerno - Wikipedia

Gisulfo II di Salerno

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Gisulfo II fu l'ultimo principe longobardo di Salerno (10521078), figlio e successore di Guaimario IV e Gemma, figlia di Laidolfo di Capua. Nelle cronache di Amato di Montecassino (Ystoire de li Normant) viene dipinto come un criminale e un delinquente. Lo storico John Julius Norwich (The Normans in the South pg. 201) racconta l'episodio "di una sfortunata vittima [un amalfitano] che Gisulfo teneva prigioniero in una gelida cella, al quale prima tolse l'occhio destro, poi ogni giorno un dito della mano e del piede. Egli [Amato] aggiunge che l'imperatrice Agnese – che stava soggiornando nel sud Italia – offrì personalmente centinaia di monete d'oro e un suo stesso dito come riscatto, ma le sue preghiere rimasero inascoltate".

Gisulfo, ancora giovanissimo, fu nominato co-reggente dal padre (1042). Dieci anni dopo, Guaimario morì assassinato nel porto di Salerno da quattro fratelli, figli di Pandolfo V di Capua e cognati della vitima, che erano stati spronati al delitto dai sostenitori amalfitani dei bizantini. Il giovane Gisulfo fu tenuto prigioniero dagli assassini di suo padre, ma ben presto lo zio Guido, duca di Sorrento, pose d'assedio la città con l'aiuto dei Normanni. Fatte prigioniere le famiglie dei congiurati, Guido barattò il rilascio di questi con la liberazione di Gisulfo, che fu reso a suo zio. La città si arrese e Gisulfo fu riconosciuto legittimo principe da Guido e dai Normanni. Il travagliato inzio del suo regno fu appena un'anticipazione del carattere del sovrano: Gisulfo non abbandonò mai il rancore nei confronti degli Amalfitani, che avevano dato inizio alla congiura contro suo padre. Inoltre, per ragioni sconosciute, Gisulfo prese in odio anche i Normanni, da lui considerati dei barbari. Tutto il suo regno fu segnato dalla costante opposizione ad essi.

La sua inimicizia nei confronti dei Normanni fu presto pagata a caro prezzo. Roberto il Guiscardo partì dal suo castello calabrese di San Marco e conquistò la città di Cosenza e numerose altre rocche vicine, tutte appartenenti al principato salernitano. Gisulfo scatenò presto anche l'ira del conte Riccardo I di Aversa, riuscendo a salvare il trono solo grazie all'alleanza con gli odiati Amalfitani. Nel frattempo, le scorrerie di Guglielmo d'Altavilla, fratello del Guiscardo, lo costrinsero a concedere in moglie a quest'ultimo sua sorella Sichelgaita, ottenendo in cambio prtezione. Successivamente, mandò un'altra sorella, Gaitelgrima, in sposa a Giordano, figlio di Riccardo, da poco assurto alla dignità di principe di Capua. Nel 1071, Gisulfo e Riccardo di Capua tolsero il proprio sostegno alla ribellione di Abelardo ed Ermanno d'Altavilla, nipoti di Roberto il Guiscardo, che insieme a numerosi altri principi minori si stavano sollevando contro l'autorità del Guiscardo nel ducato di Puglia. L'insurrezione proseguì comunque, accrescendo ulteriormente l'irritazione del potente cognato di Gisulfo.

Gli ultimi anni del regno di Gisulfo II furono segnati dall'incremento di atti pirateschi perpetrati dalla sua flotta soprattutto ai danni di Amalfi e Pisa. Proprio i mercanti pisani, chiamati al servizio di papa Gregorio VII per conto della contessa Matilde di Toscana, ebbero un tale attrito con Gisulfo che quest'ultimo fu mandato a Roma dal papa e l'esercito – riunito per marciare contro il dominio del Guiscardo - si disperse. Essendosi alienato l'alleanza del pontefice, Gisulfo era ormai totalmente isolato e questo esponeva il principato di Salerno a gravi rischi di sopravvivenza. Nell'estate del 1076, infatti, le truppe di Riccardo di Capua e Roberto il Guiscardo misero sotto assedio la città. Ai suoi sudditi, Gisulfo aveva saggiamente ordinato di tenere in riserva viveri e derrate alimentari sufficienti per due anni. In realtà, egli ne confiscò buona parte per continuare a sostenere il suo stile di vita pieno di agi e di lusso, condannando la sua città a morire di fame.

Il 13 dicembre Salerno si arrese e il principe, insieme al suo seguito, si ritirò nella propria fortezza, dove resisté all'assedio fino a maggio del 1077, quando il castello cadde. Per il principato longobardo di Salerno era la fine: tutte le terre furono occupate dai Normanni, le reliquie furono trafugate. Gisulfo si rifugiò a Capua, dove cercò senza alcun successo di spingere Riccardo alla guerra contro Roberto. Il principe spodestato cercò allora riparo a Roma, dove comunicò al pontefice la rovina di Salerno. A questo punto le cronache ufficiali perdono di vista la sua sorte, ricordando solo che tra il 1088 e il 1089 gli fu attribuito il titolo di duca di Amalfi. Sulla sua fine, però, sono state reperite nel secolo scorso alcune informazioni grazie ai documenti conservati presso la Badia di Cava de' Tirreni: da questi si scopre che la sorella Gaitelgrima, rimasta vedova del principe Giordano di Capua, aveva sposato Alfredo, conte di Sarno, prendendo dimora in questo castello. Morto anche Alfredo, Gaitelgrima, contessa di Sarno, accolse nella sua fortezza il fratello esiliato, offrendogli cure e protezione. Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno, morì a Sarno tra il 1090 e il 1091 e fu sepolto nel castello di Gaitelgrima.

[modifica] Fonti

[modifica] Voci correlate



Predecessore:
Guaimario IV
Pincipe di Salerno
1052-1078
Successore:
Caduta del Principato



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