Battaglia di Idistaviso
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Battaglia di Idistaviso | |||||||
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Parte delle Guerre romano-germaniche | |||||||
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Schieramenti | |||||||
Impero romano | Tribù germaniche | ||||||
Comandanti | |||||||
Germanico | Arminio | ||||||
Effettivi | |||||||
1000 pretoriani, 8 legioni (28.000 uomini circa), truppe ausiliarie (30.000 uomini circa), tribù germaniche alleate (4000/5000 uomini), 6000 cavalieri, 1000/2000 arcieri a cavallo | 40.000/50.000 uomini | ||||||
Perdite | |||||||
sconosciute | sconosciute |
La battaglia di Idistaviso è da considerarsi come la vendetta romana ai danni dei germani per la sconfitta di Teutoburgo. Nel 16 d.C. il legato imperiale Germanico sconfisse Arminio in una grande battaglia. La battaglia avvenne tra la riva destra del fiume Visurgi (attuale Weser) e una grande foresta.
[modifica] Schieramento
- I germani divisero il loro esercito in 3 parti: la prima, formata da guerrieri di varie tribù, occupò la piana tra il fiume ed un altura e questa era l'ala sinistra; la seconda, formata dai Cherusci di Arminio, si sistemò su una collina al centro tra le 2 ali; la terza parte (l'ala destra) era formata come la prima da guerrieri provenienti da diverse tribù ed occupò lo spazio restante tra i Cherusci ed una foresta che si stendeva alla destra e dietro i germani.
- I Romani si disposero in questo modo: Gli ausiliari galli e germani in testa, seguiti dagli arcieri appiedati; poi quattro legioni e, con due coorti di pretoriani e cavalleria scelta, Cesare; da ultimo le altre quattro legioni, la fanteria leggera, gli arcieri a cavallo e le altre coorti alleate. (Tacito: Annali, libro II)
[modifica] Combattimento
Viste le orde dei Cherusci precipitarsi giù con furia selvaggia, Germanico diede ordine ai migliori cavalieri di caricare i nemici sul fianco e a Stertinio, cogli altri squadroni, di aggirarli e attaccarli alle spalle: lui sarebbe intervenuto al momento migliore. Frattanto - presagio bellissimo - otto aquile attrassero l'attenzione del comandante: le vide volare verso la foresta e poi entrarvi. Gridò ai suoi di andare avanti, di seguire gli uccelli di Roma, divinità protettrici delle legioni! E subito avanzarono i fanti schierati, mentre i cavalieri, già lanciati all'attacco, investirono le spalle e i fianchi nemici. Allora, cosa strabiliante, due squadroni nemici fuggirono in senso opposto: quelli disposti nella foresta si lanciarono allo scoperto e quelli schierati in campo aperto nella foresta: nel mezzo i Cherusci, ributtati giù dai colli. Tra questi, ben visibile, Arminio, coi gesti, con le grida e mostrando la ferita, cercava di rianimare il combattimento. S'era lanciato sugli arcieri, che stava per sfondare, se non l'avessero fronteggiato i reparti dei Reti e dei Vindelici e le coorti dei Galli. Tuttavia grazie alla prestanza fisica e all'impeto del cavallo riuscì a passare, imbrattandosi il volto col proprio sangue, per non essere riconosciuto. Sostengono alcuni che i Cauci, impegnati tra gli ausiliari romani, pur avendolo riconosciuto, l'abbiano lasciato fuggire. Il valore o un analogo inganno consentirono a Inguiomero la fuga. Gli altri, su tutto il campo, furono trucidati. Molti, nel tentativo di passare a nuoto il Visurgi, s'inabissarono sotto il lancio dei dardi o per la violenza della corrente, oppure ancora nella calca degli uomini in fuga e sotto il franare delle sponde del fiume. Alcuni, arrampicatisi in turpe fuga sulle cime degli alberi e nascosti fra i rami, divennero, tra lo scherno, il bersaglio di arcieri richiamati a tale scopo; per gli altri fu la fine nello schianto degli alberi abbattuti. (Tacito, Annali, Libro II)
Così descriveva la battaglia Tacito e in linea di massima le cose sono veramente avvenute in questo modo.