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Giovanna d'Angiò - Wikipedia

Giovanna d'Angiò

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Giovanna I d'Angiò, Regina di Napoli
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Giovanna I d'Angiò, Regina di Napoli

Giovanna d'Angiò nata a Napoli nel 1327 e assassinata a Muro Lucano il 12 maggio 1382 su ordine di suo nipote e successore Carlo III d'Angiò. Figlia di Carlo duca di Calabria, primogenito di Roberto d'Angiò, e di Maria di Valois, sorella del re di Francia Filippo VI, fu Regina di Napoli (Giovanna I di Napoli) e titolare Regina di Gerusalemme e Sicilia 13431382, e Principessa d'Acaia 1373/1375–1381 e contessa di Provenza e Forcalquier.

Indice

[modifica] Il matrimonio con Andrea d'Ungheria e l'ascesa al trono

Quando, il 16 gennaio 1343, morì il re di Napoli Roberto d’Angiò, detto il Saggio, l’erede designata al trono era Giovanna, poiché il duca di Calabria era premorto (nel 1328) al padre. La nuova regina, prima sovrana di Napoli per diritto ereditario, ascese al trono all’età di 16 anni. Già nel 1333, ad appena sei anni, era stata data in moglie al cugino Andrea d’Angiò, sette anni, figlio di Re Carlo Roberto d’Ungheria. Sembra però che l’unione fra i due sia stata particolarmente infelice, vista l’insofferenza reciproca che dominava i loro rapporti. In effetti Giovanna e Andrea erano due caratteri opposti: rozzo e ignorante lui, raffinata e colta lei. Già durante l’adolescenza, Giovanna cominciò ad intrattenere una relazione amorosa con un altro cugino, Luigi di Taranto, al quale la legava un sentimento puro e profondo. Ma la relazione rappresentava anche un grosso capitale politico per Caterina di Valois, madre di Luigi e detentrice del titolo di Imperatrice di Bisanzio, che sperava di portare il figlio sul trono di Napoli. Stessa volontà usurpatrice animava anche Carlo di Durazzo, cugino della regina e marito di Margherita, figlia della sorella di Giovanna, Maria.

Stemma degli Angioini di Napoli
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Stemma degli Angioini di Napoli

Il testamento di Roberto il Saggio stabiliva che Andrea fosse incoronato Re di Napoli per suo proprio diritto, visto che Roberto aveva spodestato il padre di Andrea dal trono napoletano. Ma la sedicenne Giovanna si oppose al rispetto della disposizione testamentaria grazie anche al supporto della nobiltà napoletana, con conseguenti agitazioni dovute anche all’intervento di papa Clemente VI, titolare della signoria feudale sul regno. Il papa inviò il cardinale Amerigo di San Martino ad annullare il testamento di Roberto e a prendere temporaneamente il controllo del reame. Questi, nel 1343 a Roma, incoronò la sola Giovanna regina di Napoli, mentre il marito Andrea dovette accontentarsi del titolo di duca di Calabria. Ma il principe consorte aveva moti sostenitori, fra cui il fratello, Luigi I il Grande re d’Ungheria, e le sue aspirazioni al potere non erano cessate con l’ascesa al trono della moglie. La distanza fra i due coniugi era sempre più incolmabile, al punto che i nobili vicini a Giovanna decisero di risolvere drasticamente il problema organizzando l’uccisione di Andrea.

[modifica] L'assassinio di Andrea

Il 18 settembre 1345, il duca di Calabria fu assassinato in un monastero di Aversa da un gruppo di congiurati. L’episodio scatenò violente reazioni da parte dei sostenitori di Andrea e gettò pesanti sospetti sulla regina stessa, che in molti indicavano come la vera artefice e mandante dell’omicidio del marito. Poco tempo dopo, Giovanna metteva al mondo Carlo, figlio del defunto Andrea. Dell’evento delittuoso si occupò anche la corte pontificia, visto che il Regno di Napoli rimaneva vassallo della Chiesa. Clemente VI pretese che si scovassero e punissero tutti i congiurati, cosa che la stessa Giovanna aveva già disposto, non si sa se per amore di giustizia o per allontanare da sé i sospetti. In ogni caso, i responsabili diretti della morte di Andrea d’Ungheria furono tutti giustiziati.

[modifica] Luigi d'Ungheria invade il regno

Ma la reazione più catastrofica fu sicuramente quella di Luigi d’Ungheria, fratello della vittima, che decise di infliggere una punizione esemplare alla cognata Giovanna. Mentre preparava un esercito per invadere il regno, nel maggio del 1346 Luigi inviava ad Avignone dei suoi legati per chiedere al pontefice di dichiarare deposta la regina. Il papato non si prestò a spalleggiare Luigi, il quale decise di proseguire a modo suo nell’intento. Il 20 agosto 1347 la regina sposava in seconde nozze l’amato Luigi di Taranto, anch’egli un Angiò, discendente di Carlo II lo Zoppo. Ma la vendetta di Luigi il Grande era pronta e per Napoli stava per scoccare un’ora buia. Il 3 novembre dello stesso anno il re d’Ungheria partiva alla volta dell’Italia e dopo aver ottenuto l’appoggio politico e militare di molti principi italiani entrava a Benevento ai primi del 1348. Luigi di Taranto aveva radunato un esercito a Capua, nel tentativo di impedire la presa di Napoli. Ma i baroni del regno, anziché difendere la legittima sovrana, si lanciavano in appoggio dell’invasore, acclamato ovunque come signore e trionfatore. Mentre il marito temporeggiava e il suo esercito difensivo continuava ad assottigliarsi per le numerose defezioni, Giovanna intuiva che tutto era perduto e il 15 gennaio lasciava Napoli in nave diretta in Provenza. Luigi di Taranto non avrebbe tardato a comprendere l’entità del disastro che si stava consumando e poche settimane dopo raggiungeva la moglie in Francia, sotto la protezione della Chiesa di Avignone. Luigi d’Ungheria prendeva Napoli con estrema facilità, ma la sua permanenza nei territori partenopei sarebbe durata molto poco. Anche sul regno di Napoli si abbatteva infatti la piaga della peste nera e Luigi partiva in fretta dalla capitale lasciando la reggenza nelle mani di due funzionari ungheresi.

[modifica] Seconda spedizione di Luigi d'Ungheria

Nei mesi successivi il malcontento dei napoletani verso il governo straniero e la nostalgia per la regina esiliata crebbe fino a ricompattare i sentimenti filo-angioini del popolo e della nobiltà. Decisi a riconquistare il regno perduto, nell’agosto del 1348 Giovanna e Luigi reclutarono un esercito e tornarono a liberare Napoli. Ma la cacciata delle milizie straniere, alle quali si erano aggiunti anche molti mercenari, fu più difficile del previsto, soprattutto in Puglia. Gli scontri si protrassero per molti mesi, dando al re d’Ungheria il tempo di organizzare una seconda spedizione nel sud Italia. Raggiunta Manfredonia via mare ai primi del 1350, Luigi si portava in poco tempo in Campania. Ma stavolta, furono i suoi stessi soldati a reclamare la fine delle ostilità e il ritorno in patria, stanchi del lungo periodo di guerre che avevano dovuto combattere. Con la mediazione dei legati pontifici, il re d’Ungheria accettò la firma della tregua e riprese la via del ritorno, ottenendo comunque l’istituzione di un processo a carico di Giovanna per accertare le sue responsabilità nell’assassinio del primo marito Andrea. Il processo si svolse alla corte papale di Avignone, sulla quale l’influenza degli Angioini era enorme. Grazie anche alla cessione alla Chiesa del dominio della città di Avignone, la regina fu dichiarata innocente e le rivendicazioni di Luigi il Grande furono definitivamente archiviate.

[modifica] Giovanna torna sul trono

La sentenza del processo decretò anche l’attribuzione del titolo di re di Napoli al marito di Giovanna, il principe consorte Luigi. Rientrati nella capitale nel gennaio del 1352, Giovanna I d’Angiò e Luigi di Taranto furono solennemente incoronati sovrani di Napoli. Luigi restò sul trono insieme alla moglie fino al 1362, anno della sua morte. Giovanna invece, dalla sua seconda incoronazione, regnò sul meridione d’Italia per trent’anni. Nel 1363 sposò Giacomo IV, titolare del Regno di Maiorca, morto nel 1375. L’anno successivo, Giovanna convolava a nozze per la quarta volta con Ottone di Brunswick-Grubenhagen. Nessuno dei due assumerà il titolo regio.

[modifica] Lo scontro con Carlo di Durazzo

Rimasta senza eredi per la morte prematura dell’unico figlio Carlo, avuto dal primo marito Andrea, Giovanna designò suo erede il cugino e nipote Carlo di Durazzo. Ma i due, già da tempo divisi dalle sfacciate aspirazioni al potere di Carlo, si trovarono nuovamente contrapposti durante la grave crisi della Chiesa che va sotto il nome di Scisma d’Occidente. Mentre la regina appoggiava l’antipapa avignonese Clemente VII, Carlo di Durazzo sosteneva papa Urbano VI, il napoletano Bartolomeo Prignano. La fedeltà di Giovanna a Clemente VII era stata suggellata dal soggiorno di quest’ultimo alla corte di Napoli, in aperto contrasto con Urbano VI. Il quale non restò a guardare e decise di punire severamente la regina napoletana, che in quanto vassalla della Chiesa di Roma doveva obbedienza unicamente a lui. Nell’aprile 1380 il papa dichiarò Giovanna eretica e scismatica e la depose dal trono, mentre istigava contro di lei il suo principale nemico, Carlo di Durazzo. Per lui l’occasione di impadronirsi del regno era l’obiettivo di una vita e rispose prontamente alla chiamata di Urbano. La regina reagì revocando il diritto di successione accordato a Carlo e nominando suo erede Luigi I d'Angiò, fratello di Carlo V di Francia, chiamato ad intervenire con le armi contro la minaccia del Durazzesco. Una mossa che finì col favorire Carlo, poiché Luigi, al morte del re suo fratello, fu costretto a restare in Francia per tenere la reggenza in vece del nipote Carlo VI, ancora minorenne. Col supporto dell’Ungheria, Carlo di Durazzo avanzò verso Napoli, dove Giovanna preparava una modesta difesa mettendo il marito Ottone a capo delle poche truppe che le rimanevano a disposizione. Il 16 luglio 1381 Carlo di Durazzo entrava in Napoli aggirando le difese di Ottone stanziate ad Aversa e metteva sotto assedio Castel dell'Ovo, dove la regina si era rifugiata. A fine agosto Ottone tentava di liberare Napoli e la moglie dalla morsa dell’invasore, ma lo scontro fu per lui un’autentica disfatta. Ottone cadeva prigioniero nelle mani del pretendente al trono mentre Giovanna veniva relegata nella lontana fortezza di Muro Lucano. Per Carlo, che assumeva la corona di Napoli col nome di Carlo III, la conquista del regno non era ancora conclusa. L’erede designato di Giovanna e suo difensore, Luigi d’Angiò, rispondeva ai solleciti dell’antipapa Clemente VII, che lo incoronava re di Napoli ad Avignone e lo inviava in Italia alla conquista del reame. Carlo decise di affermare ad ogni costo l'indiscutibilità della sua ascesa al trono e per sgombrare il campo da qualsiasi rivendicazione ordinò l’assassinio della regina. Giovanna d’Angiò fu raggiunta dai sicari nel castello di Muro Lucano e il 12 maggio 1382 moriva, vittima delle trame del cugino usurpatore.

[modifica] Epilogo

La calata di Luigi d’Angiò in Italia, che avrebbe dovuto ristabilire l’ordine dinastico voluto dalla defunta regina, si risolse con un nulla di fatto. Lo scontro fra i rivali non si consumò mai: verso la fine del 1384, Luigi d’Angiò, raggiunta la Puglia, moriva improvvisamente. Carlo III si consacrava legittimo re di Napoli e instaurava sul trono il ramo degli Angiò-Durazzo. I suoi due figli, Ladislao e Giovanna, gli sarebbero entrambi succeduti, protagonisti della definitiva caduta degli Angioini dal trono di Napoli e della conquista del regno da parte di Alfonso V d’Aragona.

[modifica] Letteratura

Alessandro Dumas padre fu colpito dalla storia della regina angioina e scrisse un racconto, Giovanna di Napoli, contenuto nell’opera in otto volumi Crimini celebri (1839-40).


[modifica] Voci correlate

Predecessore:
Roberto d'Angiò

Regina di Napoli

Successore:
Carlo di Durazzo
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