Carlo Braccesco
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«Uno dei più bei pittori del secolo XV°.»
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Carlo da Milano detto Carlo Braccesco (Documentato in Liguria dal 1478 al 1501), fu un pittore italiano.
Milanese, non si sa nulla della sua formazione, ma dalla prima opera nota: la Madonna e santi del santuario di Montegrazie presso Imperia; opera firmata "CAROLUS MEDIOLAN[ENSIS]" e datata al 1478, si può presumere una formazione lombarda sui tipi di Vincenzo Foppa influenzati dalla pittura provenzale proveniente dalla Liguria. Del 1480 circa è l'affresco con l'Incoronazione della Vergine nel convento di Santa Maria di Castello a Genova.
Tra il 1481 e il 1482 è a Genova dove affresca la facciata del Palazzo San Giorgio con San Giorgio a cavallo, opera perduta. Nel 1482 eseguì per la cappella di San Sebastiano del Duomo di Genova i disegni per le vetrate. Del 1484 sono gli affreschi sempre per la cappella di san Sebastiano nel Duomo.
Tra il 1493 e il 1494 esegue una Maestà nella chiesa di Sant'Andrea a Levanto (pagato il 25 gennaio 1495), di questa pala rimangono solo due frammenti Santi Erasmo e Gerolamo e Santi Gottardo e Pantaleo, al centro della pala era collocata una Madonna con il Bambino in trono, iconografia deducibile dalle teste reclinate dei santi Gottardo e Pantaleo, dall'atteggiamento adorante dei due angeli e dalle tracce della struttura del trono visibili in basso.
Del 1495 circa è il Polittico di sant'Andrea, opera realizzata per la stessa chiesa di cui rimangono la tavola centrale con Sant'Andrea, già alla collezione Aberconway di Londra, i Santi Pietro e Paolo, in collezione privata a Milano e le quattro tavolette con I Dottori della Chiesa alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro di Venezia.
Nel 1497 esegue le ante dell'organo della cattedrale genovese su commissione di Cristoforo della Torre. Del 1499 è l'Ancona per la chiesa di Santa Brigida a Genova.
Il Trittico del Louvre, databile al 1500 circa, è un'opera attribuitegli da Roberto Longhi per via stilistica, la scena con l'Annunciazione nel riquadro centrale, in cui l’angelo piomba di sghembo sulla Vergine spaventata, appena balzata su dall’inginocchiatoio e aggrappa ad una colonna, scena inquadrata in una loggetta, e delimitata da un recinto dorato, ornato con volute con sullo sfondo un paesaggio immerso in una luce dorata. In questa opera la sua cultura stilistica si allarga tanto da riuscire a fondere insieme i modi formali foppeschi e il naturalismo fiammingo, accompagnandoli al gusto lombardo per l'oro che non diminuisce l'effetto realistico dell'insieme. A destra il riquadro con i Santi Stefano e Pietro Martire e sinistra il riquadro con San Benedetto e un santo vescovo.
[modifica] Bibliografia
- R. Longhi, Carlo Braccesco, Milano, 1942.