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Fidelio - Wikipedia

Fidelio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Fidelio
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Titolo originale: Fidelio oder die eheliche Liebe
Lingua originale: tedesco
Genere: Singspiel, o Opera tedesca
Musica: Ludwig van Beethoven
Libretto: Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke
Fonti letterarie: Léonore ou l'amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly (1798)
Atti: tre (prima versione) / due (versioni successive)
Epoca di composizione: 1803-1805
Prima rappresentazione: 20 novembre 1805
Teatro: Theater an der Wien (Vienna)
Prima rappresentazione italiana: maggio 1883
Teatro: Milano, Teatro Dal Verme
Versioni successive:
Personaggi:
  • Don Fernando - ministro (baritono)
  • Don Pizarro - governatore di una prigione di stato (baritono)
  • Florestano - un prigioniero (tenore)
  • Leonore - sua moglie, sotto il nome di Fidelio (soprano)
  • Rocco - carceriere (basso)
  • Marzelline - sua figlia (soprano)
  • Jaquino - portiere (tenore)
  • prigionieri, ufficiale, guardie, popolo
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Fidelio, o L'amor coniugale (Op. 72) è un Singspiel in due atti di Ludwig van Beethoven su libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke.

La prima rappresentazione avvenne il 20 novembre 1805 al Theater an der Wien (Vienna).

Indice

[modifica] La genesi di Fidelio

Fidelio è l'unico lavoro teatrale realizzato dal maestro di Bonn. Venne composto dall'autore al culmine della propria esperienza e maturità artistica e rivela nella sua originalità tutto lo stile tipico del genio creativo beethoveniano. Tuttavia la prima versione del Singspiel, presentata il 20 novembre 1805 al Theater an der Wien col titolo di Leonore, non incontrò il favore del pubblico tanto che Beethoven fu costretto a ritirare l'opera. Gran parte dell'insuccesso fu dovuto, quasi sicuramente, all'eccessiva lunghezza del lavoro (tre atti), ma buon gioco ebbe anche il momento storico molto travagliato per Vienna, che proprio in quei giorni era stata invasa dall'esercito napoleonico e un clima di generale paura dominava la città e i suoi abitanti (quasi tutti gli spettatori erano costituiti da militari francesi). Non si può, infatti, tacere sul peso anche politico del Fidelio, il cui tema della lotta contro la tirannia e dell'affermazione della libertà e della giustizia, estremamente caro a Beethoven al di là della contingenza storica, poteva trovare diretta giustificazione nella situazione in cui si trovava la città austriaca.
Nonostante le aspre critiche di chi accusava Beethoven di non saper scrivere per le voci, di trattarle indistintamente come strumenti e di essere poco avvezzo al genere teatrale, egli arrangiò una nuova versione in due soli atti del lavoro per ripresentarlo l'anno successivo (26 marzo 1806), ma con non migliori esiti, tanto da costringerlo a ritirarlo nuovamente. Solo otto anni dopo (1814), dietro richiesta del Theater am Kärntnertor, Beethoven tornò ancora una volta su Fidelio avvalendosi della collaborazione del giovane Treitschke che corresse il libretto migliorandolo dal punto di vista teatrale. La versione difinitiva andò in scena in quello stesso anno il 23 maggio.
Il segno più evidente del lungo travaglio compositivo è costituito dalle quattro ouverture scritte da Beethoven per il Singspiel: due nel 1804, una nel 1805 e un'ultima (quella definitiva) nel 1814. Tra queste, quella del 1805, ricordata col titolo di Leonore n.3, viene tuttora eseguita non solo in concerto, ma anche (a discrezione del direttore d'orchestra) nel corso del Fidelio prima del finale del secondo atto, secondo una tradizione inaugurata da Gustav Mahler all'inizio del XX secolo.


[modifica] Trama

Il soggetto è tratto da Léonor ou l'amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly e si basa su di un fatto realmente accaduto nella Francia del periodo del Terrore di cui l'autore (all'epoca accusatore pubblico del tribunale rivoluzionario di Tours) parla anche nelle sue Mémoires.

[modifica] Atto I

L'azione si svolge in una prigione della Spagna, a Siviglia, nel XVII secolo.
Don Pizarro è il governatore della prigione in cui egli stesso ha fatto imprigionare ingiustamente il suo nemico personale Don Fernando Florestano. La moglie di questi, Leonore, vuole ritovarlo e, travestitasi da unomo e preso il nome di Fidelio, ne intraprende le ricerche. Le informazioni raccolte la indirizzano proprio verso il carcere di don Pizarro. Qui, per scoprire se Florestano è tra i prigionieri, fa in modo di entrare nelle grazie di Rocco, il carceriere, e, involontariamente, entra anche in quelle di Marzelline, la figlia di lui, che se ne invaghisce sdegnando le attenzioni di Jaquino, il giovane portiere della prigione. Nel frattempo una lettera informa Don Pizarro dell'imminente arrivo del ministro di stato e teme che questi possa scoprire l'arbitrio commesso con l'arresto illegale di Florestato. Dà ordine, dunque, a Rocco di uccidere il prigioniero ricevendone, però, un rifiuto. Costretto a dover commettere personalmente il delitto ottiene, però, che Rocco prepari la fossa. Fidelio assiste al colloquio e sospetta che il prigioniero di cui parla Don Pizarro sia proprio Florestano. Per scoprirlo convince Rocco a far uscire in cortile tutti i prigionieri, ma Florestano non si trova tra questi e Fidelio, rassegnato, non può far altro che seguire Rocco nelle segrete per aiutarlo a scavare la fossa.

[modifica] Atto II

Florestano giace incatenato nel buio della segreta e si lamenta della perduta libertà. Entrano Rocco e Fidelio, che si era deciso a salvare comunque il prigioniero chiunque egli fosse. Non appena lo vede, però, riconosce subito in lui il marito. Quando Pizarro arriva per uccidere Fidelio lo affronta e gli rivela la sua identità, ma il governatore è ben deciso ad uccidere entrambi. Uno squillar di tromba annunciante l'arrivo del ministro mette in fuga Don Pizarro che esce frettolosamente dalle segrete mentre Leonore e Florestano si abbracciano esultanti. Nella piazza del castello il ministro dà ordine che i prigionieri siano liberati. Leonore toglie personalmente le catene al marito e, mentre Marzelline si consola con Jaquino, si leva un coro di lode dell'eroina.

[modifica] Struttura dell'opera

Ouverture
Atto I N. 1 Duetto Jetz, Schätzchen, sind wir allein
N. 2 Aria: O wär'ich schon mit dir vereint
N. 3 Quartetto: Mir ist so wunderbar
N. 4 Aria: ...man braucht auch...
N. 5 Terzetto: Gut, Söhnchen, gut, hab'ich immer Mut
N. 6 Marcia
N. 7 Aria e Coro: Ha! Welch ein Augenblick
N. 8 Duetto: Jetz, Alter, jetz hat es Eile
N. 9 Recitato e Aria: Abscheulicher! Wo eilst du hin?
N. 10 Finale
Atto II N. 11Introduzione e Aria: Gott! Welch Dunkel hier
N. 12 Melologo e duetto: Wie kalt ist es in diesem unterirdische Gewöbe
N. 13 Terzetto: Euch werde Lohn in besser'n Welten
N. 14 Quartetto: Er sterbe! Doch er soll erst wissen
N. 15 Duetto: O namenlose freund
N. 16 Finale

[modifica] Discografia

  • Wilhelm Furtwängler (1953), Wiener Staatsopernorchester, Martha Mödl, Wolfgang Windgassen, Otto Edelmann, Gottlob Frick. Rot-Weiß-Rot ; réédition Andante, 2005
  • Ferenc Fricsay (1957), Orchester der Bayerischen Staatsoper, Leonie Rysanek, Ernst Haeflinger, Dietrich Fischer-Dieskau, Gottlob Frick. Deutsche Grammophon, 1957
  • Otto Klemperer (1962), Philharmonia Orchestra, Christa Ludwig, Jon Vickers, Walter Berry, Gottlob Frick. EMI, 1962
  • Karl Böhm (1969), Staatskapelle Dresden, Gwyneth Jones, James King, Theo Adam, Franz Crass. Deutsche Grammophon, 1969
  • Herbert von Karajan (1970), Berliner Philharmoniker, Helga Dernesch, Jon Vickers, Zoltán Kelemen, Karl Ridderbusch. EMI, 1972
  • Leonard Bernstein (1978), Wiener Philharmoniker, Gundula Janowitz, René Kollo, Hans Sotin, Manfred Jungwirth. Deutsche Grammophon, 1978
  • Georg Solti (1979), Chicago Symphony Orchestra, Hildegard Behrens, Peter Hoffmann, Theo Adam, Hans Sotin. Decca, 1979
  • Simon Rattle (2003), Berliner Philharmoniker, Angela Denoke, Jon Villars, Alan Held, László Polgár. EMI, 2003

Per Leonore, la versione del 1805:

  • John Eliot Gardiner (1996), Orchestre révolutionnaire et romantique, Hillevi Martinpelto, Kim Begley, Matthew Best, Franz Hawlata. Archiv Produktion, 1996
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