Estrazione liquido-liquido
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L’estrazione liquido-liquido rappresenta il passaggio di un soluto da un solvente ad un'altro solvente differente. È una metodica di laboratorio utilizzata per ottenere composti puri da fonti animali o vegetali o semplicemente per purificare sostanze impure. Vengono utilizzati due tipi di solventi, con differente livello di polarità e miscibilità reciproca: quelli più densi e quindi più pesanti dell’acqua come il diclorometano, il tetracloruro di carbonio e il cloroformio e quelli meno densi e quindi più leggeri dell’acqua come l’etere di petrolio, l’acetato di etile, il benzene e l’etere etilico.
Quando i due liquidi vengono inseriti nell’imbuto separatore, grazie all’agitazione manuale vengono divisi in due fasi (una acquosa e una organica contenente la sostanza estratta) e raggiungono un equilibrio tra la concentrazione del soluto nel primo solvente e la concentrazione del soluto nel secondo solvente. Questo equilibrio è esprimibile grazie al coefficiente di ripartizione K dato dal rapporto tra le concentrazioni (g/l) del soluto nei due solventi.
K = Ca / Cb (a T costante)
Ca = concentrazione all’equilibrio della sostanza nella fase “a” Cb = concentrazione all’equilibrio della sostanza nella fase “b”
Distillando la fase contenente il soluto puro che si vuole ottenere, sul fondo rimarrà il solido mentre il solvente distillato può essere riciclato.
Normalmente in chimica organica una delle due fasi è l’acqua e l’altra è un solvente organico; più K è molto elevato maggiore sarà l'accuratezza dell'estrazione.
Tecniche di separazione più sensibili si basano sullo stesso principio (in linea generale) e sono comprese nella branca della chimica analitica cromatografica.
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