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I limoni (poesia) - Wikipedia

I limoni (poesia)

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La poesia I Limoni fu scritta tra il 1921 e il 1922 da Montale.

Indice


“I limoni” è una poesia simbolica, o meglio è una poesia polisimbolica perché i Limoni hanno più significati. I Limoni simboleggiano innanzitutto la possibilità che ha l’uomo di potersi raccogliere in meditazione per iniziare il viaggio verso il soprannaturale. Ecco come Elio Gioanola esprime questo significato: «I Limoni, nella loro struggente umiltà, sanno regalare una ricchezza più autentica e radicale, quella d’apertura verso una dimensione che sta al di là della rete stringente della contingenza reale…..gli umili limoni, con il loro profumo edificano, alludono alla trascendenza, in una direzione che va dal naturale e dall’umano al divino». Secondo Romano Luperini “I Limoni” rappresentano «l’aspirazione all’armonia, alla pianezza, alla integrità psichica, e dunque a un inno che viene riconosciuto ormai impossibile, ma cui si continua a pensare con nostalgia». Gli altri significati dei Limoni sono la ricerca di scoprire la verità sull’universo e il significato della vita attraverso momenti solitari a contatto con la natura. Ma questa resta muta e non comunica all’uomo i suoi segreti, per cui il tentativo della scoperta ricomincia di nuovo in un nuovo tentativo più conscio e più aperto. Ecco come Maurizio Dardano spiega questo significato: «I Limoni attraggono l’attenzione del poeta perché, al di là del loro aspetto esteriore, essi sembrano nascondere un significato più profondo, che il poeta si sforza di decifrare. I versi di Montale nascono dal desiderio di comprendere il mondo che lo circonda, piuttosto che da un atteggiamento contemplativo o sentimentale: ma questo desiderio di conoscenza è destinato a rimanere inappagato, e le cose restano chiuse nel loro segreto, senza che l’uomo riesca a scoprirne il senso».

L’altra grande novità della poesia riguarda il linguaggio poetico. Esso è aspro ed irto di suoni duri, e molto vicino al linguaggio parlato. La vicinanza - però - è solo apparente, perché le scelte lessicali e sonore restano raffinate ed accurate.

La poesia esprime tutto il pessimismo razionale del poeta e si ricollega al celebre Canto di Giacomo Leopardi “Canto Notturno di un pastore errante dell’Asia”. In questo Canto il Leopardi chiede alla luna di dire al poeta il significato della vita, ma la luna rimane silenziosa e muta. Allo stesso modo Montale chiede alla Natura di svelare i suoi segreti, ma essa resta muta e silenziosa, lasciando l’umanità priva di senso. Ma gli uomini hanno la possibilità di ritentare di carpire i segreti in un continuo ed estenuante tentativo di ricerca, che forse un domani non sarà vano ma utile. I limoni rappresentano la forza e il coraggio per gli uomini andare avanti in questa ricerca del significato della vita. I limoni rappresentano anche un momento religioso incluso dal poeta nei versi 34 –36: «Sono i silenzi in cui si vede / in ogni ombra umana che si allontana / qualche disturbata Divinità».

I limoni sono il simbolo della razionalità dell’uomo che, pur costretto a vivere in una natura ostile, ha a disposizione la mente che «indaga accorda disunisce / nel profumo che dilaga / quando il giorno più languisce». E come scrive Dardano «questa sequenza di verbi esprime la tensione conoscitiva dell’uomo, la sua appassionata ricerca intellettuale. L’accento posto sulla parola mente ci fa capire come per Montale la poesia sia prima di tutto uno strumento razionale di conoscenza e di interpretazione della realtà».

[modifica] Testo della poesia

Ascoltami, i poeti laureati
Poetano soltanto piante
Dai nomi poco conosciuti: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che portano
Nei fossi erbosi dove i ragazzi agguantano
In pozzanghere mezzo seccate
Qualche rara anguilla:
amo i sentieri che seguono i dirupi,
che discendono tra i ciuffi delle canne
e che immettono negli orti dei limoni.

È meglio se il vocio rumoroso degli uccelli
Si zittisce nel lontano cielo:
si ascolta più chiaro il fruscio
dei rami dei limoni nell’aria che quasi non si muove,
e si percepiscono i sensi dell’odore
che si espande per terra
e che fa sentire nell’animo una dolcezza inquieta.
Qui il tumulto delle passioni deviate
Si placa per miracolo,
qui la nostra parte di serenità tocca a noi poveri poeti
ed è il raccoglimento interiore.
Vedi, talora ci si aspetta di scoprire
in questi momenti silenziosi in cui
Le cose si mostrano dirette e sembrano vicine
A svelare il loro vero segreto,
un equilibrio infranto, una legge non eseguita,
il significato svelato che finalmente
ci faccia capire la verità sulla vita,
questi sono i momenti nei quali
Lo sguardo guarda attentamente d’intorno,
la mente indaga collega analizza
nel profumo dei limoni che dilaga
quando il giorno finisce al crepuscolo.
Questi sono i momenti assorti
Quando ogni ombra umana che si allontana
Sembra una disturbata Divinità.

Ma l’illusione di scoprire la verità svanisce e
Il fluire del tempo ci riporta
Nelle città rumorose dove l’azzurro del cielo
Si mostra a stento, in altro, tra i cornicioni delle case.
La pioggia si abbatte ripetutamente sulla terra, poi;
il freddo dell’inverno si infittisce sulle case,
la luce del giorno si fa scarsa – l’anima si fa triste.
Quando ad un tratto ci si mostrano
Da un portone malchiuso
Tra gli alberi di un cortile
Il colore giallo dei limoni;
e allora la tristezza dell’anima si scioglie,
e allora il suono d’oro del sole
ci fa sentire nel cuore
una canzone di lietezza.

[modifica] Sintesi della poesia

La poesia è composta da quattro strofe di lunghezza quasi uguale, per un totale di 49 versi. Essa espone un percorso logico – ideologico e filosofico. Nei primi tre versi il poeta si contrappone alla ideologia e alla poetica Dannunziana. Egli si distanzia dall’eloquenza di D’Annunzio. Come scrive A. Frattini: «Indica una scelta sentita e perentoria. In questo amore per le strade semplici e inconsuete va colto il motivo polemico antiretorico e antidannunziano di Montale». Anche F. Puccio mette in rilievo la polemica di Montale contro la poetica retorica di D’Annunzio: «Sin dai primi versi il poeta si dissocia da certa poesia “laureata” cui fa il verso con sottile ironia: non evita appositamente di ripeterne i termini rari di cui tale poesia ama paludarsi, ne riprende l’incipit dannunziano de La pioggia del pineto, gioca con ambiguità su un lessico già presente in Pascoli e D’Annunzio, come “s’affolta”».

Nella prima strofa Montale afferma di amare le strade che conducono nei fossi erbosi, i sentieri che percorrono a lato dei ciglioni e le viuzze che conducono negli orti dei limoni. Nella seconda strofa il poeta descrive il silenzio degli orti, e l’odore dei limoni, che discende nei cuori dei poeti poveri.. In questi luoghi il tumulto delle passioni per miracolo si placa e qui la ricchezza dell’odore tocca anche ai poeti poveri. Nella terza strofe il poeta descrive i momenti magici del crepuscolo quando il silenzio del luogo è più alto e le cose si scoprono in un confidente abbandono, quasi a svelare la loro realtà più misteriosa. In questa pace solenne della natura il poeta sembra capire e carpire uno sbaglio di natura, oppure il punto morto del mondo, oppure l’anello che non regge, il filo da disbrogliare che finalmente faccia conoscere una qualche verità ontologica. Il poeta guarda attentamente tutto d’intorno, la sua mente indaga, accorda disunisce in mezzo al profumo dei limoni nel momento incantato del crepuscolo. In questi silenzi stupiti si vede qualche disturbata Divinità dinnanzi a qualche ombra umana che si allontana (alla vista della Divinità). Nella quarta strofa il poeta con uno stacco brusco e netto dichiara che l’illusione di raggiungere la verità viene meno e che il fluire del tempo riporta nella realtà delle città rumorose, dove il cielo si vede a stento in alto trai cornicioni delle case. Il freddo dell’inverso poi si infittisce e la luce del giorno diminuisce e l’anima si fa triste. Allorché un giorno all’improvviso da un portone di cortile il giallo dei limoni ci si mostra, di modo che il tedio dell’anima si scioglie e i suoni della letizia si sentono nel cuore attraverso il giallo della solarità.

[modifica] Tema della poesia

Il tema della poesia è la disillusione, cioè la perdita dell’illusione, di poter accedere alla scoperta del segreto delle cose e del significato della vita. Il poeta si rende conto che dopo il momento dell’illusione viene il momento della realtà che distrugge l’illusione. Ma il poeta non conclude con la vittoria della realtà sulla illusione, perché ad un certo punto i limoni ricompaiono a destare vitalità nell’anima e incoraggiamento al cuore; anzi la poesia termina con un inno alla solarità, quasi capovolge la situazione e dà la vittoria all’illusione. Il tema della poesia è dunque la riproposta dell’eterna lotta tra illusione e realtà. Il limoni simboleggiano quindi la forza dell’uomo di ricominciare daccapo ogni volta che sopraggiunge la realtà. I limoni rappresentano volontà di vivere e di ricominciare la lotta della speranza di vita contro il grigiore della vita quotidiana. Ma i limoni significano soprattutto sia la fede sia la razionalità dell’uomo contro il mistero della natura e la sua incomprensione. E i versi che rinviavano sia alla fede che alla razionalità sono più di uno. I versi di fede sono i versi 22 – 25 «Vedi, questi silenzi in cui le cose / s’abbandonano e sembrano vicine / a tradire il loro ultimo segreto» fanno pensare al tradimento di Giuda contro Gesù Cristo e “l’ultimo segreto” fa pensare all’ultima cena di Cristo. Mentre sono evidente i versi della logica naturale cioè i vv 26 – 32, che rinviano alla teoria scientifica di Boutroux. In definitiva i limoni simboleggiano da una parte il momento di raccoglimento e di meditazione (spirituale e razionale) dell’uomo nella lotta contro la natura per scoprirne i segreti e dall’altra parte i limoni rappresentano il punto debole della natura che donano all’uomo la felicità della scoperta, perché prima o poi l’uomo con la sua scienza o con la sua fede scoprirà il mistero dell’esistenza e uscirà vittorioso dalle catene che lo legano a questa terra.

[modifica] Il messaggio della poesia

Il messaggio della poesia, però, è pessimistico, ma razionale o dialettico, come spiega F. Puccio: «Ma - e qui appare il pessimismo dialettico di Montale – la tensione conoscitiva non poteva essere del tutto annullata nell’uomo, doveva pur lasciare qualcosa di sé, se con come presenza, per lo meno come assenza, come energia di un inconscio sempre pronto a riemergere, anche all’improvviso, sotto la spinta di una molla casuale, come l’inatteso mostrarsi agli occhi del giallo dei limoni». O, come scrive M. Dardano: «Nel finale della poesia Montale, dopo avare sperimentato la disillusione, si affida ad un oggetto-simbolo,capace di sciogliere provvisoriamente il gelo del cuore, ma non di fornire alla mente indagatrice le risposte che cercava».

[modifica] La tesi della poesia

La tesi della poesia è svelata e spiegata molto bene da Beatrice Panebianco nella sua bella antologia quando scrive: «I versi 22 – 49 contengono l’altro nucleo tematico, la concezione montaliana del male di vivere, della vita come una catena di eventi di cui non si comprende il significato. L’uomo è sostenuto dalla speranza di scoprire il senso positivo della vita e di trovare un “varco” definito qui una disattenzione della Natura, un punto debole dell’universo, un anello che cede, un filo che ci permette di sbrogliare il groviglio dei segreti della Natura». Anch’io credo che “l’uomo è sostenuto dalla speranza di scoprire il senso positivo della vita”, benché la vita è piena di sofferenze e del “male di vivere”. E voglio sperare a credere che all’ultimo, quando ormai abbiamo sperso ogni speranza di salvezza, Dio interverrà per salvare l’umanità dalla morte eterna, come conclude Beatrice Panebianco nella spiegazione della poesia: «Eppure quel magico momento può ripetersi, quando tra gli alberi di un cortile appaiono all’improvviso i gialli dei limoni, che evocano, come lo squillo di una tromba, la luminosità del sole e dell’estate e donano all’anima, sia pure per poco, un sentimento consolatorio di gioia. La scoperta di un significato positivo della vita, qui rappresentato, dai limoni, esprime una concezione esistenziale che non appare ancora del tutto pessimistica».

[modifica] Contesto sociale, culturale, filosofico e letterario della poesia

La poesia è inserita in un contesto sociale medio alto, dovuto sia a Montale che faceva parte di una famiglia agiata di commercianti, sia alla ideologia liberale di Montale. Ossi di seppia fu pubblicata nelle edizioni di Piero Gobetti, prestigioso esponente del movimento liberale. Montale stesso fu per tutta la vita un alto esponente del movimento liberale e della borghesia italiana, e difenderà in molte poesie la sua posizione di centralità della vita politica italiana. La poesia è inserita nel pieno dell’attività culturale dell’Italia del 1920 –1922. Riprende le tesi della “La Ronda” e interviene potentemente sul vivace dibattito culturale dell’epoca sul dannunzianesimo. La poesia presenta molti richiami filosofici impliciti e sottesi alla poesia: dal pensiero filosofico di Leopardi a quello di Schopenhauer, da Boutroux a Bergson, da Dostoevskij a L. Scestov. La poesia presenta molti richiami letterari: da Sbarbaro, a Gozzano, da Pascoli a D’Annunzio, da Saba a Campana, da Rebora a Govoni.

[modifica] Caducità e attualità della poesia

Credo che la poesia sia per buona parte ancora molto attuale. È una poesia assertiva e dimostrativa, senza tentennamenti o dubbi di sorta. L’argomento dell’eterna lotta tra l’illusione e la realtà, tra la speranza di salvezza e il pessimismo della distruzione della morte è sempre attuale. È ancora attuale anche la lotta tra fede e ragione e concordo anche pessimismo razionale o dialettico di Montale. A distanza di molti decenni dalla sua pubblicazione la poesia e l’intera opera Ossi di seppia non ha perso la vibrante e appassionata ricerca intellettuale nello scoprire i segreti della natura e il significato della vita. Ancora oggi è viva più che mai nell’umanità la passione della conoscenza e della ricerca della verità. Oggi nell’umanità è sempre viva «la tensione conoscitiva dell’uomo, la sua appassionata ricerca intellettuale».

[modifica] Il genere della poesia

Il genere della poesia è discorsivo – dimostrativo – filosofico e assertiva. La poesia ha un andamento discorsivo – narrativo. La prima strofa indica la poetica realistica e quasi dimessa del poeta. La seconda strofa indica i momenti solenni e silenziosi nei quali i poeti ascoltano i suoni della natura che procurano agli uomini una dolcezza inquieta, (perché sempre cangiante e nascosta). La terza strofa indica l’abbandono della natura a voler svelare i suoi segreti e indica il desiderio del poeta di voler scoprire il mistero della vita e della natura. Il poeta con la sua mente analizza e collega ciò che vede nella speranza di poter afferrare il significato della vita e svelare il mistero della natura. E in questi silenzi meditativi il poeta vede e quasi avverte nella natura una qualche divinità disturbata dalla presenza umana. La quarta strofa indica il momento della disillusione che segue al momento dell’illusione. Il tempo poi riporta gli uomini nella vita grigia e difficile di tutti i giorni, acuita dal freddo dell’inverno. Ma di tanto in tanto l’apertura di un portone malchiuso fa vedere il giallo dei limoni, i quali riportano gli uomini a riavere fede e speranza in una vita più alta e serena. Il giallo dei limoni rievocano il giallo oro delle trombe dei raggi del sole.

[modifica] La metrica della poesia

La metrica della poesia è formata da versi in prevalenza endecasillabi e settenari. I versi hanno rima libera. La poesia è ricchissima di assonanze e consonanze. Le rime interne e le rime al mezzo sono frequenti.

[modifica] Le figure retoriche

Le figure retoriche della poesia sono tantissime: dai continui enjambements, agli ossimori, dall’anastrofe all’anafora, dalla sineddoche alla paronomasia, dallo zeugma alla sinestesia.

[modifica] Il tono emotivo

Il tono emotivo della poesia è tono discorsivo colloquiale. Come scrive F. Puccio: «La poesia su una base dai toni prettamente confidenziali e colloquiali, dietro i quali si cela però una diffusa musicalità». La poesia presenta comunque, secondo me, un tono emotivo neutro, quasi atono, perché la poesia è soprattutto una poesia razionale e quindi non compaiono i sentimenti del poeta. Invece emerge chiara la sua Weltanschauung. Il tono della poesia è dettato allora solo dalla tensione intellettuale del poeta e dalla sua ansia razionale e pessimistica della vita. Montale non manifesta i suoi sentimenti, né positivi né negativi, né tristi né lieti, ma lancia soltanto il suo messaggio tra il fisico e il metafisico, tra l’agonistico e il rassegnato.

[modifica] La lexis della poesia

La lexis della poesia ha un carattere chiaro ed esprime più che altro un pensiero lucido e vivace. È una delle poche poesie di Montale in cui la lexis è chiara e semplice. La sintassi è prevalentemente piana e segue un periodare paratattico. Evita il tono aulico e maquiloquente di D’Annunzio e sfugge ai toni dimessi della poesia crepuscolare e si presenta invece con un Italiano medio e chiaro, nuovo e aperto a tutti i lettori. Da qui il tu iniziale, il quale è riferito a ogni lettore di qualsiasi estrazione sociale. Il tono colloquiale non esclude una lexis ricercata e raffinata all’interno di un discorso narrativo - poetico.

[modifica] Il linguaggio poetico

Il linguaggio del testo è chiaro e raffinato. La poesia riesce ad assortire sia termini dal lignaggio comune sia termini della tradizione poetica italiana. La poesia presenta anche preziosismi lessicale come «riescono agli erbosi / fossi»; presenta parole di origine latina «divertite»; presenta verbi rari come «s’affolta». Il linguaggio poetico è, dunque, alto e ricercato. Ma la novità del linguaggio è sicuramente un linguaggio dai suoni aspri e duri frammisti a suoni comuni e dolci.

[modifica] Le espressioni più belle della poesia

Le espressioni più belle della poesia sono le immagini nuove e singolari che il poeta crea nella terza strofa quando usa una serie di metafore per descrivere il tentativo degli uomini nel cercare «di scoprire uno sbaglio di Natura, / il punto morto del mondo / l’anello che non tiene, / il filo da sbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità». Anche il finale della poesia presenta una pregiata sinestesia: «Quando un giorno da un malchiuso portone / tra gli alberi di una corte / ci si mostrano i gialli dei limoni; / e il gelo del cuore si sfa, / e in petto ci scrosciano / le loro canzoni / le trombe d’oro della solarità».

[modifica] La Weltanschauung del poeta

La Weltanschauung del poeta è quella di un uomo che ha chiaro in mente la lotta degli uomini contro la natura. Ecco come Beatrice Pannebianco descrive la weltanschauung di Montale: «Le poesie di Ossi di seppia testimoniano, in un linguaggio semplice e comune, la solitudine esistenziale del poeta e l’esperienza del suo male di vivere, oggettivato nel paesaggio arido e assolato della Liguria. La poesia ha la funzione di indagare questa funzione del’uomo, di testimoniare i dubbi, le contraddizioni, le discontinuità che regolano le leggi della vita. Il suo pessimismo non è perciò sterile; anzi, il poeta avverte la necessità dell’impegno morale, che permetta all’uomo di riscattarsi da una legge di sofferenza e da una visione deterministica della vita. Di qui la ricerca di un varco attraverso il muro dietro il quale l’uomo cammina, per intravedere la verità, lo sbaglio di natura, l’anello che non tiene, qualcosa che infranga la regola, che offra un’improvvisa rivelazione del significato della vita, anche se il poeta è consapevole che altri e non lui riusciranno a coglierlo».

[modifica] Aspetti estetici della poesia

Credo che il carattere estetico della poesia sia dovuto soprattutto alla tensione alta e ferma, laica e razionale sottesa e espressa dal poeta nella poesia. Essa presenta né sentimenti vittimistici né un atteggiamento sentimentalistico, ma un atteggiarsi nudo e crudo del poeta di fronte alla dura realtà di tutti i giorni. La poesia presenta un taglio e un piglio assertivo, logico e razionale. Il poeta è sicuro dei suoi argomenti e della sua Weltanschauung che non ha tentennamenti di sorta né verso toni maquiloquente né versi toni crepuscolari. Ma credo anche che la poesia presenti un aspetto fideistico implicito nella poesia, che attenua l’altezzosità della ragione e rende la poesia ieratica e solenne. Un altro aspetto bello della poesia è quello della sua costruzione tramite un sapiente assemblaggio moderno di tanti richiami esterni ed interni: dal crepuscolarismo alla filosofia vitalistica, dagli enjambements alle sinestesie, dalle metafore al linguaggio simbolico.

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