Gaio Sempronio Gracco
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Gaio Sempronio Gracco (154 a.C. - 121 a.C.), fratello di Tiberio, eletto tribuno della plebe, riprese l'opera di riforma sociale intrapresa dal fratello maggiore nel 123 a.C., 10 anni dopo.
Per ottenere il consenso della plebe cittadina e degli equites fece approvare alcune leggi, di cui la più importante prevedeva che lo Stato comprasse il grano dai privati per rivenderlo a prezzi minori (lex frumentaria), e per rendere possibile ciò propose di sfruttare la provincia d'Asia con publicani, equites, addetti alla riscossione delle tasse. Concepì così una riforma di più ampio respiro proponendo leggi che prevedevano il consolidamento del potere tribunizio, l'eliminazione dei tribunali speciali ("quaestiones de rebus repetundis"), l'istituzione di colonie (ovvero la deduzione delle colonie di Cartagine, Taranto e Schillace), la concessione della cittadinanza romana ai latini e agli italici la cittadinanza latina, le leggi frumentarie. Dopo esser stato rieletto nel 122 a.C. i patrizi gli contrapposero nel 121 a.C. Livio Druso che riuscì con la demagogia a sobillare il popolo provocando disordini. Grazie a questi disordini, il Senato proclamò il "Senatum Consultum Ultimum", durante il quale i magistrati potevano prendere qualsiasi decisione. Capendo che poteva essere messo a morte da un momento all'altro e non riuscendo a farsi eleggere per la terza volta tribuno, Gaio Sempronio si fece uccidere da uno schiavo nei pressi del bosco sacro della ninfa Furrina.