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Apollo 9 - Wikipedia

Apollo 9

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Apollo 9
Progetto Apollo
Emblema della missione
Emblema della Apollo 9
Equipaggio:
Comandante:
Pilota della Capsula:
Pilota del Modulo lunare:
James McDivitt
David R. Scott
Russell L. Schweickart
Partenza il: 3 marzo 1969
Atterraggio il: 13 marzo 1969
Durata: 10 giorni, 1 ore
Luogo dell'atterraggio: Atlantico
23,22°N 67,98°W
Orbite terrestri: 151
Nave di recupero: USS Guadalcanal
Foto dell'equipaggio


Apollo 9 - McDivitt, Scott, Schweickart

Missione precendente:

Apollo 8

Missione successiva:

Apollo 10


Apollo 9 fu una missione di volo nello spazio nell’ambito del programma Apollo. Obbiettivo di questa missione fu il volo di testaggio del modulo lunare in condizioni reali, cioè nell’orbita terrestre. Durante la missione vennero eseguite la manovra rendezvous nonché di aggancio tra modulo di comando e modulo lunare.

Indice

[modifica] Programmazione della missione ed equipaggio

I primi programmi per l’Apollo prevedevano, che il secondo volo di un equipaggio (chiamato missione D) sarebbe stato svolto per testare il modulo lunare nell’orbita terrestre. Si pensava comunque di lanciare i due veicoli spaziali distintamente, mediante l’utilizzo di due razzi del tipo Saturn IB. Il 22 dicembre 1966 venne dunque annunciato dalla NASA la composizione dell’equipaggio previsto per questa missione. Venne nominato comandante l’astronauta James McDivitt, già comandante del secondo volo equipaggiato del programma Gemini, cioè Gemini 4. L’incarico di pilota del modulo di comando venne conferito a David R. Scott, già nello spazio con Gemini 8. L’equipaggio venne completato dal pilota del modulo lunare Russell L. Schweickart, un astronauta privo di precedenti esperienze nello spazio ed uno dei pochi astronauti dell’Apollo non facente parte di un qualsiasi corpo militare.

L’equipaggio di riserva era composto dagli astronauti Tom Stafford, John Young ed Eugene Cernan. Tutti i tre astronauti avevano già precedentemente volato nello spazio con una o due missioni Gemini.

In seguito alla catastrofe dell’Apollo 1, avvenuta il 27 gennaio 1967, vennero immediatamente sospesi tutti i programmi fino a tale momento decisi.

Solo il 20 novembre 1967, cioè al termine della missione senza equipaggio dell’Apollo 4 conclusasi con successo, la NASA rese noto ufficialmente, che era rimasta invariata la decisione di voler far volare l’equipaggio di McDivitt sulla seconda missione di un equipaggio del programma, ora ufficialmente denominata come missione dell’Apollo 8. Durante questa missione venne previsto di utilizzare per la prima volta il nuovo razzo vettore del tipo Saturn V per lanciare un equipaggio nello spazio.

Vennero comunque cambiati i programmi per l’equipaggio di riserva previsto, che venne assegnato alla missione di Apollo 7. Per questa missione dunque venne scelto il completo equipaggio di riserva originariamente previsto per la prossima missione sotto il comando dell’astronauta Frank Borman (ufficialmente denominata missione E). L’equipaggio di riserva che dunque avanzò di una missione era composto da Charles Conrad, Richard Gordon ed Alan Bean. Bean era stato nominato in sostituzione dell’astronauta Clifton Williams, deceduto precipitando durante un’esercitazione di volo. Seguendo il principio di rotazione in uso alla NASA e non considerando eventuali possibili inconvenienti che avrebbero causato la sostituzione di uno o più membri di questo equipaggio, tale sarebbe stata la composizione per la missione dell’Apollo 11, cioè la prima prevista ad allunare. La fase di preparazione alla missione costringerà comunque a modificare nuovamente i piani della NASA.

L’equipaggio di supporto (Support Crew) era composto da Edgar Mitchell, Fred Haise ed Alfred Worden. Il 12 luglio 1968 Haise avanzò nell’equipaggio di riserva per la missione E dovendo sostituire Jim Lovell che a sua volta aveva dovuto sostituire l’astronauta Williams. Il ruolo di Haise venne assunto da Jack Lousma. Il 13 novembre Mitchell venne nominato pilota del modulo lunare dell’equipaggio di riserva per la missione F (Apollo 10) e pertanto venne sostituito in questo equipaggio di supporto da Stuart Roosa.

[modifica] Preparazione

Nell’estate del 1968 si dovette constatare che la costruzione del modulo lunare non sarebbe stata conclusa in tempo utile per poterlo testare con il secondo volo con equipaggio del programma Apollo, cioè con questa missione. Ad agosto la NASA decise, senza comunque informare il pubblico, di anticipare il volo dell’equipaggio previsto per la missione E e che pertanto la squadra comandata da Borman sarebbe volata come missione C prime come primo equipaggio a girare intorno alla Luna.

Conclusa con successo la missione C, cioè Apollo 7, il 10 novembre la NASA decise definitivamente che l’equipaggio di Borman sarebbe stato il primo a viaggiare oltre l’orbita terrestre e in orbita intorno alla Luna. Tale missione venne rinumerata in Apollo 8. Al volo di McDivitt, Scott e Schweickart invece venne assegnato la denominazione di Apollo 9, missione spostata agli inizi dell’anno 1969. Gli obbiettivi da raggiungere mediante la missione E invece vennero cancellati completamente e senza programmi alternativi.

Le singoli parti del razzo vettore, originariamente previsti per la missione E, vennero consegnati tra il maggio e settembre del 1968. Il 3 gennaio 1969 il razzo Saturn V venne trasportato verso la rampa di lancio numero 39A. Il razzo aveva il numero di serie AS-504, il modulo di comando CSM-104 ed il modulo lunare LM-3.

Il ruolo di (CapCom), cioè di radiofonista di contatto con la capsula, venne assunto dall’equipaggio di riserva Conrad, Gordon e Bean, da Stuart Roosa ed Al Worden dell’equipaggio di supporto nonché da Ronald Evans.

[modifica] Fasi principali della missione

[modifica] Lancio

Il razzo Saturn V venne lanciato da Cape Canaveral, Florida il 3 marzo 1969 alle ore 16:00 UTC. Per semplificare la comunicazione venne usata per la prima volta un codice identificativo per la capsula e per il modulo lunare: Gumdrop per il modulo di comando mentre per il modulo lunare venne scelto il nome di Spider. Entrambe le denominazioni si riferivano alla forma dei rispettivi veicoli che assomigliavano ad una caramella di gomma e ad un ragno. Con ciò venne ripresa una tradizione interrotta con la missione di Gemini 3, cioè che gli astronauti potessero scegliere un nome per i loro veicoli spaziali. La tradizione infatti era stata interrota come reazione della NASA che non fu contenta della denominazione Molly Brown dimostrando poca comprensione per il senso dell’umorismo che stava dietro la motivazione di tale scelta. Anche in occasione del successivo volo di Apollo 10 non sarà contenta della scelta degli astronauti, tanto che pretenderà con insistenza una denominazione seria per la missione dell’Apollo 11.

[modifica] Nell’orbita terrestre

Apollo 9 con il modulo lunare agganciato nell’orbita terrestre
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Apollo 9 con il modulo lunare agganciato nell’orbita terrestre

Raggiunta l’orbita terreste vennero eseguite tutte le manovre previste per l’allunaggio dell’Apollo 11. Durante questa fase, il modulo lunare si trovava ancora all’interno del terzo stadio del razzo Saturn, in attesa di essere estratto dall’apposito parcheggio. In punta comunque si trovava ancora l’unità composta dal modulo di servizio dell’Apollo nonché dal modulo di comando stesso - chiamato per l’appunto CSM (Comand Service Module). Il CSM si staccava dal terzo stadio del razzo e si girava di 180 gradi per agganciarsi con la punta al modulo lunare (LM). Da questo momento, il veicolo spaziale così agganciato, poteva allontanarsi dal terzo stadio del razzo. A sole tre ore dal lancio la manovra era riuscita con successo.

Il terzo giorno di volo, prima Schweickart e poco dopo McDivitt passarono dalla capsula dell’Apollo al modulo lunare usando l’apposito tunnel di collegamento. Fu la prima volta nella storia che degli astronauti passavano da un veicolo spaziale all’altro senza dover uscire dagli stessi. A quel punto della missione, Schweickart era già affetto dalla malattia dello spazio. Con questo termine vengono definiti i problemi di adattamento all’assenza di gravità che comportano problemi di equilibrio ed un’indisposizione in generale, paragonabile al mal di mare. I problemi dell’astronauta furono tali che il programma della missione dovette essere ridotto. Dovette comunque ancora essere trasmessa la prima diretta televisiva dall’interno del modulo lunare. Infine vennero pure testati i congegni propulsori del modulo lunare. Senza staccare i due veicoli spaziali vennero accesi per sei minuti.

Per il giorno successivo, il 6 marzo 1969, erano previste le prime attività extraveicolari del programma Apollo. McDivitt e Schweickart passarono per la seconda volta attraverso il tunnel verso il modulo lunare. Schweickart uscì dal modulo lunare attraverso l’apposito abbaino, assicurato tramite una semplice corda di nylon. Quest’attività extraveicolare - Extra Vehicular Activity (EVA) - durò solo 47 minuti anche se originariamente fu prevista di oltre due ore. Inoltre era previsto che Schweickart si muovesse fino all’abbaino del modulo di comando dell’Apollo, per simulare in tale maniera il passaggio da un veicolo spaziale verso l’altro nel vuoto dello spazio. Questa azione programmata dovette essere completamente cancellata.

Nello stesso momento, Scott apriva l’abbaino del modulo di comando dell’Apollo per piegarsi verso il vuoto dello spazio (confronta l’immagine a fianco), rimanendo agganciato ai sistemi di sopravvivenza della navicella spaziale. Pertanto anche Scott ebbe l’onore di svolgere un’EVA tutta sua, già prevista per Gemini 8, ma dovuta cancellare a causa del rientro a terra anticipato.

Il quinto giorno della missione fu finalmente previsto che il modulo lunare venisse pilotato autonomamente. McDivitt e Schweickart si staccarono dal modulo di comando e si allontanarono fino a 180 chilometri dallo stesso. Dopo circa quattro ore venne staccata lo stadio di discesa ed acceso lo stadio di risalita onde consentire la manovra rendezvous con la capsula dell’Apollo. Dopo 6 ore e 22 minuti dal distacco Spider venne riagganciato a Gumdrop. Non si trattò comunque del primo aggancio di veicoli spaziali in orbita con equipaggio, dato che tale manovra era riuscita con successo dagli equipaggi di Soyuz 4 e Soyuz 5 due mesi prima.

McDivitt e Schweickart passarono nuovamente nel modulo di comando pilotato da Scott ed in seguito venne staccato definitivamente il modulo lunare. Venne comunque eseguito un ulteriore esperimento. I congegni propulsori del modulo lunare vennero riaccesi a distanza e fatti bruciare fino a quando il carburante fu consumato completamente. Grazie a questa manovra Spider rimase nell’orbita terrestre fino al 1981 prima che si spegnesse man mano rientrando nell’atmosfera terrestre.

[modifica] Ritorno ed atterraggio

Il periodo in orbita intorno alla Terra restante venne utilizzato per eseguire osservazioni della Terra. L’equipaggio scattò ben 1.373 immagini fotografiche utilizzabili. A causa del cattivo tempo della zona prevista per l’atterraggio, l’accensione dei retrorazzi frenanti avvenne dopo una ulteriore orbita intorno alla Terra rispetto a quelle originariamente previste. Dieci giorni dopo il lancio, per la precisione il 13 marzo, alle ore 17:00 UTC, Apollo 9 atterrò senza problemi nelle acque dell’Oceano Atlantico e venne recuperato dalla portaerei USS Guadalcanal. Al contrario delle precedenti missioni di Apollo 7 ed Apollo 8, la capsula era immediatamente atterrata nella posizione corretta e pertanto non dovette essere rialzata.

[modifica] Importanza per il programma Apollo

Apollo 9 fu un pieno successo. Oltre che il modulo lunare e l’apposita tuta spaziale del programma Apollo furono testati sulla loro idoneità per voli nello spazio gli ultimi oggetti dell’equipaggiamento necessario per un allunaggio. Vennero inoltre eseguite tutte le manovre rendezvous e di aggancio necessarie per un tale progetto. La malattia dello spazio di Schweickart aveva sì comportato un accorciamento della durata delle attività extraveicolari, ma tale rischio venne valutato sostenibile. Infatti, l’indisposizione venne di norma riscontrata esclusivamente all’inizio di un volo nello spazio, tanto che un astronauta affetto da tale inconveniente sarebbe guarito prima di giungere sulla Luna.

All’interno della NASA vennero dunque addiritura avanzate delle proposte con l’intenzione di far allunare la successiva missione di Apollo 10 e pertanto tentare di portare con questa missione il primo uomo sulla Luna. La direzione decise comunque di mantenere i programmi concordati, fatto che venne espressamente sottolineato il 24 marzo quando venne dato l’annuncio che la missione successiva sarebbe stata la combinazione dei test eseguiti nelle missioni dell’Apollo 8 ed Apollo 9: un volo verso la Luna con testaggio del modulo lunare nell’orbita lunare.

[modifica] Dati statistici

[modifica] Equipaggio

[modifica] Ufficiale

[modifica] Di riserva

[modifica] Di supporto

[modifica] Parametri della missione

[modifica] Passeggiata spaziale


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