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Tempi moderni - Wikipedia

Tempi moderni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Segui il Progetto Film Tempi moderni
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{{{didascalia}}}
Titolo originale: Modern Times
Lingua originale: {{{linguaoriginale}}}
Paese: USA
Anno: 1936
Durata: 87'
Colore: B/N
Audio: muto - sonoro
Ratio: {{{ratio}}}
Genere: comico
Regia: Charlie Chaplin
Soggetto: Charlie Chaplin
Sceneggiatura: Charlie Chaplin
Produzione: {{{nomeproduttore}}}
Art director: {{{nomeartdirector}}}
Animatori: {{{nomeanimatore}}}
  • Charlie Chaplin: l'operaio
  • Paulette Goddard: la monella
  • Stanley J. Sanford: Big Bill
  • Henry Bergman: proprietario del ristorante
  • Chester Conklin: il meccanico
  • Hank Mann: un ladro
  • Louis Natheaux: un ladro
  • Stanley Blystone: lo sceriffo
  • Allan Garcia: il padrone della fabbrica
  • Sam Stein: il caporeparto
  • Juana Sutton: la donna dalla gonna con bottoni
  • Dick Alexander: compagno di cella
  • Cecil Reynolds: il cappellano
  • Myra McKinney: sua moglie
  • Lloyd Ingrahm: il direttore del carcere
  • John Rand: un galeotto
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Episodi:
Fotografia: Roland Totheroh, Ira Morgan
Montaggio: Charlie Chaplin
Effetti speciali:
Musiche: Charlie Chaplin
Scenografia: Charles D. Hall, Russel Spencer
Costumi: {{{nomecostumista}}}
Trucco: {{{nometruccatore}}}
Sfondi: {{{nomesfondo}}}
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Tempi moderni è un film muto interpretato, diretto e prodotto da Charlie Chaplin; fu proiettato la prima volta il 5 febbraio 1936.

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«Il sonoro? Cinque sei mesi al massimo e poi scomparirà…»
(Chaplin, 1931)

Chaplin si dovette ricredere e rivedere le sue stime, ma non in questo film che rimane un film muto pur contenendo alcune scene sonore, filtrate però da apparecchi, radio, riproduttori, ma mai un dialogo vero e proprio, celebre l'interpretazione di Titina di Chaplin con testo improvvisato in una lingua inventata.

[modifica] La genesi del film

Charlie Chaplin nel film Tempi Moderni
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Charlie Chaplin nel film Tempi Moderni

Quattro anni trascorrono tra il film precedente Luci della città e il presente, nei primi sedici mesi dei quali Chaplin si concede un viaggio intorno al mondo (1931- giugno 1932), durante il quale incontrerà i governanti ed i potenti che ne reggevano ed influenzavano le sorti all'epoca. In America la grande depressione intristiva e impoveriva la popolazione e l'economia; in Europa Chaplin ebbe sentore dei venti di guerra che profeticamente predisse con anni d'anticipo. Ma soprattutto incontrò il suo pubblico, che accorreva in massa ad accoglierlo, vederlo, toccarlo, fenomeno che mai nessuno prima di lui aveva sperimentato in maniera così travolgente e completa. Considerato uomo tra gli uomini, nonostante il livello sociale cui oramai apparteneva e del quel gradiva gli agi e le comodità, non si tratteneva dal denunciare pubblicamente le storture e contraddizioni del mondo. Arrivò addirittura ad elaborare una propria teoria economica che divulgava tramite le interviste o i pubblici interventi, nei quali sollecitava la revisione del sistema sociale, causa di milioni di disoccupati, e invitava alla redistribuzione del reddito a favore di un innalzamento qualitativo della vita dei lavoratori.

Le basi per la traccia di Tempi moderni si alimentavano nel frattempo di tappa in tappa.

Probabilmente per Chaplin la speranza recondita del viaggio era l'occorrenza di un avvenimento, un incontro che desse nuovo slancio alla sua esistenza, tormentata dai due fallimentari matrimoni, soprattutto dall'ultimo con Lita Grey e dai successivi strascichi giudiziari, che lo avrebbero perseguitato ancora a lungo. Dovette attendere la conclusione della vacanza ed il ritorno ad Hollywood (sofferente per la grave crisi economica che impoveriva l'America in generale) per imbattersi in quell'evento agognato, che gli si presentò sotto le esili, ma effervescenti e seducenti sembianze di Paulette Goddard, all'epoca ventenne (Chaplin era quarantaduenne).

L'incontro casuale con la donna che diverrà sua prim’attrice e sua terza compagna infonderà a Chaplin la serenità necessaria per riconciliarsi con la vita e riprendere l'attività creativa, catapultandosi anima e corpo (nel settembre 1933) nella realizzazione di Tempi moderni. Il film, uno dei più apprezzati dell'intera storia cinematografica, è una schietta trasposizione dei tempi che Chaplin e l'umanità stavano attraversando. Lontano l'intento di un film di denuncia, fu piuttosto la visione innocente di un bambino di fronte alle storture incomprensibili ed ingiustificabili degli adulti.

Nel 1998 Tempi moderni venne scelto dall'American Film Institute come uno dei 100 film americani più importanti dei primi cento anni del cinema.

[modifica] Trama

I gesti ripetitivi, i ritmi disumani e spersonalizzanti della catena di montaggio minano la ragione del povero Charlot, operaio meccanico. La pausa pranzo potrebbe concedere un momento di riposo, se non che Charlot viene prescelto quale operaio tipo su cui sperimentare la macchina automatica da alimentazione, che dovrebbe consentire di mangiare senza interrompere il lavoro. L'esperimento però gli causa la quasi rottura del setto nasale e la perdita dei denti, dato che il diabolico marchingegno non funziona molto bene.

Ossessionato dai bulloni, che per la sua mansione è addetto a stringere con una chiave apposita, e dai bottoni, che ne richiamano la forma, ornanti la gonna della bella segretaria della fabbrica, ai quali proverà a dare una bella stretta, Charlot perde ogni controllo sulla propria mente. Con gesto liberatorio mette mano alla miriade di pulsanti, leve e interruttori della sala comando del suo reparto provocando il fermo della catena produttiva e finisce egli stesso ingoiato dagli ingranaggi delle gigantesche macchine rotative. Liberato dalla stretta meccanica e dopo aver spruzzato in faccia a tutti (compreso il padrone della fabbrica), saltellando dispettosamente, l'olio per lubrificare gli ingranaggi, Charlot sarà affidato forzatamente ad una clinica affinché venga riabilitato dall'esaurimento nervoso.

Dimesso dall'ospedale raccoglie una bandiera di segnalazione caduta da un mezzo in transito e la agita per richiamare l'attenzione dell'autista, senza accorgersi che dietro le sue spalle si sta aggregando un corteo di disoccupati che marciano agitando anch’essi delle bandiere. La carica della polizia disperde i manifestanti e provoca l'arresto dell'ignaro Charlot ritenuto, a torto, a capo dei dimostranti.

Egli viene allora rinchiuso nel penitenziario dove, grazie all'effetto di una sostanza dopante accidentalmente ingerita, da solo e senza accorgersene sventa il tentativo di rivolta di alcuni galeotti, guadagnandosi la grazia, la remissione del reato e la libertà con tanto di lettera di presentazione che attesta le sue qualità.

La recessione che attanaglia il paese, la chiusura delle fabbriche e la conseguente perdita del lavoro generano uno stato diffuso di povertà e scontento e stimolano il ricorso ad espedienti non sempre legali pur di sfamare la famiglia. Le merci delle imbarcazioni attraccate al porto sono un richiamo irresistibile per la giovane monella, che vuole contribuire a sfamare i ragazzini del quartiere e le sue sorelle più piccole, alle quali il padre disoccupato non può provvedere. Quando lo sfortunato genitore perderà la vita colpito da un proiettile esploso durante una manifestazione di protesta dei disoccupati, la sua famiglia verrà disgregata con l'affidamento delle sorelle minori ad un istituto. Anche la monella vi sarebbe destinata, ella riesce però a sottrarsi al suo destino con la fuga.

Nel frattempo la lettera di presentazione frutta a Charlot l'ingaggio presso un cantiere navale dove è in fase avanzata la costruzione di una maestosa imbarcazione che non sarà mai ultimata, dato che Charlot la varerà prima del tempo, sotto lo sguardo attonito dei colleghi, rimuovendo inavvertitamente il cuneo di ancoraggio che la trattiene sulla terra ferma. Il dignitoso autolicenziamento e il girovagare per la città lo portano ad imbattersi nella monella, minacciata d'arresto in quanto responsabile del furto di un filone di pane dal furgone che sta rifornendo una panetteria. Charlot tenterà di addossarsene la colpa con lo scopo di farsi arrestare e di risolvere così il problema del vitto. Riuscirà nel suo intento mangiando gratis una quantità sconsiderata di cibo ad un self-service, prendendo dei sigari e regalando dolci a dei ragazzini senza pagare nulla. Sul cellulare che lo trasporta verso la stazione di polizia sale anche la monella, riconosciuta quale vera autrice del furto, e i due fanno conoscenza. Approfittando del ribaltamento del mezzo, coinvolto in un incidente, Charlot(adesso motivato alla libertà) e la monella si danno alla fuga.

L'infortunio alla guardia notturna di un grande magazzino offre a Charlot la possibilità di rifarsi. Mostrata la sua lettera di presentazione ottiene l'impiego in sostituzione dell'infortunato. Dopo aver preso servizio alla chiusura al pubblico Charlot fa entrare la monella per andare alla scoperta del magazzino. Prima tappa reparto pasticceria per placare la fame; seconda tappa reparto giochi per dare libero sfogo alla voglia di divertimento repressa dalla miseria; infine reparto arredamento dove lei può concedersi il sonno in un fantastico e morbido letto che probabilmente nessuno dei due ha mai provato. Tre malintenzionati armati si sono intanto introdotti nel negozio e hanno immobilizzato Charlot. Uno di loro si rivela essere un suo ex compagno di fabbrica che, come gli altri due, è costretto al furto dalla povertà. I tre festeggiano allora con una bevuta nel reparto alimentare: l'indomani mattina alcune clienti rinveniranno Charlot addormentato sotto il banco dei vestiti. Cacciato dal negozio egli dovrà scontare dieci giorni in galera.

Al suo rilascio la monella lo aspetta e lo invita nell'abitazione che nel frattempo ha rimediato. Si tratta di una catapecchia fatiscente ma, se non altro, è un riparo per la notte e un luogo dove consumare i pasti. L'indomani Charlot, che ha dormito nel canile annesso, scorre il giornale e la lettura della notizia della riapertura delle fabbriche in prima pagina riaccende i loro sogni di normalità. Egli si precipita ai cancelli della fabbrica riuscendo a farsi assumere come aiutante manutentore. Questa volta tra gli ingranaggi finisce il suo capo, a causa sua naturalmente. Inghiottito completamente con la sola testa sporgente toccherà a Charlot alimentarlo durante la pausa pranzo. Un nuovo sciopero interrompe l'attività lavorativa e durante i successivi tumulti Charlot sarà nuovamente fermato e condotto in galera. La monella lo accoglie al rilascio anche questa volta. E' raggiante di felicità perché ha trovato un impiego come ballerina presso un ristorante, in cui le riesce di fare assumere come cameriere anche Charlot.

L'impiego prevede inoltre un'esibizione come cantante e Charlot deve ricorrere all'espediente di scriversi il testo della canzone sui polsini, perché non riesce a ricordarlo. L'operazione è però inutile, poiché al primo gesto del numero i polsini gli si sfilano ed egli è costretto ad improvvisare le parole sul famoso pezzo della "Titina", primo e unico episodio di interpretazione sonora del vagabondo. Sarà grazie a questa abilità e al discreto successo ottenuto, più che alle doti di cameriere (travolto dal pubblico danzante peregrinerà per il locale nel tentativo di servire l'anatra che un cliente attende impaziente al tavolo e che non avrà il piacere di gustare), ad assicurargli l'assunzione definitiva. Tutto sembra procedere per il meglio, ma due funzionari dell'ufficio assistenza ai minori orfani bloccano la monella nel corso della sua esibizione con l'evidente intenzione di rinchiuderla in istituto. Ancora una volta, grazie all'aiuto di Charlot, ella riesce a sottrarsi alle autorità e a fuggire.

Sconsolata, si abbandona al pianto sul margine di una strada deserta. L'abbraccio di Charlot, che la stringe con affetto, le infonde fiducia e coraggio per rialzarsi e incamminarsi insieme a lui, mano nella mano, lungo la strada che si apre tra gli sconfinati spazi californiani, simboleggianti le inesplorate opportunità che la vita riserva ancora loro e che insieme sono pronti ad affrontare.

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