Saiga tatarica

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Saiga
Stato di conservazione: Critico

Saiga tatarica

Classificazione scientifica

Regno:		Animalia
Phylum:		Chordata
Classe:		Mammalia
Ordine:		Artiodactyla
Famiglia:		Bovidae
Genere:		Saiga
Specie:		S. tatarica

Nomenclatura binomiale

Saiga tatarica
Linnaeus, 1766

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La saiga (Saiga tatarica) è un mammifero artiodattilo appartenente alla famiglia dei Bovidae.

Popola la steppa calmucca fra Volga e Don e le steppe della Siberia Occidentale e della Mongolia; la sua consistenza numerica è aumentata dopo severe misure di protezione; lunghezza 120 cm, altezza alla spalla 75 cm, coda 10 cm, le corna del maschio sono quasi a forma di lira, di un giallo ombrato e diafano, lunghe da 25 a 30 cm; il mantello è folto e a pelo lungo, in estate la parte superiore è di un giallastro-grigio, quella inferiore è bianca; in inverno il pelo è molto più pallido, quasi biancastro; presenta un segno marrone-nero a forma di lancetta nella regione sacrale; il corpo è basso, robusto e tozzo, la testa è corta, gli orecchi piccoli e nascosti nel pelo, gli occhi con palpebre prive di ciglia e fosse lacrimali molto pronunciate.

La saiga vive in grandi mandrie, che si uniscono in autunno in vere moltitudini per intraprendere le loro migrazioni. Esse vivono per tutto l'anno tranquillamente in compagnia dei loro simili, sono guidate dall'esemplare più esperto, ora un maschio, ora una femmina, e mai il branco rimane senza sorveglianza. Con un fiuto quanto mai fino, i pericoli sono subito scoperti e si cerca la salvezza nella fuga. Né dei buoni cavalli né dei veloci levrieri riescono a raggiungere il branco, sebbene questi animali facciano salti piuttosto maldestri e goffi.

Marciando la saiga si sposta a piccoli passi e a gambe larghe, protende il collo molto in avanti e tiene la testa bassa. Quanto a portamento somiglia molto alla renna. Raramente le esce un suono di bocca, è quasi muta. Solo i piccoli belano come le pecore. Essa si nutre volentieri di erbe salate della steppa, pascola col naso rasente al terreno. Prima di abbassarsi, si gira continuamente su se stessa, si appoggia prima sulle ginocchia anteriori e poi su tutto il corpo. È insensibile sia al freddo che alle intemperie. Le femmine partoriscono una volta all'anno, per lo più a maggio, un piccolo che nei primi giorni è del tutto inerme e somiglia ad un agnellino.

I Kirghisi vanno a caccia della saiga non tanto per la sua carne che sa troppo di muschio, quanto per le sue corna di color chiaro che si vendono ai Cinesi. Anch'esse come quelle dei rinoceronti e le corna dei cervi sika, si dice abbiano proprietà terapeutiche e risanatrici.