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Romeo Frezzi - Wikipedia

Romeo Frezzi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Romeo Frezzi, Jesi (Ancona) 17 agosto 1867 - 2 maggio 1897, Roma. Fu un attivista politico probabilmente anarchico italiano, arrestato e ucciso perché amico di Pietro Acciarito, che tentò di uccidere re Umberto I.

Indice

[modifica] La vita

Nato a Jesi da Giovanni e Palmira Felcina, fu falegname. Ben poco si sa della sua vita e della sua formazione politica. Sposato con Assunta Franchi, originaria anche lei di Jesi, si trasferisce a Roma nel 1891 per trovare migliori occasioni di lavoro. Viene assunto dall'artigiano Oreste Palmieri, che lo definirà "assiduo lavoratore" e lo ricorderà per la sua puntualità e serietà. Nel 1895 viene condannato a otto anni di detenzione per una "manifestazione sediziosa" contro il governo Crispi. Sappiamo che frequentava circoli di estrema sinistra e l'Avanti ci riferisce (ma nessun'altra fonte lo confermerà) che era iscritto all'associazione G. Garibaldi e al Partito Repubblicano. La polizia, dopo aver tentato invano di comprendere la sua ideologia politica, lo definisce semplicisticamente "anarchico pericoloso" (sappiamo che in quegli anni anche molti comunisti, socialisti o repubblicani furono definiti anarchici dalle forze dell'ordine, così come alcuni anarchici furono definiti in altri modi). In ambito storiografico viene generalmente definito anarchico, ma talvolta anche repubblicano o socialista.

[modifica] L'arresto e la morte

La morte di Frezzi è strettamente legata al tentato regicidio di re Umberto I commesso da Pietro Acciarito il 22 aprile 1897. Dopo il fatto, la polizia avviò indagini tra gli anarchici di tutta Italia, ma in particolare romani, nel vano tentativo di dimostrare che l'atto individuale di Acciarito fosse in realtà frutto di un gigantesco complotto. Durante una perquisizione dell'abitazione del Frezzi viene rinvenuta una foto raffigurante diversi socialisti e, fra loro, il mancato regicida. Romeo viene dunque arrestato la sera del 27 aprile.

La sua morte avviene in seguito a un durissimo interrogatorio nel carcere romano di San Michele, durante il quale la polizia tenta di estorcere una confessione di complicità con Acciarito. Sui fatti sono state fornite diverse versioni. La prima versione fornita dalla questura di Roma afferma che il Frezzi si è suicidato battendo ripetutamente la testa contro il muro. La seconda versione parla invece di un improvviso aneurisma. Secondo la terza versione, invece, si sarebbe suicidato lanciandosi da una finestra del carcere che si affacciava su un cortile interno. L'Avanti conduce una dura battaglia per far emergere la verità. L'autopsia rivelerà che la morte del Frezzi non può essere dovuta a un suicidio, ma sarebbe da attribuirsi a un inaudito pestaggio: si parla infatti di fratture al cranio, alla colonna vertebrale con distacco completo, alla spalla destra, alle costole e lesioni alla milza e al pericardio.

[modifica] Le proteste per l'omicidio

I funerali si tengono il 9 maggio e sono costituiti da una grande manifestazione contro la monarchia. Anche il 22 agosto, parte da Campo de' Fiori una manifestazione di 15000 persone contro gli assassini "morali e materiali" del Frezzi. Anche in Parlamento gli esponenti dell'estrema sinistra chiedono chiarezza sul caso, ma De Rudinì, allora capo del governo, si assume personalmente la responsabilità di fermare ogni indagine per scongiurare pericoli di sovversione. Il questore di Roma viene trasferito; le guardie carcerarie coinvolte vengono inizialmente arrestate, ma al processo (28 maggio) verranno assolte per "insufficienza di indizi" e lo stato si limiterà ad esonerarle dal servizio; i vertici della questura saranno invece assolti per "inesistenza di reato".

Il processo contro gli altri presunti complici di Pietro Acciarito, invece, si conclude nel novembre del 1897 con un "non luogo a procedere contro tutti gli imputati per difetto e insufficienza di indizi". Si tratta degli anarchici Pietro Colabona, Cherubino Trenta, Aristide Ceccarelli, Ernesto Diotallevi, Federico Gudino, Ettore Sottovia, Umberto Farina ed Eolo Varagnoli.

Il caso della morte di Romeo Frezzi non può non ricordare da vicino i casi degli anarchici Andrea Salsedo e Giuseppe Pinelli.

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