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Cinto Caomaggiore - Wikipedia

Cinto Caomaggiore

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Cinto Caomaggiore
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Stato: Italia
Regione: Veneto
Provincia: Venezia
Coordinate:
Latitudine: 45° 50′ 0′′ N
Longitudine: 12° 47′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 11 m s.l.m.
Superficie: 21 km²
Abitanti:
3.168
Densità: 151 ab./km²
Frazioni: Settimo, San Biagio 
Comuni contigui: Chions (PN), Gruaro, Portogruaro, Pramaggiore, Sesto al Reghena (PN)
CAP: 30020
Pref. tel: 0421
Codice ISTAT: 027009
Codice catasto: C714 
Nome abitanti: cintesi 
Santo patrono: San Biagio 
Giorno festivo: 3 febbraio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia

Cinto Caomaggiore (Cint in lingua friulana) è un comune di 3.168 abitanti della provincia di Venezia. In un referendum consultivo del 26 e 27 marzo 2006 la grande maggioranza della popolazione ha manifestato la volontà di passare sotto l'amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia (Provincia di Pordenone).

Indice

[modifica] Origini

Cinto Caomaggiore ha probabilmente origini romane, il nome Cinto sembra infatti che derivi da ad quintum, ovvero a 5 miglia da Concordia Sagittaria, il più importante centro abitato dell' epoca in zona. Esiste, però, un ulteriore ipotesi che fa derivare il nome da Cintum, ovvero, luogo cintato da mura. D'altro canto in alcuni documenti medioevali catastali si fa riferimento alla Villa di Cinto con la parola Cintho. Come si può desumenre tuttora non si è trovata ancora un origine certa del nome. La seconda parte del nome Caomaggiore deriva invece dall' omonimo fiume Caomaggiore che attraversa il territorio del paese. A sua volta sembra derivi da "Campo Maggiore", forse denominazione di une terreno limitrofo al fiume.

[modifica] Storia

[modifica] Dalla dominazione romana fino al Medioevo

Diversi reperti archeologici rivelano che l’area occupata dal Comune di Cinto Caomaggiore fosse interessata alla presenza dei Romani già nel primo secolo d.c. , rappresentava un punto di passaggio per giungere a Iulia Concordia (attuale Concordia Sagittaria). Già territorio sottoposto all’Agro Concordiese, il legame con la città romana si sarebbe poi rafforzato nel 388 d.c. , data di fondazione della Diocesi di Concordia (attuale Diocesi di Concordia-Pordenone), per opera del Patriarca di Aquileia, la cui autorità non venne comunque meno, anzi, inseguito la rafforzò gestendo il territorio mediante propri Gastaldi. Dopo la caduta dell’Impero Romano, in un periodo condito di scorribande barbariche e di straordinarie alluvioni (in vari momenti, i fiumi Tagliamento e Livenza erano divenuti un unico fiume), con la costituzione del Ducato Friulano del Regno dei Longobardi nel 568, il territorio di Cinto Caomaggiore viene inserito nell’ambito territoriale di questo. Con l’avvento dei Franchi e la costituzione del Sacro Romano Impero, il Ducato Friulano è soppresso e nel 3 aprile 1077 sostituito dal Patriarcato di Aquileia. Così anche il territorio di Cinto Caomaggiore diviene parte integrante del nuovo soggetto politico. Ciò è comprovato dal fatto che i Patriarchi di Aquileia dal quel momento in poi avrebbero nominato un proprio Gastaldo, curatore dei Beni patriarcali, per l’allora Villa di Cinto. All’interno dell’Amministrazione patriarcale le Ville di Cinto e Settimo (attuale località del Comune) vengono inserite nella Gastaldia di San Vito al Tagliamento. In seguito, tale Gastaldia sarebbe stata divisa nell’ambito del Patriarcato tra la Gastaldia di Meduna, a cui fu aggregata la Villa di Cinto e la Gastaldia di San Vito, a cui fu aggregata la Villa di Settimo. Il 3 maggio 762 i fratelli Erfo e Marco, figli di Piero, Duca del Friuli, donano all’abbazia benedettina di Santa Maria in Sylvis, collocata a Sesto al Reghena (comune limitrofo a Cinto e Settimo), tutti i loro beni parte dei quali si trovano anche a Settimo. È un fatto importante poiché attrarrà la Villa di Settimo sotto il controllo dell’Abate sestense.

[modifica] La dominazione veneziana

Nel 1420 il Patriarcato venne assorbito dalla Repubblica di Venezia. All’interno del nuovo soggetto politico i Territori del Patriarcato, compreso quindi le Ville di Cinto e Settimo, vennero riuniti nella Patria del Friuli, che nella pratica rappresentava l’ente amministrativo sostitutivo del Patriarcato. È utile rilevare che la Repubblica lasciò ampia autonomia al nuovo ente, in particolare lasciò sopravvivere il Parlamento del Friuli, organo costituito dai rappresentati delle Città friulane, tra le quali vi era Portogruaro che vantava un proprio seggio.

[modifica] La dominazione napoleonica e austriaca fino all’annessione al Regno d’Italia

Con l’avvento di Napoleone nel 1797 (trattato di Campoformio) cessò di esistere la Repubblica di Venezia e i relativi territori tra cui la Patria del Friuli furono assorbiti dall’Impero Austriaco. La Patria del Friuli fu trasformata insieme ai suoi territori, tra cui le Ville di Cinto e Settimo, nella Provincia del Friuli con sede a Udine. Nel 1805 fu annessa al Regno Italico dell’Impero Francese. Questo è un periodo importante poiché Cinto e Settimo inizialmente furono inserite nel Dipartimento del Tagliamento (grosso modo le attuali Province di Treviso e Pordenone), inseguito nel Cantone di Portogruaro che con un regio decreto del 1806 veniva aggregato insieme al Cantone di Aquileia al Dipartimento dell’Adriatico di Venezia, ovvero la futura Provincia di Venezia. Le motivazioni che portarono i francesi a strappare questi territori friulani dal Dipartimento di Passariano, ovvero l’ente successore della Patria del Friuli riguardavano il rischio di rendere il Dipartimento Adriatico meno importante di quelli confinanti, in particolare del Dipartimento di Passariano (Provincia di Udine). I Francesi mal vedevano il fatto di ridurre Venezia, dall’estesa e potente Repubblica che fu, ad una semplice e ridotta provincia del Regno. Tutto ciò in contrasto con le realtà friulane di Portogruaro e Aquileia. È un periodo di intense riforme locali, che miravano a rigenerare un area sostanzialmente disarticolata e economicamente stagnante. Con l’introduzione dell’istituto municipale, le Ville di Cinto e Settimo furono unificate nel Comune di Cinto Caomaggiore. Tale ente comunale subì parecchie modifiche territoriali. Infatti, determinandosi una politica amministrativa che promuoveva la costituzione di Comuni con un minimo di abitanti elevato, a Cinto furono annessi i Comuni contigui di Gruaro e Pramaggiore, inseguito si procedette comunque alla relativa separazione. Non mancò neppure la fusione in unico Comune di tutto il mandamento portogruarese e la relativa tempestiva dissoluzione. Nel 1815 col congresso di Vienna si sancì l’appartenenza degli ex territori della Repubblica di Venezia all’Impero Asburgico. La nuova amministrazione austriaca trasformò il Dipartimento di Passariano nella Provincia di Udine, alla quale restituì solo Aquileia. Infatti, all’ex Dipartimento Adriatico, divenuto Provincia di Venezia, rimase il Mandamento di Portogruaro, a cui erano aggregate Cinto e Settimo. La motivazione di tale decisione rimaneva simile a quella francese. Nel 1866 i territori delle Venezie furono annessi dal Regno d’Italia, che lasciò l’organizzazione amministrativa sostanzialmente immutata. Con l’avvento delle bonifiche delle terre del portogruarese emerse l’esigenza di nuova e abbondante manodopera che le popolazioni autoctone del portogruarese non potevano soddisfare. È così che ha inizio una nuova pagina anche per il Comune di Cinto Caomaggiore. Numerose famiglie vicentine e padovane raggiunsero il mandamento e si distribuirono in esso. Si costruirono grandi casi coloniche, i paesi cambiarono fisionomia, la secolare stasi di Cinto come del Portogruarese sembrava aver ricevuto finalmente una scossa. Ma arrivano le due Guerre e le relativi crisi. La Resistenza coinvolse anche Cinto e Settimo, anche se in paese non si distinsero eventi di rilevante interesse.

[modifica] Il dopoguerra

Con l’Assemblea Costituente del 1946 si riaccese la speranza di riunificazione del Mandamento di Portogruaro al Friuli e così di Cinto Caomaggiore. Infatti, durante i lavori della Costituente si rivelò la volontà di costituire la Regione del Friuli Venezia Giulia, nel disegnare i confini della nuova Regione fu proposto di effettuare un referendum per l’aggregazione del Mandamento di Portogruaro alla Regione costituenda nell’ambito della futura Provincia di Pordenone, fatto che gli amministratori locali vedevano positivamente, ma col rinvio della costituzione della Regione del Friuli Venezia Giulia finalizzato all’atteso ritorno di Trieste all’Italia, il progetto referendario fu dimenticato. Nel frattempo il Comune vive l’emigrazione della popolazione in paesi più ricchi. Da Cinto e Settimo partirono in centinaia verso la Svizzera, la Francia, la Germania e le Americhe. È un emigrazione per lo più pendolare, soprattutto per quelli che si emigravano in Svizzera, paese che introdusse particolari contratti lavorativi che permettevano un ritorno stagionale estivo, nel periodo della raccolta agricola. Grazie a questi emigranti si diffuse nel paese un certo benessere. In sintesi il Comune di Cinto Caomaggiore si presenta in linea con i comuni della zona: amministrazione democristiana ed economia sostanzialmente rurale, in cui le personalità più importanti erano il Parroco, il Sindaco e il Medico. Nonostante i notabili Portogruaresi, in sostanza erano gli amministratori dei beni dei grossi proprietari terrieri, non fossero interessati ad investire nel settore industriale e anzi cercassero di ostacolarne lo sviluppo per timore di perdere la manodopera agricola a beneficio delle industrie, l’effetto del boom economico degli anni 50 si fa sentire anche a Cinto e Settimo. Nel Pordenonese nascono nuove industrie tra cui la Zanussi, che necessitano di manodopera. È così che inizia una nuova fase di pendolarismo per i Cintesi, che si recano a Pordenone per lavorare. Nel 1953 grazie a Lisio Plozner, torinese trapiantato a Cinto, nasce la più importante fabbrica del paese la B.P.T. che offre a molti Cintesi l’occasione di lavorare senza allontanarsi da casa propria. Rimane comunque l’agricoltura il settore determinate per il Comune. Sono gli anni sessanta e nella vicina Pordenone si fanno sentire i richiami per costruire una nuova e grande Provincia del Friuli Occidentale, comprendente la stessa Pordenone e Portogruaro. Ma la classe politica dell’interno mandamento è attratta più da obblighi di partito che dal governo del territorio. Tranne qualche opinione favorevole isolata non prende forma un vero e proprio movimento aggregazionista. Negli anni settanta la popolazione conosce un scolarizzazione secondaria incrementata, aumentano gli artigiani e inizia a cambiare la struttura del nucleo familiare, in sostanza iniziano a disgregarsi le grandi famiglie delle case coloniche e i relativi figli trovano lavoro nelle fabbriche vicine. Negli anni ottanta le amministrazioni comunali cintesi scelgono di sviluppare i settori agricolo ed ambientale. Contrariamente, i comuni limitrofi operano una politica industriale. È una scelta importante, ma altrettanto impegnativa. Purtroppo si rinuncerà a quell’ondata di sviluppo che conosceranno contrariamente i Comuni limitrofi e si determinerà un deficit per l’economia del Comune, che tuttora non è risolto. Tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta il sviluppo mancato e costi di amministrazione dei servizi elevati legati a tagli nei trasferimenti pubblici sempre più frequenti sono alla base di una nuova proposta: la fusione dei Comune di Cinto Caomaggiore con i Comuni limitrofi, a est Gruaro e a ovest Pramaggiore. Tale proposta non ha conosciuto un vero e proprio sviluppo, sembra che i campanilismi tra i comuni interessati siano ancora vivi e forti.

[modifica] La questione friulanista

Nel 1990 la causa friulanista si riaccende, i Comitati Locali del mandamento portogruarese (tra cui quello di Cinto Caomaggiore), guidati dal Movimento Provincia di Pordenone Portogruaro, ricominciano la battaglia per la riunificazione del Mandamento col Friuli. Nonostante i duecento anni di convivenza veneta, i 1238 anni di unione col Friuli si fanno sentire. Seguirono i Referendum Consultivi autogestiti in vari Comuni tra cui Cinto Caomaggiore del 1991, in cui la maggioranza della popolazione dichiarava la volontà di riunificazione. Risultato rispecchiato anche negli altri Comuni (Annone Veneto, Pramaggiore, Gruaro, Teglio Veneto e San Michele al Tagliamento). Non fu possibile effettuare all’epoca il Referendum a norma dell’articolo 132,comma 2, della Costituzione a causa del pesante procedimento previsto dalla legge sui Referendum (Legge 25 maggio 1970, n. 352) che all’articolo 42, comma 2, prescriveva la delibera del Consiglio comunale del Comune interessato corredata da tante delibere di Comuni o Province che rappresentassero un terzo della popolazione della Regione d’appartenenza e tante altre della Regione di Destinazione. Con la riforma costituzionale del 2001 la ridefinizione dell’articolo 132, comma 2, fu alla base della Sentenza della Corte Costituzionale n°334 del 2004 che dichiarò illegittima la prescrizione relativa al “corredo della Delibera”. Così nel 2005 il Comune di Cinto Caomaggiore deliberò a favore del Referendum, effettuato poi nel 26 e 27 marzo 2006. Il risultato fu clamoroso: il 91,5% della popolazione chiedeva l’aggregazione con il Friuli. Con tale referendum inizia il procedimento istituzionale che prevede un disegno di legge ministeriale che prescriva il distacco-aggregazione, i pareri dei due Consigli regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, e la legge della Repubblica. Il Ministro degli Interni ha già redatto il disegno di legge costituzionale (essendo coinvolta una regione a statuto speciale, il ministero ha preferito derogare alla norma che prevede la redazione di un disegno di legge ordinaria) e la Regione friulana ha già emesso parere favorevole all’ingresso di Cinto Caomaggiore nel proprio territorio.

[modifica] Località e Borgate

Il Comune di Cinto Caomaggiore è costituito dalle quattro ville storiche principali: Cinto, Bando, San Biagio e Settimo. Nel Medioevo il territorio comunale era diviso in sette Ville: Cinto, Persiana, Bando-Scudele, Bosco di San Biagio, Ronco dei Gesuati e Forestier, e la Villa di Settimo che era sottoposta alla giurisdizione dell’Abate di Sesto al Reghena. Attualmente il comune di Cinto Caomaggiore si compone del capoluogo comunale e di due località principali: Settimo e San Biagio. Dal 2006 l'amministrazione comunale ha diviso il territorio in quattro quartieri storici: Settimo, Persiana, Bando e San Biagio. Nell'ultimo ventennio si sono distinte nuove piccole relatà: la Borgata Concezione, San Gaetano e Sant'Antonio. Nel (palù) di Settimo, si trova la località degli "Onedi", lungo un tratto del fiume Caomaggiore denominato "canalut", dove fino agli anni Ottanta i giovani settimini facevano il bagno.

[modifica] Toponimi

Nella località di Settimo si segnalano i toponimi di Melon, Basedat, Palù e Stradatta. Il nome Basedat probabilmente trae origine da antichi campanilismi, si pensa che questo nome sia inteso come dispregiativo della vicina località di Basedo, in comune di Chions Nella località di San Biagio si segnalano i toponimi di La Rota, Turundin, Le Roste e Palutet.

[modifica] Territorio

Il territorio comunale si trova nella pianura friulano-veneta, nella cerniera che collega l’alta pianura pordenonese e la bassa pianura portogruarese. Il terreno è generalmente pianeggiante, tende ad abbassarsi nel centro del paese e lungo i corsi d’acqua. Il comune è attraversato dai fiumi Caomaggiore e Reghena, di cui lo stesso Caomaggiore è affluente, e da molteplici canali, i più importanti: il Melon, il Suiedo, il Lison, il Trator e il San Piero (canale di scolo del Lago “Secco”. Il sottosuolo è attraversato da un ramo del Tagliamento che alimenta le diverse risorgive che interessano il comune, ed in particolare "le cave di cinto", delle ex cave di ghiaia oggi allagate, questi laghetti artificiali sono ricchi di fauna acquatica e fanno da tappa per molti volatili. Le cave del comune sono tre: Lago “Secco” (detto anche ex Furlanis), Lago “Acco” e Lago “Premarine”, scavate negli anni settanta per la costruzione dell’Autostrada Pordenone-Portogruaro A28. Di rilevante interesse ambientale sono inserite nel progettato Parco del Lemene e del Reghena insieme all’area lungo le rive del Caomaggiore e del Reghena. Il comune è attraversato dall’Autostrada A 28, di cui condivide l’uscita con Sesto al Reghena e dalla Statale 251.

[modifica] Evoluzione demografica

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