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Orco (folclore) - Wikipedia

Orco (folclore)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Orco in un'illustrazione di Gustave Doré
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Orco in un'illustrazione di Gustave Doré

Nel folklore e nelle fiabe dei paesi europei, specialmente nordici, gli orchi (ogre in inglese) sono mostri antropomorfi giganteschi, crudeli e divoratori di carne umana.

L'orco del folklore è correlato a quello della mitologia germanica (orc in inglese); non sempre è possibile distinguere chiaramente queste due figure, sebbene l'orco della mitologia sia in generale un essere descritto come più simile a una bestia o a un demone. Gli orchi nella fantasy sono talvolta ispirati alla figura dell'orco del folklore (per esempio gli orchi di Piers Anthony), e talvolta a quella dell'orco della mitologia (gli orchi di J. R. R. Tolkien); in alcuni casi, fanno riferimento a elementi tipici di entrambe queste figure.

Indice

[modifica] Storia

[modifica] L'orco classico

L'orco delle fiabe e del folklore deriva certamente dall'Orco della mitologia romana, sovrano del Regno degli Inferi e divoratore di uomini insieme al suo mostruoso cane Cerbero. L'uso del termine "orco" per designare un mostro divoratore di uomini è documentato in italiano fino dal XIII secolo; lo usano, tra gli altri, Jacomo Tolomei (1290) [orco ... mangia li garzone], Fazio degli Uberti (1367), Luigi Pulci, e Ludovico Ariosto. Ristoro Canigiani (1363) ne parla esplicitamente come di uno spauracchio dei bambini. Nello stesso periodo, alcuni autori usano ancora il termine per riferirsi all'Orco romano (per esempio Guido da Pisa e Boccaccio) [1]

È possibile che la figura dell'orco sia approdata in Europa proprio dall'Italia; lo testimonierebbe anche la probabile derivazione etimologica dall'italiano di molti termini europei (per esempio l'antico inglese orke, testimoniato nel 1656).[2]

[modifica] L'orco di Perrault

Probabilmente traendo spunto dalla tradizione italiana (per esempio dall'uerco del Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, 1634), Charles Perrault introdusse alla fine del XVII secolo il prototipo di quello che sarebbe poi diventato l'orco tradizionale delle fiabe. Si tratta di un uomo gigantesco, dall'aspetto di un bruto (spesso rappresentato come peloso, muscoloso, barbuto e con il ventre prominente), non raramente armato di un pesante bastone. Caratteristica correlata è la stupidità, che spesso è ciò di cui l'eroe della storia si avvantaggia per sconfiggere l'orco. In alcune varianti, gli orchi sono in grado di mutare forma. Vivono spesso in palazzi o castelli sperduti, ma anche in grotte e paludi. Nelle fiabe, l'orco è spesso il guardiano di una principessa prigioniera, oppure tiene in schiavitù o divora bambini.

[modifica] Orchi derivati

Molti personaggi delle fiabe, pur non essendo esplicitamente descritti come orchi, ne riproducono diversi elementi tipici; due esempi celebri sono Mangiafuoco di Pinocchio (che schiavizza le marionette e, metaforicamente, i bambini) e Barbablù.

[modifica] Usi metaforici del termine

Per estensione, il termine orco si applica a persone disgustose o volgari con un temperamento violento, specialmente quando tale violenza è diretta verso donne o bambini. È in questo senso, per esempio, che Daniel Pennac usa metaforicamente il termine nel romanzo Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres, 1985). L'associazione fra gli orchi e la violenza contro i bambini fa sì che il termine "orco" sia anche usato, per esempio nella cronaca, per indicare persone che si macchiano di reati di pedofilia.

[modifica] Orchi moderni

Un esempio ben noto di orco nella cinematografia moderna è Shrek, un personaggio che viene utilizzato per ribaltare parodisticamente molte degli elementi della tradizione fiabesca (per esempio, avviene un curioso scambio di ruoli fra l'orco e il principe azzurro).

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. Vedi [1] e [2]
  2. Fa eccezione l'anomalo orc-neas di Beowulf, (VIII-XI sec.), il cui significato probabile è "morto vivente".
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