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Santi Boris e Gleb - Wikipedia

Santi Boris e Gleb

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Boris e Gleb, battezzati in età adulta per volere del padre con i nomi cristiani di Romano e Davide, furono due fratelli, nati a Kiev e figli di San Vladimir I, principe della Rus' di Kiev e di Anna, sorella dell'imperatore di Bisanzio Basilio II, il Bulgaroctono. Alcuni storici contemporanei contestano tuttavia quest'ultimo dato sostenendo la loro discendenza da madri diverse.

Indice

[modifica] La vita

La loro biografia ci è narrata dalle due Vite di Boris e Gleb pervenutaci, la prima opera di San Nestor e la seconda di Giacomo il monaco.
In esse si narra che Vladimir I, il primo santo ortodosso della storia della russiia, lasciò sul letto di morte il proprio regno diviso tra i suoi dodici figli. Sviatopolk, il primogenito, a cui era toccato in sorte il granducato di Kiev, si rifiutò di eseguire la decisione paterna e inviò i propri sicari nell'intento di uccidere gli altri fratelli e annettersi conseguentemente i loro possedimenti.
Boris, principe di Rostov, era il più istruito dei due, tanto che San Nestor ritiene che abbia introdotto l'altro, tramite la propria lettura, alle Sacre Scritture. Apprezzato dai suoi sudditi e dai soldati come lo era stato dal padre fu inviato dallo stesso a sedare una rivolta tra i Paceneghi, popolazione nomade insediatasi sul litorale del Mar Nero, tra il Don e il Danubio. Avvisato dell'arrivo dei sicari del fratello, fedele al motto biblico "se chiunque di voi dice di amare Dio e poi alza le mani sul proprio fratello allora è un bugiardo", secondo le sue biografie, licenziò le sue truppe e rimase ad aspettare i propri assasini in compagnia di pochi servi sotto la sua tenda. Questi, vedendolo sguarnito di ogni difesa, prima uccisero i servi che, fedeli al proprio padrone, si erano frapposti avanti la loro vittima, quindi colpirono Boris e, credendolo morto, lo rinchiusero dentro un sacco abbandonandolo nei pressi di Kiev il 24 luglio 1015. Saputolo ancora in vita, Sviatopolk inviò due Varieghi a finirlo i quali, una volta trovatolo, trafissero il suo cuore con una spada.
Gleb, governatore della città di Murom, morì il 5 settembre di quello stesso anno, mentre faceva ritorno a Kiev per i funerali del fratello, imbarcato su un battello che risaliva il Dniepr. Secondo gli autori delle loro Vite, messi inviati da Sviatopolk, nei pressi dello scalo di Smolensk, corruppero il cuoco di bordo e lo indussero a tagliare la gola del santo, che, come il fratello, non oppose resistenza.
Le due opere biografiche sono concordi nel raccontare come entrambi i fratelli fossero stati precedentemente avvertiti delle intenzioni di quest'ultimo dalle sorelle ma che avessero egualmente rifiutato di alzare le armi contro il fratello e sacrificando la propria vita.
Successivamente Jaroslav, fratello dei due, sconfisse Sviatopolk entrando a Kiev con le sue truppe nel 1019. L'anno successivo trasportò le spoglie di Boris e Gleb nella cattedrale di San Basilio a Visogord che, così come in seguito molte altre chiese russe, fu riconsacrata a loro nome. Successivamente altre fonti, quali la saga di Eymund, sostennero che il vero mandante degli assasini dei due fosse in realtà proprio Jaroslav: questa versione è ritenuta più affidabile dagli storici contemporanei poiché da una lettura più approfondita degli eventi risalta che la morte di Boris e Gleb abbia fatto solo il gioco di quest'ultimo (e non di Sviatopolk) nell'unificazione sotto il suo potere del regno del padre.
Furono canonizzati dalla chiesa ortodossa nel 1071.

[modifica] Il culto

Boris e Gleb sono venerati dalla Chiesa ortodossa quali campioni della non violenza, poiché preferirono morire piuttosto che arrecare danno alle mire del fratello. Sono martiri strastotèrpzi, ovvero soffritori di passioni. La loro festa comune si celebra il 2 maggio, giorno in cui nel 1072 le loro reliquie subirono una seconda traslazione, singolarmente vengono ricordati nell'anniversario della loro morte, Boris il 24 luglio e Gleb il 5 settembre.
Essendo il più delle volte ricordati parallelamente, così come i santi Cosma e Damiano, i loro nomi finirono alle volte col fondersi: per questo, in russia, esistono ancora oggi villaggi e monasteri denominati Borisoglebsk.
Il loro culto, come quello del padre, è ammesso anche dalla Chiesa cattolica poiché vissero prima dello scisma: per tale motivo furono canonizzati nel 1724 da Papa Benedetto XIII.

[modifica] Voci correlate

Vladimir I di Kiev
Sviatopolk I di Kiev
Jaroslav di Kiev
Nestor di Pecersk

[modifica] Collegamenti esterni

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