Stiffelio
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Stiffelio | |
Lingua originale: | italiano |
Musica: | Giuseppe Verdi |
Libretto: | Francesco Maria Piave (libretto online) |
Fonti letterarie: | Le Pasteur, ou L'Évangile et le Foyer commedia di Émile Souvestre ed Eugène Bourgeois (1848) |
Atti: | tre |
Prima rappresentazione: | 16 novembre 1950 |
Teatro: | Teatro Grande, Trieste |
Versioni successive:
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Personaggi:
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Stiffelio è un'opera lirica in tre atti composta da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, rappresentata in prima assoluta il 16 novembre 1850 al Teatro Grande di Trieste.
Il libretto è basato sulla commedia francese di Émile Souvestre ed Eugène Bourgeois, Le Pasteur, ou L'Évangile et le Foyer (1848).
L'opera affronta il tema, per l'epoca assai spinoso, dell'adulterio; per di più ai danni di un pastore protestante, e termina con un insolito lieto fine. L'insuccesso spinse Verdi a modificare radicalmente l'opera, aggiungendo il quarto atto e retrodatando l'azione al medioevo.
La nuova versione, messa in scena con il titolo di Aroldo (1857), non ottenne maggior successo ed è oggi generalmente giudicata inferiore dalla critica.
Il 20 dicembre 1985, al Teatro la Fenice di Venezia, ebbe luogo una storica ripresa di entrambe le opere. Da allora Stiffelio è al centro di una riabilitazione critica e riappare con regolarità, se non frequentemente, nelle stagioni dei teatri d'opera.
Nella parabola artistica di Verdi, Stiffelio è oggi considerato il punto di svolta dalla concezione epica e tragica del periodo giovanile ai melodramma borghesi della piena maturità. Tanto l'ambientazione quasi contemporanea quanto il rapporto complesso e doloroso tra la protagonista femminile e l'autorità paterna preannunciano La traviata.
Per contro, la lucida e asciutta essenzialità del disegno drammaturgico e della sua delineazione musicale, intensa ma povera di sottolineature patetiche, rimanda altrettanto chiaramente a Rigoletto, l'opera immediatamente successiva.
Una delle ragioni dell'insuccesso ottocentesco di Stiffelio va probabilmente ricercata proprio nella sua scarsa "melodrammaticità".
Indice |
[modifica] Trama
L'azione si svolge in Germania nel castello del Conte di Stankar, sulle rive dello Salzbach, all'inizio del XIX secolo.
[modifica] Atto I
Stiffelio, pastore protestante, torna al castello del suocero Stankar dopo essersi dedicato alla predicazione. È accolto con calore dalla sua famiglia e dai suoi amici. Solo la moglie Lina mostra una repressa agitazione. Il pastore è subito chiamato a offrire il suo illuminante parere sopra una delicata questione: un uomo è stato visto fuggire di notte da un balcone del castello, ma nella fuga ha perso alcuni fogli. Stiffelio capisce di trovarsi di fronte a un adulterio - senza minimamente sospettare chi sia la donna - e sceglie magnanimamente di dare alle fiamme quei fogli. Lina tira un sospiro di sollievo, ma poi, sola nelle sue stanze, decide di scrivere al marito per rivelargli ogni cosa. Sopraggiunge il padre di lei, Stankar, che le impone il segreto, vietandole di rivelare al marito una verità così spaventosa.
Nel frattempo Raffaele, il seduttore, tenta di comunicare con Lina infilando un biglietto in un volume (la messiade di Klopstock) che il cugino Federico deve consegnare alla donna. L'anziano Jorg, ministro protestante e amico di Stiffelio, assiste non visto alla scena e, equivocando, conclude che il seduttore è Federico e denuncia il fatto a Stiffelio.
Durante un ricevimento in suo onore questi si rivolge con severità a Federico, facendosi consegnare la Messiade. Allorché il foglio di Raffaello cade, Stankar si precipita a raccoglierlo, affinché il genero non ne legga il contenuto. Quindi, appreso il nome del seduttore, lo sfida a duello.
[modifica] Atto II
È notte. Lina prega la madre nell'antico cimitero del castello, dove è sorpresa da Raffaello che invano le proclama il suo amore. Giunge Stankar e impone al seduttore di battersi in duello. Ma il rumore delle spade richiama Stiffelio, che ordina ai contendenti di riconociliarsi nel nome di Dio. Stankar, furibondo, non può più trattenersi e rivela al genero la verità. Stiffelio è sconvolto e vorrebbe uccidere Raffaele di sua mano, quando ode un lontano coro di penitenti che intonano un salmo. Jorg lo invita a recarsi in chiesa per celebrare la funzione. Stordito da quanto sta accadendo e dal violento contrasto tra il suo istinto e la sua fede, Stiffelio sviene ai piedi della Croce.
[modifica] Atto III
In una sala del castello, Stankar riflette sul disonore che ha coperto la sua famiglia, meditando il suicidio; ma quando Jorg gli comunica che Raffaele sta tornando al castello per un colloquio con Stiffelio, egli decide di aprofittare della situazione per uccidere il seduttore. Stiffelio sottopone alla moglie un foglio da firmare che autorizzi il loro divorzio. Lina lo prega in lacrime di recedere dall'idea, ma alla fine cede e appone la sua firma. Rivolgendosi non al marito ma al pastore, ella chiede però di confessarsi. La donna ammette l'adulterio ma afferma di essere sempre rimasta fedele al marito nel profondo del suo cuore. Rimasto solo, Stiffelio, si domanda come comportarsi col rivale, quando vede sopraggiungere Stankar con la spada insanguinata per aver ucciso Raffaele.
Stiffelio, assorto nei suoi pensieri, si appresta a celebrare la Messa, mentre il saggio Jorg gli raccomanda di lasciarsi ispirare dalla Bibbia. Dall'alto del pulpito, Stiffelio legge pubblicamente la parabola dell'adultera che, rivolta a Lina, equivale al perdono.
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