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Giovanni Bellini (pittore) - Wikipedia

Giovanni Bellini (pittore)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Giovanni Bellini (1430 circa-1516), uno dei più importanti pittori italiani del Rinascimento, famoso anche con il nome Giambellino.

Indice

[modifica] Biografia

Nacque, probabilmente, a Venezia intorno al 1430 (non esistono documenti che provino con certezza né la data di nascita né il luogo).
È uno dei quattro figli di Jacopo Bellini, il più importante pittore veneziano della sua generazione, gli altri tre figli erano: Gentile (anche lui un importante pittore), Niccolò e Nicolosia, che nel 1453 sposò Andrea Mantegna.

Non esiste alcuna documentazione sull’educazione artistica dei due fratelli Bellini, è probabile che entrambi abbiano fatto pratica nella bottega del padre.
Nel 1459, Giovanni, dipinge una pala per una chiesa di Padova in collaborazione con il padre ed il fratello.

Anche della sua vita privata si hanno poche notizie: aveva sicuramente una moglie Ginevra, che compare per la prima volta in un documento del 1485 e nel 1498 muore; poco più tardi anche l’unico figlio, Alvise, muore.

Nel 1475 conosce Antonello da Messina e subisce il suo influsso sulla pittura ad olio.
Quattro anni dopo il fratello Gentile si reca a Costantinopoli per lavorare per il sultano Maometto II, e Giovanni prende il suo posto per eseguire una serie di dipinti per il Palazzo Ducale (purtroppo questi dipinti andarono distrutti durante un incendio nel 1577).

Nel novembre 1516 muore a circa ottantacinque anni e viene sepolto con solenni funerali nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia accanto al fratello Gentile.

[modifica] Attività artistica

Sacra allegoria, 1490, Gallerie degli Uffizi, Firenze
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Sacra allegoria, 1490, Gallerie degli Uffizi, Firenze

Bellini fu uno dei più grandi pittori rinascimentali e il più grande esponente dell’arte veneta quattrocentesca.

I ritratti rappresentano solo una piccola parte della produzione artistica del pittore, ma comunque resta uno dei principali ritrattisti veneziani dell’epoca.
Il suo primo ritratto risale al 1474 e pare che gli altri ancora esistenti siano stati realizzati tra il 1480 ed il 1500, quelli che risalgono al Cinquecento sono pochi.
I quadri hanno lo stesso formato, sono sempre uomini, solitamente giovani, e raffigurati col busto rivolto verso sinistra; lo sfondo di solito in tinta unita, anche se qualche volta Bellini dipinge dietro al protagonista un cielo nuvoloso o un paesaggio. Le persone ritratte erano appartenenti alle famiglie nobiliari veneziane.
Molti dipinti dell’artista trattano episodi della vita di Gesù, il tema più frequente è quello della crocifissione, rappresentata a volte con la Madonna e San Giovanni ai piedi della croce.
Le figure, gli elementi vegetali, animali e paesaggistici assumono molto spesso una valenza simbolica ben codificata (anche se per noi contemporanei la lettura può risultare non sempre immediata).
La maggior parte dei quadri dipinti da Giovanni - o comunque usciti dalla sua bottega - raffigurano il tema della Madonna col Bambino.

I dipinti devozionali con Madonna e il Bambino da soli o accompagnati da santi di piccolo formato erano destinati generalmente ad una committenza privata.
Il loro significato non è banalmente un 'rapporto affettuoso madre/figlio' bensì più complesso e riassumibile nel preannuncio della Passione di Cristo. Infatti in quasi tutti i dipinti il Bambino è raffigurato in posizioni che ricordano la morte.

Nell'ambito delle commissioni pubbliche (fondamentali per gli esiti della pittura italiana) realizzò pale di grande importanza come:

  • la famosa pala Incoronazione della Vergine, probabilmente del 1475, ([[1]]), eseguita per la Chiesa di San Francesco di Pesaro ed oggi nel locale museo civico, che portò l'influenza del Bellini su pittori anche non veneti, come è il caso del forlivese Marco Palmezzano
  • il trittico con la Madonna, il Bambino e due angeli musicanti fra i santi Nicolò, Pietro, Marco e Benedetto (1488) ancor oggi conservato nel luogo originario, la cappella Pesaro della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari di Venezia
  • l'imponente Pala di San Zaccaria (firmata e datata 1505), anch'essa conservata nel luogo d'origine (chiesa di San Zaccaria, Venezia).

Dal 1492 Giovanni è impegnato con il ciclo (perduto in un incendio) dei teleri per la Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia e per questo motivo forse trascura le commissioni delle pale d'altare, lasciando provvisoriamente il campo libero - in ambito veneziano - al pittore Cima da Conegliano.

Nonostante la predilezione per allegorie ed i soggetti religiosi e l'avversione ai grandi cicli narrativi, o pitture di storie, il fratello Gentile prima di morire, nel 1507, riusci a convincere Giovanni ad ultimare il telero della Scuola Grande di San Marco con la Predica di San Marco in Alessandria (oggi alla Pinacoteca Brera); infatti se non lo avesse completato non avrebbe ricevuto in eredità il prezioso quaderno di disegni del padre Jacopo.

Nell'ultimo periodo della sua attività artistica si confronta con temi mitologici come nel 1514 con il Festino degli dei, realizzato per lo studiolo di Alfonso d'Este a Ferrara (oggi alla National Gallery di Washington) tecnicamente di altissimo livello e molto curati anche se sono evidenti problemi di impaginazione legati appunto alla scarsa confidenza del vecchio maestro con queste tematiche (Tiziano, autore degli altri dipinti dello studiolo, rifece quasi completamente il paesaggio).

Di fronte a tematiche religiose però Giovanni Bellini riesce ad essere ancora in grado di sperimentare soluzioni così moderne (per impaginazione, formato, soggetto) da aver portato i critici ad attribuire la Derisione di Noé del Musée des Beaux-Arts di Besançon a Lotto o Tiziano.

[modifica] Caratteristiche stilistiche

Bellini coniuga il plasticismo metafisico di Piero della Francesca e il realismo umano di Antonello da Messina (non quello esasperato dei Fiamminghi) con la profondità cromatica tipica dei Veneti, aprendo la strada al cosiddetto "tonalismo" veneto. Viene inoltre influenzato dal cognato Andrea Mantegna, che lo fa entrare in contatto con le innovazioni del Rinascimento fiorentino. Sempre Mantegna, con cui ha modo di lavorare a contatto nel soggiorno padovano, lo influenza nell'espressività dei volti e nella forza emotiva che trasmettono i paesaggi sullo sfondo. A Padova, Bellini conosce inoltre la scultura di Donatello, che in questo periodo imprime una carica espressionistica alla sua opera (vedi S. Maddalena), avvicinandosi ad uno stile più vicino all'ambiente del Nord. Bellini porta quindi grandi innovazioni nella pittura veneziana, quando il padre Jacopo e il fratello Gentile erano ancora legati alla ieracità bizantina, e al tardo gotico che a Venezia, nell'architettura, inizia a tramontare solo a partire dal 1470.


[modifica] Bibliografia

  • G. C. Argan, Storia dell'arte italiana, Sansoni, Firenze, 1968
  • P. De Vecchi, E. Cerchiari, Arte nel tempo, Bompiani, Sonzogno, 1991
  • S. Zuffi, Giovanni Bellini, Arnoldo Mondadori Arte, Milano, 1991

[modifica] Opere

La pietà
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La pietà

[modifica] Musei

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