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Periodo Yayoi - Wikipedia

Periodo Yayoi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Voce principale: Storia del Giappone.

Il periodo Yayoi (弥生時代 Yayoi-jidai?) è un'era nella storia del Giappone che va dal 300 a.C. al 250 d.C. Il suo nome deriva dal distretto di Tokyo dove furono per la prima volta ritrovati resti archeologici di quell'era. A seconda della fonte che si prende in considerazione il periodo Yayoi viene fatto iniziare o con l'inizio della coltivazione del riso nelle risaie oppure con nuovi tipi di terraglie. Seguendo in ordine cronologico il Periodo Jōmon, la cultura Yayoi fiorì prevalentemente nella Kyūshū meridionale e nell'Honshū settentrionale.

Recenti scoperte tuttavia fanno pensare che il periodo Yayoi sia iniziato verso il 900 a.C.

Indice

[modifica] Caratteristiche del periodo Yayoi

Un vaso Yayoi, 1°-3° secolo, trovato a Kugahara, Ōta-ku, Tokyo, Museo Nazionale di Tokyo
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Un vaso Yayoi, 1°-3° secolo, trovato a Kugahara, Ōta-ku, Tokyo, Museo Nazionale di Tokyo

Le prime genti appartenenti alla cultura Yayoi si pensa siano apparse nella zona nord di Kyūshū. Successivamente si spostarono sull'isola principale, Honshū, dove erano presenti in massa i nativi dell'era Jōmon. Ci fu così uno scambio di materiale genetico. Sebbene le terraglie Yayoi fossero tecnologicamente più avanzate di quelle del periodo Jōmon (poiché erano prodotte al tornio), esse erano decorate in modo più semplice. I Yayoi fecero anche campane cerimoniali in bronzo, specchi e armi. Intorno al I secolo d.C. iniziarono ad utilizzare strumenti e armi in metallo.

La popolazione Yayoi crebbe e la loro società divenne sempre più complessa. Indossavano vestiti, vivevano in insediamenti stabili, costruivano abitazioni in legna e pietra, accumulavano ricchezza attraverso il possesso della terra e la conservazione del grano e svilupparono distinte classi sociali,. Questo fu possibile grazie all'introduzione di una cultura del riso dall'estuario dello Yangtza nel sud della Cina. Fino a poco tempo fa si riteneva che il riso fosse stato importato dalla Corea. Questa tesi era completamente sbagliata poiché i DNA delle due specie di riso non coincidono per niente. L'introduzione del riso permise lo sviluppo in Giappone di una società sedentaria e agraria. Tuttavia, a differenza della Cina e della Corea, lo sviluppo sociale e politico a livello locale divenne più importante di quello a livello di autorità centrale.

[modifica] Yayoi nella storia cinese

Le registrazioni più antiche riguardanti i giapponesi ci vengono da fonti cinesi del periodo. Wa (倭), la pronuncia giapponese di un antico nome cinese indicante il Giappone, fu menzionato per la prima volta nell'Han Shu (Storia di Han), una storia cinese completata intorno all'82 d.C.. Nel racconto si fa riferimento alla “Terra di Wa” (che al tempo significava «Terra dei nani») che era composta di circa 100 regni, i cui messaggeri pagavano regolarmente i tributi alla base cinese di Lo-lang, in Corea. Nell'Hou Han Shu(Storia del tardo periodo Han), scritta nel 445 circa ci si riferisce anche allo stato di Na, appartenente a Wa, il cui imperatore ricevette un sigillo d'oro dall'Imperatore della Dinastia Han. Questo sigillo fu scoperto nella zona nord dell'isola di Kyūshū nel 1784 nella prefettura di Fukuoka. Il regno di Wa fu menzionato anche nel Wei zhi (Storia di Wei – Uno dei tre regni in cui era divisa la Cina in quel periodo), del 297 d.C., in una sezione dedicata ai “barbari orientali” che include anche vari vari popoli della Corea e della Manciuria.

I primi storici cinesi descrivono Wa come una terra di centinaia di tribù combattenti, non la terra unificata da 700 anni descritta dal Nihongi, un racconto mitico-storico che fa risalire la fondazione del Giappone al 600 a.C. . Fonti cinesi del terzo secolo riportano che la gente di Wa viveva di pesce crudo, vegetali, riso servito su tavolette di bambù e legno. Inoltre applaudivano durante i culti ( cosa ancora fatta nei templi Shinto oggi) e costruivano cumuli di terra in funzione di tombe. Stabilirono anche relazioni di tipo servitore-padrone, iniziarono ad effettuare la raccolta delle tasse e avevano granai provinciali e mercati. La società era caratterizzata da violenti combattimenti.

Nel Wei Chih si parla di una visita a Wa, nel 240, effettuata da parte dei Wei cinesi. Ed è proprio in questo brano che si fa riferimento al più forte dei cento regni: il regno «Yamatai» (in cinese Xiematai ). In questo paese vi era una regnante, Himiko, una figura alquanto misteriosa. Si racconta che ella fosse divenuta regina dopo innumerevoli guerre e che al tempo viveva in una fortezza sorvegliata da cento uomini e servita da mille donne ed un solo servitore. Era attraverso questo che comunicava col mondo esterno. Ella si preoccupava principalmente di faccende spirituali, mentre suo fratello minore si occupava degli affari di stato tra cui le relazioni con i Wei cinesi (220-265). Nel 238 Himiko versò i tributi all'imperatore cinese (pratica che era stata avviata nel 57 d.C.) e in questo modo ottenne il riconoscimento di Regina di tutta la terra di Wa (e non solo del suo regno). Ella ricevette dall'imperatore vari doni tra cui stoffe, gioielli e specchi e lei ricambiò inviando schiavi, tessuti e cinabro. Quando la regina morì nel 248, aveva sessantacinque anni. Dopo di lei vi fu un periodo di caos finché una ragazza di tredici anni, parente di Himiko, di nome Iyo, salì al trono sostituendo un sovrano a cui la gente non voleva obbedire.

Quando gli ambasciatori cinesi chiesero alle genti di Wa quali fossero le loro origini questi risposero di essere discendenti del Re Taibo di Wu, una figura storica che fondò il primo Regno di Wu (吳國) nei pressi del delta dello Yangtze. Yamatai che fiorì intorno al III secolo fu come si può ben capire, il regno più importante del periodo. Tuttavia sussistono ancora dubbi sulla sua esatta ubicazione poiché la narrazione del viaggio compiuta dagli ambasciatori cinesi contenuta nel Wei Chih è aperta a varie interpretazioni: alcuni pensano che si tratti di Yamato, nelle vicinanze del bacino di Nara, altri affermano che lo stato si trovasse nella parte nord di Kyūshū.

[modifica] Le origini della cultura Yayoi

Le origini della cultura Yayoi è stata a lungo fonte di dibattito e attualmente vi sono sette maggiori teorie illustrate di seguito.

[modifica] La cultura Yayoi fu portata in Giappone da migranti provenienti dalla penisola coreana

Una teoria che si affermò nel primo Periodo Meji affermava che la cultura Yayoi fosse stata portata in Giappone da migranti provenienti dalla penisola coreana. Alcuni, tuttavia, si domandano se questi migranti costituivano i moderni coreani. Comunque, molti autori occidentali e giapponesi, hanno concluso che i ritrovamenti archeologici del periodo Yayoi «derivano chiaramente dalla penisola coreana». Questi ritrovamenti includono «risaie, nuovi strumenti di pietra, miglioramenti dell'agricoltura, strumenti di metallo, nuovi metodi di tessitura, vasi di ceramica, nuovi tipi di insediamenti, maiali addomesticati, rituali effettuati con le ossa mascellari, e tombe megalitiche».[1]

Questa teoria trova la sua forza anche nel fatto che la cultura Yayoi inizia sulla costa nord di Kyūshū, ossia nel punto dove il giappone è più vicino alla penisola coreana. Le ceramiche, i tumuli funerari e i metodi di conservazione del cibo con i Yayoi si sono dimostrati molto simili a quelli in Corea. Inoltre vi era una consistente popolazione giapponese nel sud della Corea (Gaya) intorno al 300 a.C. (ed è per questo motivo che oggi le due nazioni affermano di essere stata una vassalla dell'altra. In aggiunta «molti altri elementi della nuova cultura Yayoi erano inconfutabilmente provenienti dalla penisola coreana e precedentemente ignoti al Giappone, inclusi oggetti di bronzo, tessitura, perle e stili di strumenti e di case».[1]

In ogni modo, alcuni affermano che l'incremento della popolazione fino a quattro milioni in Giappone tra il periodo Jōmon ed il periodo Yayoi non può essere spiegato soltanto attraverso la migrazione. Questi affermano che l'aumento della popolazione fu dovuto principalmente al passaggio da un'alimentazione basata sulla caccia e la raccolta alla coltivazione, con l'introduzione del riso. Probabilmente la coltivazione del riso e la sua successiva deificazione (vedi Inari) permisero un incremento della popolazione.

Le prove archeologiche supportano la tesi di un afflusso in massa di contadini dalla penisola coreana al Giappone, che ha soppiantato le popolazioni native di cacciatori-raccoglitori. Una comparazione diretta tra gli scheletri del periodo Jōmon e di quelli del periodo Yayoi permette di distinguere nettamente i due tipi. I Jōmon erano più bassi, con avambracci più lunghi e gambe più corte, distanza tra gli occhi maggiori, visi più corti e ampi, e una topografia facciale più pronunciata. I Yayoi erano più alti, occhi più vicini, facce lunghe e strette,. Dal Periodo Kofun in poi, quasi tutti gli scheletri trovati in Giappone, eccetto quelli degli Ainu e di Okinawa, assomigliano a quelli dei giapponesi e coreani dei giorni nostri.[2].

Le prove genetiche supportano questa teoria. Gli Ainu si pensa che siano i discendenti dei Jōmon, con alcuni geni degli Yayoi.

[modifica] La cultura Yayoi fu portata in Giappone dai migranti della Cina

Un edificio Yayoi (ricostruito)
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Un edificio Yayoi (ricostruito)

La nascita della cultura Yayoi fu improvvisa. La cultura Yayoi era molto evoluta se comparata con il periodo Jōmon. Introdusse capacità in Giappone come il bronzo e le armi di rame, gli specchi di bronzo, le campane e le risaie. Ciò che è, secondo questa teoria, la prova dell'origine cinese è il fatto che i tre maggiori simboli della cultura Yayoi sono lo specchio di bronzo, la spada ed il sigillo reale (questi sono esattamente i simboli utilizzati dalla Dinastia Qin). [3]

In anni recenti prove genetiche e archeologiche sono state trovate sia in Giappone occidentale che nella Cina orientale. Tra il 1996 ed il 1999, una squadra guidato da Satoshi Yamaguchi, ricercatore al Museo Nazionale della Scienza Giapponese, fece una comparazione tra i resti Yayoi (nelle prefetture di Yamaguchi e Fukuoka ) con quelli del primo periodo della dinastia Han (202 a.C.-8) nella provincia costiera di Jiangsu e trovarono varie similitudini tra i teschi e le membra degli Yayoi e delle genti di Jiangsu. Due teschi mostravano le tracce dove i denti anteriori erano stati estratti, di una pratica comune nel periodo Yayoi e risalente al periodo Jōmon. Anche dal punto di vista genetico vi sono delle somiglianze. Questi ritrovamenti suggeriscono che alcuni dei primi coltivatori di riso in Giappone sarebbero potuti arrivare dallo Yangtze più di 2.000 anni fa. [4]

Queste informazioni sembrano essere confermate da racconti cinesi riguardanti la Dinastia Wei. Questi infatti inviarono degli ambasciatori nel Giappone Yayoi e quando chiesero di chi erano i discendenti, essi (i giapponesi) affermarono di essere i discendenti del Re Taibo (太伯) di Wu (呉), una regione costiera nei pressi del Delta dello Yangtze che include gli attuali Jiangsu, Shanghai e Zhejiang.

[modifica] La cultura Yayoi fu creata dall'incrocio dei nativi Jomon e immigranti della Cina/Corea

Alcuni resti terraglie mostrano chiaramente l'influenza delle ceramiche Jōmon. In aggiunta, gli Yayoi vivevano nello stesso tipo di dimore circolari come quelle dei Jōmon. Altri esempi delle comunanze sono le pietre scheggiate per la caccia, le ossa per la pesca, braccialetti di conchiglie e la capacità di laccare vascelli ed accessori. Il Museo Nazionale della Scienza Giapponese una volta tenne una esibizione chiamata Un lungo viaggio nel Giappone preistorico nella quale si affermò che i Yayoi arrivavano dalla Cina del sud poiché vi erano somiglianze tra le varie ossa. [5]

[modifica] La cultura Yayoi emerse da quella Jomon con una limitata immigrazione dalla Cina e/o Corea

La pratica della coltivazione del riso prima si pensava che fosse arrivata in Giappone dalla Cina attraverso la Corea. Secondo questa teoria invece è arrivata dalla Cina meridionale attraverso Okinawa, e poi è giunta in Corea. Le differenze fisiche riscontrabili nei giapponesi di oggi è spiegata a causa di un cambiamento della dieta e del modo di vivere. Il fatto che i giapponesi siano generalmente simili (con eccezione degli Ainu e degli abitanti di Okinawa) suggerisce che i giapponesi non siano provenuti dalla Cina. Sebbene questa teoria piaccia di più ai giapponesi perché non li lega in modo stretto ai loro vicini asiatici, tuttavia risulta essere l'ultima in ordine di attendibilità ed è propugnata da un antropologo giapponese.[6].

[modifica] Periodo successivo

Il periodo archeologico successivo è chiamato Periodo Kufun e costituisce la prima parte del Periodo Yamato. La società Yayoi si sviluppò dando luce ad un'aristocrazia militare dominante e a clan patriarcali, caratteristici dell'era Kofun. Questi cambiamenti furono facilitati probabilmente dall'immigrazione dalla terra ferma

[modifica] Uno studio recente

Un nuovo studio che ha utilizzato il metodo dello spettrometro acceleratore di massa per analizzare i resti carbonizzati di ceramiche e tavole di legno ha concluso che questi risalgono al 900-800 a.C., circa 500 anni prima di quanto si credesse prima. Questi ritrovamenti provengono dalla regione settentrionale di Kyūshū e per confermare ulteriormente questa teoria artefatti della Corea e della regione Tohoku, dello stesso periodo, sono stati testati dando gli stessi risultati

[modifica] Note

  1. Mark J. Hudson. Ruins of Identity Ethnogenesis in the Japanese Islands. University Hawai'i Press, 1999. 0-8248-2156-4.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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