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Kahina - Wikipedia

Kahina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Kahina (epiteto che in arabo significa "sacerdotessa, indovina"), è il nome con cui è generalmente conosciuta Dihya, regina della tribù berbera nomade dei Ğerawa, la principale figura della resistenza all'invasione araba del Nordafrica tra il 695 e il 705. Partendo dai monti dell'Aurès (nord-est dell'Algeria), sede della sua tribù (sembra, di religione ebraica), riuscì a porsi a capo di un'alleanza di tribù indigene di religione sia ebraica che cristiana, che contrastò efficacemente per oltre un decennio l'espansione musulmana.

Indice

[modifica] Le vicende

Dopo avere già partecipato al combattimento contro le truppe del Califfo a Tehuda (683), nel corso del quale trovò la morte Uqba Ibn Nafi, la Kahina affrontò, alla testa delle sue truppe, i rinforzi arabi inviati da Oriente nel 688, sotto il comando del governatore dell'Egitto, Hassan Ibn en-Numan, contro i Berberi e i Bizantini. Il combattimento ebbe luogo nel 689 presso l'Oued Nini (vicino a Khenchela), gli Arabi vennero sconfitti dalla Kahina e successivamente inseguiti fino in Tripolitania (l'attuale Libia). La Kahina fece allora ritorno nell'Aurès, dove adottò uno dei suoi prigionieri arabi, Khaled Ibn Yazid. Le truppe del Califfo si riportarono in una posizione molto più vantaggiosa a partire dal 698 con la presa di Cartagine e la sconfitta dei Bizantini in Nordafrica.

Gli uomini della Kahina, convinti che gli Arabi fossero attirati nel paese dalle sue ricchezze agricole si misero allora -secondo il resoconto del Bayan- a fare terra bruciata. I coltivatori della costa, ostili a questa politica, come ricordano Ibn Khaldun ed il Bayan, abbandonarono la Kahina e inviarono addirittura, secondo Ibn-El-Athir, degli emissari all'emiro Hassan per chiedergli di intervenire. D'altra parte, il suo figlio adottivo Khaled, che conservava rapporti con il campo avversario, tenne informati gli Arabi degli spostamenti dei Berberi.

Di questo passo, indebolita da queste defezioni, la Kahina subì un rovescio e cercò rifugio in una cittadella bizantina nei pressi di Biskra. Venne però costretta a proseguire ulteriormente la ritirata, e affrontò l'ultima battaglia a Tarfa. Qui la Kahina trovò la morte in una località che conserva tuttora il suo nome (Bir al Kahina, "il pozzo della Kahina").

Alla vigilia del combattimento, la Kahina avrebbe domandato ai suoi due figli, secondo Ibn Khaldun, di allearsi al futuro vincitore. Di conseguenza l'emiro Hassan nominò, dopo la loro conversione all'islam, il figlio maggiore governatore dell'Aurès, e l'altro figlio capo delle milizie Ğerawa. Questa alleanza portò con sé quella di numerosi Berberi cristiani ed ebrei, che si convertirono in massa all'islam.

[modifica] Le divergenze storiche

Il ruolo svolto dalla Kahina ha costituito un punto cruciale importante per i suoi commentatori. Le asserzioni di molti di essi sono basate su preconcetti politici che sono tanto più difficili da verificare in quanto le fonti sono poche e questa regina guerriera è una figura in gran parte leggendaria.

[modifica] Gli Ebrei in Nordafrica

Comunque sia, Ibn Khaldun, considerato il più autorevole non solo tra gli storici del Medioevo (non solo musulmani ma anche cristiani), riferisce: «Tra i Berberi ebrei, si distinguevano i Ğerawa, tribù che abita l'Aurès, e alla quale appartiene la Kahina» (Histoire des Berbères, tradotta [in francese] dal barone de Slane, t.1, p.208, Algeri, 1852-56).

Il più grande storico francese del Maghreb, Émile Félix Gauthier, dopo aver metodicamente sottoposto ad un'analisi critica tutte le fonti, giunge alla stessa constatazione: «I Ğerawa non sono più dei cristiani, come gli Awreba, ma sono proprio ebrei». (E.F. Gauthier, Les siècles obscurs du Maghreb, Payot, 1927, p.245)

Ciò non ha impedito il sorgere, ai nostri giorni, di una corrente che nega l'appartenenza all'ebraismo di questa eroina, per un'evidente difficoltà che provano molti musulmani al giorno d'oggi di ammettere che prima dell'islam i loro antenati erano in maggioranza ebrei o cristiani.

Eppure gli Ebrei erano particolarmente numerosi in Nordafrica, in epoca romana, secondo la testimonianza di Strabone. Alcuni vi erano venuti liberamente, nel corso dei secoli, fin da epoca cartaginese, mentre altri vi erano stati deportati in massa ad opera di Traiano, dopo aver tenuto testa a lungo alle legioni romane in Cirenaica. Inoltre, il nome stesso Kahina è identificabile con il femminile di Cohen "sacerdote", un nome ebraico, quello della tribù al cui interno si sceglieva il sommo sacerdote di Gerusalemme. E si dà il caso che la Kahina sia stata spesso descritta dagli storici come una sacerdotessa o una stregona. L'epiteto di Kahina sembra dunque rimandare ad origini ebraiche, il che nel Maghreb anteriore alla conquista islamica era assoutamente normale. Quanto all'ipotesi, avanzata da alcuni autori, che la Kahina fosse cristiana perché tra i suoi antenati figuravano i nomi di Matya e Tifan, che sarebbero la deformazione di Mattia e Teofane, si tratta di indizi di poco conto, poiché entrambi i nomi, Mattia (di origine ebraica) e Teofane (di origine greca), potevano essere portati tanto da ebrei quanto da cristiani, in un'epoca in cui il Nordafrica era soggetto all'impero bizantino.

[modifica] Nomadi e sedentari

La storiografia ha anche posto l'accento sulla politica di terra bruciata che sarebbe stata praticata sotto la Kahina (secondo Ibn Khaldun ed il Bayan). Il Nordafrica era in effetti divenuto, dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente, teatro di scontri tra Bizantini e autoctoni, come pure tra Berberi nomadi e sedentari.

Negli ultimi tempi è venuto di moda dare il nome Kahina alle bambine sia tra i Berberi dell'Algeria o del Marocco, sia tra quelli nei paesi di emigrazione.

[modifica] Fonti e Bibliografia

  • Émile Félix Gauthier, Les siècles obscurs du Maghreb, Payot, Paris, 1927.
  • Ibn Khaldoun, Histoire des Berbères (traduit de l'arabe, par le Baron de Slane, Tome I, Alger, 1852-1856.
  • Le Bayan, Histoire de l'Afrique et de l'Espagne(traduit de l'arabe, par E. Fagnan), Alger, 1901.
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