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Makhnovščina - Wikipedia

Makhnovščina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Makhnovščina (ucraino: махновщина) è il nome dell'esercito insurrezionalista d'Ucraina esistito tra il 1918 e il 1921, chiamato così dal nome del suo comandante, Nestor Makhno.

La formazione delle prime bande insurrezionaliste risale alla diffusione della stipula del Trattato di Brest-Litovsk dell'11 novembre 1918: esso sanciva il passaggio della provincia russa dell'Ucraina al controllo degli Imperi centrali. Alcuni membri di milizie popolari cominciarono a riunirsi dalle campagne attorno alla carismatica figura di Nestor Makhno, un anarchico che aveva iniziato una serie di azioni di guerriglia contro le truppe austro-tedesche, prendendo nel contempo contatti con i bolscevichi russi per ottenere appoggio.

A muovere gli ideali di indipendenza del suo Paese era, per Makhno e i suoi seguaci, anche l'applicazione e la massificazione di un movimento di comunismo libertario di matrice anarchica, dunque del tutto differente da quello applicato nelle città e nelle campagne sottoposte al potere bolscevico.

L'Ucraina era un paese quasi totalmente contadino, quindi il punto centrale di un qualunque modello economico era logicamente il controllo dei campi; gli ideali anarchici si diffusero quindi molto rapidamente, avendo i contadini sempre aspirato alla proprietà della terra che coltivavano da generazioni in condizioni di estremo latifondismo. I terreni sottratti ai grandi latifondisti vennero interamente consegnati ai braccianti e, per quanto possibile, si attuò l’autogestione.

I militanti anarchici di Makhno difendevano e diffondevano questo modo di vedere le cose: reclamavano un totale smantellamento dell'autorità, ed erano famosi per i manifesti che affiggevano nei centri in cui penetravano:

"La libertà dei contadini e degli operai appartiene a loro stessi e non può subire restrizione alcuna. Tocca ai contadini e agli operai stessi agire, organizzarsi, intendersi fra di loro, in tutti i campi della loro vita, come essi stessi ritengono e desiderano [...]. I machnovisti possono solo aiutarli dando loro questo o quel parere o consiglio [...]. Ma non possono, e non vogliono, in nessun caso, governarli."

Nei quattro anni di lotte che si dipanarono nel quadro della guerra civile russa, i makhnovisti combatterono contro chiunque volesse mettere le mani sul Paese: gli austro-tedeschi inizialmente, con azioni di guerriglia mirate; i zaristi dell'Armata Bianca antibolscevica di Anton Denikin, che sconfissero a Ekaterinoslav; i bolscevichi dell'Armata Rossa, che infine ebbero la meglio su di loro e ne fecero massacro per ordine di Lev Trockij.

Nel 1920 i partigiani di Makhno furono invitati a concludere un patto, da pari a pari, con i bolscevichi, ma insistettero per includere nell’accordo una clausola che venne giudicata inammissibile dal governo sovietico:

"Nella regione in cui opererà l'esercito machnovista, la popolazione operaia e contadina creerà le proprie istituzioni libere per l'autoamministrazione economica e politica; queste istituzioni saranno autonome e collegate federativamente - per mezzo di patti - agli organi governativi delle Repubbliche Sovietiche."

Scrive, al proposito, l'italiano Errico Malatesta: "Il carattere squisitamente libertario del movimento e lo spirito egualitario ed antiautoritario non potevano che scontrarsi con i metodi ed i progetti dei bolscevichi che piegarono il movimento dopo lunghi sforzi, nel 1921 con una spedizione diretta da Mikhail Frunze."

Nella storia del Paese l'avventura militare makhnovista è una parentesi per molti aspetti ancora studiata e compresa: era un'armata di volontari che propugnavano l'idea di un comunismo non autoritario, e la cui sconfitta sarebbe stata la rivelazione delle tendenze del potere di Mosca negli anni a venire.

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