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Eugenio Scalfari - Wikipedia

Eugenio Scalfari

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Eugenio Scalfari (Civitavecchia, 6 aprile 1924) è un giornalista e scrittore italiano, occasionalmente prestato alla politica.

Il campo principale dell'analisi di Scalfari è l'economia, insieme alla politica, che trovano ampia sintesi in un punto di vista etico-filosofico: alcuni articoli di Scalfari hanno dato avvio a battaglie ideologico-culturali, quali i referendum sul divorzio e sull'aborto. La sua ispirazione politica è liberale di matrice sociale.

La sua prima esperienza assoluta nel giornalismo è con "Roma Fascista", mentre era studente di giurisprudenza. Dopo la fine della seconda guerra mondiale Scalfari entra in contatto con il neonato partito liberale, conoscendo giornalisti importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del Lavoro, diventa collaboratore prima al Mondo e poi all'Europeo di due personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti.

Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nel 1963 passa al Partito Socialista Italiano con il quale è eletto nel consiglio comunale di Milano. Nel 1968 Scalfari diventa deputato della Repubblica.

Nel 1963 diventa direttore de l'Espresso che in cinque anni arriva a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fonde con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari dimostra di gestire anche la parte puramente organizzativa e amministrativa che sta alla base della sua attività.

Nel 1968 pubblicò insieme a Lino Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fece conoscere il tentativo di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il Generale De Lorenzo li querelò e i due giornalisti furono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di stato.

Nel 1976 Scalfari fondò il quotidiano la Repubblica, che debuttò nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il gruppo L'Espresso e la Mondadori, aprì una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura (primato attualmente detenuto dal Corriere della Sera). Scalfari, padre di questa ascesa lascia il "suo" ruolo nel 1996 a Ezio Mauro. Attualmente collabora al quotidiano con il pezzo domenicale, oltre a curare una rubrica sull'Espresso (il vetro soffiato) e una sul Venerdì di Repubblica (Scalfari risponde).

Tiene su RaiSat Extra, ogni giovedì, dei colloqui con Giovanni Floris in cui approfondisce gli avvenimenti politici della settimana.

Ha ricevuto varie onorificenze. A livello giornalistico ha vinto nel 1988 il Premio Internazionale Trento per "Una vita dedicata al giornalismo", nel 1996 il "Premio Ischia" alla carriera, nel 1998 il Premio Guidarello al giornalismo d’autore e, di recente, il premio "St-Vincent" 2003. L’8 maggio 1996 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro mentre nel 1999 ha ricevuto una delle più prestigiose onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legione d'onore.

[modifica] Pubblicazioni

  • L’autunno della Repubblica
  • Come andremo a incominciare, scritto con Enzo Biagi, Rizzoli 1981
  • Interviste ai potenti, Mondadori
  • La sera andavamo a Via Veneto, scritto con Giuseppe Turani, Mondadori 1986
  • L’anno di Craxi
  • Incontro con Io, Rizzoli 1994
  • Il sogno di una rosa, Sellerio 1994
  • Alla ricerca della morale perduta, Rizzoli 1995
  • Il Labirinto, Rizzoli 1998
  • Razza padrona, scritto con Giuseppe Turani, Baldni Castoldi Dalai 1998
  • La ruga sulla fronte, Rizzoli 2001
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