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Battaglia di Lautulae - Wikipedia

Battaglia di Lautulae

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Battaglia di Lautulae
Parte della seconda guerra sannitica
Data: 315 a.C.
Luogo: Lautulae
Esito: iniziale probabile sconfitta romana; vittoria finale
Schieramenti
Repubblica Romana Sanniti
Comandanti
Quinto Fabio Massimo Rulliano Quinto Aulio Cerretano (?)
Effettivi
sconosciuti sconosciuti
Perdite
ignote ignote
Guerre sannitiche
Monte GauroSuessolaForche CaudineLautulae – Boviano – Camerino - SentinoAquilonia

Lautulae (o Lautulas), dove si combatté la battaglia di Lautulae, è una parte del territorio vicino a Terracina. Alcuni studiosi situano Lautulae sulla costa in una località dove sgorgano quattro sorgenti (da qui il nome); altri, forse più giustamente la situano sui monti verso Fondi nella località chiamata Acquaviva (ancora sorgenti). È possibile che fosse anche una zona termale.

A Lautulae, Romani e Sanniti combatterono una battaglia che Tito Livio sbriga in poche righe. Probabilmente il risultato fu piuttosto pesante per le legioni di Roma ed è possibile che la figuraccia sia stata insabbiata.

Indice

[modifica] Situazione

Correva l'anno 315 a.C. e ne erano passati sei da quello che per Roma era stato l'episodio bellico più umiliante dopo la conquista dei Galli di Brenno: le Forche Caudine del 321 a.C..

I consoli romani, Lucio Papirio Cursore e Quinto Publilio Filone erano rimasti a Roma e la guerra veniva condotta dal dittatore Quinto Fabio Massimo Rulliano cui era affiancato, come maestro della cavalleria Quinto Aulio Cerretano. La guerra fra romani e sanniti imperversava in Campania e nel Sannio senza che nessuna delle due nazioni combattenti riuscisse a ottenere una chiara supremazia. Le legioni romane avevano riconquistato Saticola che si era data ai sanniti e questi avevano espugnato Plistica che era stata presa dai romani.

A questo punto le guerra riprese in un'altra zona: le legioni vennero spostate dall'Apulia e dal Sannio e condotte verso Sora che, situata nell'alta valle del Liri, qualche anno prima dello scoppio delle guerre sannitiche (era il 344 a.C.) era stata presa ai Volsci. Sora, dopo aver ucciso i coloni romani aveva aperto le porte ai sanniti e i romani volevano riprendere la città, punire gli abitanti, rei del genocidio e riportare la colonia sotto controllo.

Gli esploratori romani si accorsero che anche i sanniti stavano dirigendosi verso Sora e Quinto Fabio decise di deviare per ingaggiare la battaglia prima che riuscisserro a difendersi entro le mura.

[modifica] La prima battaglia

Sentiamo Livio:

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« ...ad Lautulas ancipiti proelio dimicatum est. Non caedes, non fuga alterius partis sed nox incertos victi vicitoresne esse diremit. »
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« Lo scontro ebbe luogo a Lautula, ma con esito incerto; non stragi, non fuga di una delle due parti, ma la notte vi pose fine, incerti gli uni e gli altri se fossero vinto i vincitori. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 23, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

La descrizione che Livio fa della battaglia è tutta qui. E non è molto. Lo storico patavino ci informa, però che

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« Invenio apud quosdam adversam eam pugnam romani fuisse atque in ea cecidisse Q.Aulium magistrum equitum. Suffectus in locum Auli, C. Fabius magister equitum novo ab Roma advenit... »
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«Trovo poi affermato da alcuni che quella battaglia segnò una sconfitta per i romani e che in essa cadde Quinto Aulio, maestro della cavalleria. A sostituire Aulio venne da Roma con un nuovo esercito Caio Fabio, maestro della cavalleria. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 23, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

[modifica] Osservazioni

È estremamente probabile che Livio cerchi di minimizzare questo episodio. Oppure le sue stesse fonti lo minimizzavano. Il fatto stesso che da Roma sia arrivato un nuovo esercito con un nuovo maestro della cavalleria porebbe significare una sconfitta con molti caduti nelle file dei romani.

D'altra parte, l'esercito di rincalzo poteva essere stato inviato già da tempo. Ricordiamo infatti che solo nel paragrafo precedente Livio racconta della morte di Quinto Aulio Cerretano in uno scontro di cavalleria sotto le mura di Saticola.

Aulio aveva ucciso il comandante dei sanniti e si era gettato nel folto della mischia; allora,

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« omnes qui circa erant in aulium temere investum per hostium turmas tela coniecerunt fratri paecipuum decus ulti Samnitium imperatoris [di]dederunt. Is victorem detractum ex equo magistrum equitum plenus maeroris atque irae trucidavit. »
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« ...tutti quelli che stavano intorno ad Aulio che si era gettato ciecamente nel folto dei nemici, lo presero di mira con i dardi; ma gli dèi riserbarono al fratello del comandante dei sanniti il grande onore di vendicare il caduto. Egli sbalzò di sella il maestro della cavalleria e in un impeto di dolore e di furore lo trucidò. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 22, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

Se Quinto Aulio era caduto in quella battaglia sarebbe stato logico supporre che Roma avesse già inviato i rinforzi comandati da Caio Fabio, indipendentemenrte dal risultato della battaglia di Lautulae.

Qualunque sia la ragione dell'arrivo dei rinforzi, Caio Fabio si fermò informando dell'arrivo solo il dittatore Quinto Fabio. Questi si servì dell'informazione nella successiva battaglia che vide la riscossa delle legioni di Roma. Di quest'ultimo combattimento Livio non indica un nome preciso della località.

[modifica] La seconda battaglia

La prima battaglia si era conclusa con una risicata vittoria romana. O forse non fu nemmeno una vittoria. Tito Livio, come abbiamo visto, appare molto restìo nell'assegnazione della palma a questo o quello dei contendenti. Però sappiamo che un esercito, al comando di un nuovo magister equitum (Caio Fabio) era stato inviato in tutta fretta. Se Roma aveva conseguito una vittoria, l'aveva pagata un prezzo sanguinoso. E non solo: la fedeltà a Roma delle popolazioni dell'area era molto fragile;

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«Mota namque omnia adventum Sannitium cum apud Lautulas dimicatum est fuerant, coniuratonesque circa Campaniam passim factae nec Capua ipsa crimine caruit.»
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« Quando avvennero i combattimenti presso Lautula, l'avvicinarsi dei Sanniti aveva provocato un fermento generale, si erano formate congiure in vari punti della Campania, ed anche a Capua non andò esente dall'accusa.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 25, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

Con tutto ciò Roma non si fermò. O forse non ne ebbe il modo. Il nuovo magister equitum anziché presentarsi al campo del dittatore Quinto Fabio Massimo Rulliano mandò un messaggero chiedendo istruzioni. È facile supporre che la situazione non fosse chiara e che Caio Fabio avesse notizie di difficoltà. Evidentemente ce n'erano perché a Caio Fabio fu ordinato di mantenersi nascosto. E Tito Livio continua:

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« Dictator cum per aliquot dies post pugnam continuisset suos intra vallos obsessi magis quam obsidentis modo [...]. »
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« Dopo la battaglia il dittatore trattenne i suoi dentro la linea fortificata dell'accampamento per alcuni giorni, quasi fosse assediato e non assediante. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 23, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

Quel "quasi", quel "magis quam" sembra proprio di troppo. Quinto Fabio, dopo la "vittoria" di Lautulae" era proprio assediato. E lo dice perfino alle truppe quando, dopo qualche giorno, di sorpresa, ordina di alzare il segnale della battaglia. Per dare una spinta all'eroismo dei soldati non li informa che un altro esercito sta sopraggiungendo e li arringa insistendo che la loro sola speranza consiste nella loro volontà di combattere.

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« Angustis, milites, deprehensi, nisi quam victoria patefecerimus viam, nullam habemus. »
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« Soldati! Siamo chiusi e stretti in una posizione che non lascia altra via d'uscita se non la vittoria»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 23, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

Quinto Fabio ordina di incendiare l'accampamento non appena le legioni fossero uscite, per obbligare i soldati a vincere non avendo nessun rifugio in caso di sconfitta. La vittoria e la conseguente preda li avrebbe ripagati delle perdite economiche.

L'incentivo funzionò. I soldati non sapevano che l'incendio sarebbe stato appiccato solo nei punti visibili ai combattenti e si lanciarono contro i Sanniti. Il primo scontro mette in grave difficoltà l'avanguardia sannita ma forse non sarebbe bastato. Avvisato dal levarsi del fumo però, Caio Fabio, che l'attendeva come segnale, lanciò all'attacco le sue truppe alle spalle delle forze dei sanniti che

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« Ita circumventi Samnites, qua potest quisque, fugam per diversa petunt, ingens multitudo in unum metu conglobata ac semet ipsam turba impediens in medio caesa. Castra hostium capta direptaque, quorum praeda onustum militem in romana castra dictator reducit, haudquaquam tam victoria laetum, quam quod praeter exiguam deformatam incendio partem cetera contra spem salva invenit »
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« ...si danno ad una fuga disordinata, ciascuno come e dove può: un gran numero di essi, ammassati dalla paura in un breve spazio ostacolandosi a vicenda, venne trucidato sul posto. Il loro accampamento fu preso e saccheggiato, e il dittatore ricondusse nel proprio i suoi soldati onusti di preda, lieti, ancora più che per la vittoria, di trovarlo, contro ogni aspettativa, pressoché intatto, salvo in piccola parte danneggiato dall'incendio»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 23, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali)

Questa volta, la battaglia di Lautulae era davvero terminata con una vittoria.

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