Agrippino di Alessandria
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Agrippino fu il decimo vescovo di Alessandria d'Egitto, ruolo che precedette quello di Papa della Chiesa copta e Patriarca della Chiesa Ortodossa di Alessandria prima degli scismi avvenuti rispettivamente nel 451 e nel 1054. Occupò questo sacro ufficio dal 167 al 180, anno in cui fu nominato Vescovo di Cartagine.
Durante il proprio episcopato in quest'ultima città si trovò a dirimere una pressante controversia che era sorta in seno alla Chiesa africana riguardo alla condizione di coloro i quali si convertivano dopo essere stati scismatici o eretici. Infatti se questi prima di aderire alla nuova dottrina erano stati cattolici la disciplina ecclesiastica ammetteva il loro ritorno nella comunità dopo aver scontato un'adeguata penitenza per i loro peccati ma controversa era la decisione riguardo coloro i quali erano stati battezzati al di fuori della Chiesa.
Per risolver tale problema Agrippino convocò i vescovi cattolici di Numidia e Africa per il primo concilio d'Africa, che si svolse probabilmente tra il 215 e il 217. Dal concilio emerse la necessità di ribattezzare tali persone poiché gli eretici, non avendo in sé la vera fede, non potevano assolvere a tale compito essendo l'acqua da loro benedetta incapace di mondare gli uomini dal peccato originale.
Le conclusioni a cui il concilio era arrivato furono tuttavia discordi da quelle ufficiali della Chiesa cattolica la quale, giudicando Agrippino e gli altri vescovi in buona fede, decise di non creare nuovi scismi all'interno del cattolicesimo. Cinquant'anni dopo San Cipriano nei suoi scritti difese Agrippino definendolo bonæ memoriæ vir e anche Sant'Agostino, in un'opera contro i Donatisti, difese il vescovo affermando che, anche se era caduto in errore, non aveva comunque rotto l'unità della Chiesa.
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Predecessore: Celadio |
Vescovo di Alessandria 167–180 |
Successore: Giuliano |