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Isole Aleutine - Wikipedia

Isole Aleutine

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Aleutine (in inglese Aleutian Islands), arcipelago degli Stati Uniti d'America.

Le Aleutine viste dallo spazio
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Le Aleutine viste dallo spazio

Indice

[modifica] Posizione geografica

Situato a sud-ovest dell'Alaska separa l'oceano Pacifico settentrionale dal mare di Bering. Di origine vulcanica, si estende per circa 1.800 km in direzione della penisola di Kamčatka. I quattro sottogruppi principali delle Aleutine sono le isole Fox, Andreanof, Rat e Near.

[modifica] Ambiente

Dal punto di vista geologico l'arcipelago è una continuazione della catena delle Aleutine (Aleutian Range), che si estende sulla terraferma dell'Alaska, e presenta numerosi picchi vulcanici, il più alto dei quali, il monte Shishaldin (2.869 m), si trova sull'isola Unimak. La vegetazione è costituita prevalentemente da radi alberi nani e da graminacee. Sull'arcipelago vi sono buoni porti, ma la navigazione nel mare che lo circonda è difficoltosa e rischiosa a causa della nebbia quasi costante e dei numerosi scogli affioranti.

[modifica] Popolazione

La popolazione autoctona è costituita dagli aleuti, che appartengono alla famiglia eschimese-aleutina e sono classificati etnologicamente come indigeni nordamericani. Gli abitanti sono occupati prevalentemente nella pesca e nell'allevamento ovino. Il centro commerciale di maggiore importanza è la città di Unalaska, situata sull'isola omonima .

[modifica] Storia

Le Aleutine furono raggiunte nel 1741 dal navigatore russo Alexej Ilič Čirikov e da Vitus Bering, navigatore danese al servizio dei russi. Durante la seconda guerra mondiale, nel giugno del 1942, le forze giapponesi occuparono le isole di Attu e Kiska

Cronologia della conquista americana del 1943:


4 maggio: con un giorno di ritardo sul previsto per il maltempo, salpa da Cold Harbor il convoglio americano destinato all’invasione dell’Isola di Attu. A causa di forti venti contrari, durante la navigazione il giorno X dovrà essere spostato di altri 3 giorni, cioè all’ 11 maggio.

10 maggio: la guarnigione nipponica dell’Isola di Attu, posta in allarme una settimana prima contro il pericolo di un’invasione americana in seguito a segnalazioni del servizio informazioni nipponico, abbandona lo stato d’allarme nella convinzione che gli americani abbiano rinunciato all’operazione, date anche le proibitive condizioni del mare.

11 maggio: la settima divisione USA sbarca in vari punti dell’Isola di Attu, occupata dai nipponici dai tempi della battaglia delle Midway. La fitta nebbia limita fortemente l’appoggio delle artiglierie della Task Force 16 del contramm. Kinkaid nonché l’appoggio aereo, ma favorisce la sorpresa. I reparti sbarcano nel pomeriggio nella Baia del Massacro, a Punta Alexai, a ovest della Baia di Holtz nella parte settentrionale dell’isola. Altri sbarchi avverranno nella notte sul 12. Gli invasori avanzano verso il Passo Jarmin, ma verso le 19 sono bloccati dall’intenso fuoco dei difensori appostati sui rilievi che delimitano il passo.Il fango paralizza autocarri e trattori. Il comandante della divisione, generale Brown, predispone un assalto al passo per l’indomani.

12 maggio: con l’appoggio degli aerei e dell’artiglieria navale, la 7à divisione converge da due direzioni sul Passo Jarmin. Un attacco frontale condotto dalla Baia del Massacro non dà alcun risultato.

13 maggio: nonostante ripetuti assalti, gli americani restano sostanzialmente inchiodati alle posizioni occupate subito dopo lo sbarco. Riavutisi dalla sorpresa, i nipponici oppongono una resistenza energica e ben coordinata. Nella parte settentrionale dell’isola, vanno anzi al contrattacco cercando, senza riuscirvi, di sloggiare gli invasori da una piccola cresta, denominata Collina X. L’appoggio navale ed aereo è limitato dal maltempo.

14 maggio: le posizioni degli invasori e dei difensori restano sostanzialmente immutate. Gli sforzi per la conquista del Passo Jarmin non portano ad alcun risultato. Le condizioni atmosferiche impediscono l’attività aerea, ma le artiglierie delle unità navali americane bombardano violentemente le posizioni nipponiche.

15 maggio: si rinnova l’attacco americano nella Baia del Massacro (a sud) ma non vengono compiuti progressi nonostante il consistente appoggio di artiglieria. La nebbia provoca un rinvio dell’attacco nella Baia di Holtz (a nord) fino alle 11, quando gli americani scoprono che i nipponici hanno abbandonato le posizioni che avevano la sera prima per ritirarsi su altre più vantaggiose. Mentre avanzano, subiscono serie perdite a causa del fuoco nemico e soprattutto di un’incursione della loro stessa aviazione.

16 maggio: nuovi assalti americani nella zona della Baia di Holtz. I nipponici, in grande inferiorità numerica (2380 uomini contro 11.000 americani) e col pericolo di essere presi da tergo se gli americani riuscissero a sfondare nella Baia del Massacro, si ritirano durante la notte sul 17 su Chicagof Harbor per tentare l’ultima resistenza.

17 maggio: i reparti della Baia di Holtz avanzano e occupano le posizioni che il nemico ha sgombrato durante la notte. Anche i reparti disposti nella Baia del Massacro scoprono che i nipponici se ne sono andati e occupano il tanto conteso Passo Jarmin.

18 maggio: si congiungono le forze provenienti da nord (Baia di Holtz) con quelle provenienti da sud (Baia del Massacro). Nel settore settentrionale vengono subito sbarcati nuovi reparti e rifornimenti. Si prepara la nuova fase dell’operazione, contro Chicagof Harbor.

19 maggio: gli americani attaccano prima dell’alba per conquistare un passo che apre la strada alla valle di Sarana. I combattimenti durano fino al tramonto, ma infine i nipponici sono sopraffatti.

20 maggio: gli americani restano bloccati al passo (in seguito chiamato Passo Clevesy) dai nipponici che durante la notte hanno preso posizione sui picchi che lo dominano. Gli uomini addestrati per la guerra nel deserto devono trasformarsi in scalatori per poter aggirare il nemico. Dopo duri combattimenti, gli attaccanti riescono a avanzare nella valle di Sarana. Qualche progresso viene compiuto anche nella parte settentrionale dell’isola.

21 maggio: sul fronte meridionale dell’isola di Attu, gli americani riescono a eliminare l’unico caposaldo nipponico rimasto su uno dei picchi che dominano il Passo Clevesy e avanzano verso una cresta prossima a un altro passo che dalla valle di Sarana conduce a Chicagof Harbor. Le truppe sbarcate nella Baia di Holtz avanzano più lentamente a causa delle maggiori difficoltà del terreno montuoso.

22 maggio: le truppe del fronte meridionale dell’isola di Attu riescono a penetrare nella valle che conduce a Chicagof. Quelle del fronte settentrionale restano sulle loro posizioni. Importante, quando le condizioni atmosferiche lo consentono, il contributo di fuoco dato dalle unità della Task Force 51 che, coperta dalla Task Force 16 del contramm. Kinkaid, ha provveduto alle operazioni di sbarco. La Task Force 51, comandata dal contramm. Rockwell, è formata dalle vecchie corazzate Pennsylvania e Idaho, da una portaerei di scorta, 6 incrociatori e 19 cacciatorpediniere.

23 maggio: i reparti del fronte meridionale attaccano l’importante Cresta Fish Hook, ma sono bloccati dall’intenso fuoco nemico. Le montagne dell’Isola di Attu sembrano costituire un ostacolo insormontabile alle pur numerose e bene armate forze americane. Dopo gli inutili tentativi della giornata, viene deciso che la Cresta Fish Hook sarà l’obiettivo di un attacco coordinato dei reparti dei due fronti, meridionale e settentrionale.

24 maggio: su Attu, rinnovati attacchi contro la Cresta Fish Hook sono respinti dai nipponici, che si difendono con fanatica determinazione.

25 maggio: su Attu, le truppe americane avanzanti da sud riescono a metter piede sulle pendici della Cresta Fish Hook dopo scontri all’arma bianca in un complicato sistema di gallerie scavate dai nipponici. Anche i reparti del fronte settentrionale riescono a compiere qualche progresso dall’altra parte della cresta.

26 maggio: gli americani migliorano le loro posizioni sia sul versante meridionale che su quello settentrionale della Cresta Fish Hook.

27 maggio: su Attu, le forze della 7à divisione USA riescono a conquistare la Cresta Fish Hook. Presso Punta Alexai si inizia la costruzione di una pista per aerei da caccia.

28 maggio: prima dell’alba, dopo essere scesi in assoluto silenzio dalle montagne di Chicagof Harbor, i nipponici lanciano un violentissimo contrattacco, riuscendo a penetrare entro il dispositivo americano. Selvaggi combattimenti si protraggono per tutta la giornata e nel corso della notte successiva.

30 maggio: dopo l’ultimo, disperato tentativo, si esaurisce ogni resistenza organizzata dei giapponesi sull’Isola di Attu. Gli americani hanno pagato cara la conquista: solo nei combattimenti del 29, hanno avuto 550 morti e 1140 feriti; alcuni uomini sono impazziti dal terrore di fronte alla furia unlante degli assalitori. Quanto ai nipponici, a parte 28 feriti caduti in mano americana, l’intera guarnigione si è sacrificata. 2352 i morti, 500 dei quali suicidi mediante bombe a mano.

31 maggio: gli americani perlustrano l’Isola di Attu alla ricerca di giapponesi superstiti. Trovano soltanto cadaveri.

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