Telesia
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Telesia è una città sannitica sorta nella valle telesina, una fertile pianura alla confluenza del fiume Calore con il Volturno in una posizione chiave del sistema viario del Sannio meridionale essendo posta a metà strada tra Capua, Benevento e Venafro.
[modifica] Storia
Diede origine alla Gens Pontia, da cui discende Gavio Erennio, nobile telesino che intrattenne rapporti con Platone ed Archita, famoso matematico dell’antichità ed allievo di Pitagora. Suo figlio, Caio Ponzio Telesino, fu il protagonista della famosa vittoria sui Romani del 321 a.C. che ebbe come epilogo il giogo delle Forche Caudine.
La città di Telesia, proprio durante il periodo romano, ebbe un posto di rilievo nel panorama politico meridionale. Incendiata e distrutta dall’esercito di Fabio Massimo durante le Guerre Sannitiche, divenne preda dell’esercito cartaginese guidato da Annibale Barca per ritornare successivamente colonia romana in epoca sillana.
[modifica] Lo stato attuale
Oggi questa città non è più viva. Ne rimangono solo le testimonianze: strade lastricate, i resti degli isolati, le terme antiche e l’anfiteatro. Di particolare importanza le sue mura perimetrali, visibili lungo il loro percorso, che si estende per oltre due chilometri e mezzo. Esse trasformano il territorio in una originale fortificazione, disegnano una città concepita scientificamente come un fortilizio idoneo a resistere a qualsiasi aggressione esterna.
Le mura di Telesia risalgono al I sec. a.C., quando la città era sotto la sovranità di Roma. La loro tematica costruttiva, del tutto omogenea, è rappresentata da un reticolo in pietra su nucleo cementizio. Lungo il tragitto si ritrovano torri di due diverse tipologie: rotonde o poligonali, talvolta ravvicinate, soprattutto in corrispondenza di settori ritenuti più vulnerabili ad un eventuale attacco esterno, altre volte maggiormente distanziate tra di loro laddove i dirupi del terreno costituiscono una adeguata difesa naturale.
Vista dall’alto la cerchia muraria appare stranamente irregolare, lontanissima dalla schematica concezione della tipica città romana. Essa segue i declivi naturali, sfrutta gli avvallamenti intrinseci addentrandosi, in modo non casuale, a lambire le sponde dei fiumi secondo un rigido progetto architettonico che trova giustificazione nell’unica finalità di difendere la città rendendola inespugnabile agli attacchi esterni. In prossimità degli innesti con le torri e con le porte, le mura raggiungono un’altezza di oltre 7 metri, con uno spessore medio di circa 1 metro e mezzo. Ed è proprio la conformazione delle cortine intermedie la principale originalità della fortificazione telesina. Infatti, tra le torri contigue, la murazione non è rettilinea. Contrariamente alla maggior parte delle fortificazioni coeve, si presenta concava e lascia sporgere all’esterno le sue torri, secondo una inconsueta tecnica costruttiva definita a mesopirgo. Il motivo di tale particolarità urbanistica è facilmente intuibile: dall’alto delle torri il raggio di intervento, e la conseguente copertura balistica esterna, dimostra di essere di gran lunga superiore alle canoniche fortificazioni squadrate. Ciò al fine di consentire una efficacissima difesa di fiancheggiamento.
È probabile che in origine le torri esagonali non eccedessero l’altezza dei mesopirgi essendone, in sostanza, solo la parte terminale debitamente rinforzata da conci di pietra. Le torri cilindriche, invece, dovevano sovrastare la sommità delle mura di almeno 5 o 6 metri onde garantire la protezione balistica dall’alto. Tale conformazione consentiva alle torri esagonali il tiro di interdizione incrociato orizzontale e radente ed alle torri cilindriche quello ficcante, obliquo e di copertura. Tutto finalizzato ad ottenere una difesa valida ed efficace.
Tale fortificazione non ha analogie nell’intero Impero romano e rappresenta un fenomeno unico per l’epoca di costruzione ed anticipa di almeno 16 secoli quello che sarà il fronte bastionato. L’archeologia ingegneristica ritiene che l’invenzione del mesopirgo derivi dall’evoluzione di uno studio di Filone di Bisanzio, uno dei massimi ingegneri militari dell’antichità, vissuto probabilmente tra il III ed il II sec. a.C.
Come di tale sistema difensivo ne fossero venuti a conoscenza i telesini rappresenta uno dei tanti misteri di cui è piena la storia della civiltà di Telesia.
