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Mitsubishi J2M Raiden - Wikipedia

Mitsubishi J2M Raiden

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Mitsubishi J2M3
[[Image:|250px|]]
Descrizione
Ruolo Caccia-bombardiere
Equipaggio 1
Primo volo marzo 1942
Entrata in servizio fine 1943
Costruttore Mitsubishi
Esemplari costruiti 476
Dimensioni
Lunghezza 9,95m
Apertura alare 10,8 m
Angolo di freccia alare {{{freccia_alare}}}
Altezza 3,95 m
Superficie alare 20,05
Pesi
A vuoto 2.460 kg
Carico {{{peso_carico}}}
Massimo al decollo 3.435 kg
Propulsione
Motore un motore radiale Mitsubishi Kasei 32a
Potenza 1.800 CV al decollo, 1.560 a 6.000 m
Spinta {{{spinta}}}
Prestazioni
Velocità massima 588 km/h a 5.300 m
Autonomia 925 km
Raggio d'azione {{{raggio}}}
Tangenza 11.700 m
Capacità di carico {{{capacità}}}
Armamento
Mitragliatrici
Cannoni quattro Type 99 nelle ali
Piloni {{{piloni}}}
Bombe
Missili {{{missili}}}
Altro
Note
La lista di aerei militari presenti su wiki
Progetto:Aviazione


Il Mitsubishi J2M Raiden (nome in codice alleato "Jack") è stato uno dei migliori caccia giapponesi della seconda guerra mondiale, forse l'unico pensato appositamente per il ruolo dell'intercettazione ad alta quota. Problemi tecnici ed organizzativi ne limitarono il numero prodotto e l'operatività, ma il velivolo si distinse nella difesa della madrepatria durante l'ultimo anno della guerra.

Indice

[modifica] Origini

Fin dal 1938 Jiro Horikoshi, il padre dello "Zero", iniziò a pensare seriamente alla possibilità di creare un velivolo che, sacrificando parzialmente la manovrabilità, riuscisse a migliorare le prestazioni velocistiche e di salita, in modo da poter eseguire efficaci missioni di intercettazione e di caccia d'alta quota, cosa che in futuro avrebbe potuto essere molto importante per la guerra aerea, dati gli sviluppi prevedibili nel campo dei bombardieri e ricognitori.

I velivoli sovietici che i Giapponesi avevano incontrato in guerra dimostrarono chiaramente che tutto questo non era accademia, e qualunque fosse la tecnologia motoristica adottata, era evidente che un caccia da superiorità aerea, con la sua grande ala poco caricata, avrebbe fornito prestazioni inferiori rispetto a quanto possibile con un velivolo più orientato alla velocità, cosa che se non necessariamente aiutava nei combattimenti tra caccia, diveniva essenziale nelle intercettazioni dei bombardieri.

Pertanto, non serviva un velivolo ben armonizzato nelle varie qualità di volo ma specificatamente progettato per esaltare le prestazioni velocistiche, sia in volo orizzontale che di salita. I colloqui con la marina giapponese, però, non portarono a nulla di concreto, e il progetto venne abbandonato fino all'anno dopo, quando, visto il buon livello dello sviluppo dello "Zero", la Marina emise un'altra specifica relativa ad un intercettore basato a terra. Esso avrebbe dovuto avere lo stesso armamento dello "Zero", due mitragliatrici calibro 7,7 e due cannoni calibro 20 mm, un tempo di salita di 5,5 minuti a 6.000 metri, una velocità massima di 600 km/h, una autonomia di 45 minuti a piena potenza, e una velocità di stallo inferiore a 150 km/h, tutto questo con un motore da scegliere tra il derivato giapponese del Daimler-Benz DB 601 e un più potente radiale locale.

Orikoshi scese quest'ultimo, nonostante la maggiore sezione frontale e il più alto consumo. Infatti, se i radiali possono eguagliare in prestazioni i motori a cilindri in linea, ciò è possibile solo con maggiori potenze e quindi con consumi più elevati. Il motore radiale però era più potente ed affidabile, almeno in teoria, e nel caso di un caccia intercettore la velocità di salita, tanto importante, si sposa bene con un motore dotato di maggiore potenza. Così venne scelto il motore Kaisei 13, 14 cilindri per 1.440 cavalli al decollo, valore che era certamente utile se si volevano ottemperare le richieste in velocità di salita della specifica 14-shi emessa dalla Marina.

I lavori iniziarono nel 1940, ma l'alta priorità data all'A6M finì per trascinare la data del primo volo al 20 marzo 1942. I piloti, poi, protestarono contro le difficoltà della visione attraverso il parabrezza arrotondato, che pur essendo molto aerodinamico distorceva le immagini, mentre il tempo di salita a 6.000 metri si rivelò di ben 7,8 minuti. Anche la velocità era di una ventina di km/h sotto le aspettative.

Dopo i tre prototipi, che se non altro dimostrarono buone qualità di manovra, venne deciso di riprogettare radicalmente l'aereo, nonostante questo avrebbe fatto perdere molto tempo. Il primo modello di produzione divenne così il J2M2 (i prototipi erano i J2M1), che apparve nell'autunno 1942.

[modifica] Tecnica

Il "Raiden" ("Tuono") era un possente e compatto intercettore, con un motore radiale di alta potenza abbinato ad una cellula molto aerodinamica. Avrebbe potuto essere un ottimo aeroplano se difficoltà di vario genere non l'avessero ostacolato. L'ala era bassa, la fusoliera totalmente metallica, con una struttura molto raccolta attorno al motore, l'abitacolo basso e profilato, senza struttura del tettuccio "a goccia", sempre per avere una minore resistenza aerodinamica. Esso offriva al suo pilota, specie nei primi modelli, un campo visivo ed uno spazio molto ridotti, anche se in seguito le cose vennero migliorate.

Il Raiden J2M3 aveva un potente armamento di cannoni, ma i più pesanti Tipo 99 mod.2 da 20 mm si univano male ai precedenti Tipo 1 a più ridotta velocità iniziale, perché erano dotati di traiettorie balistiche molto differenti; inoltre era possibile usarli contemporaneamente solo a distanze ridotte. I cannoni avevano, se non altro, ben 200 colpi l'uno. L'introduzione successiva di un armamento di quattro cannoni calibro 20 mm tutti del Tipo 2 rese l'aereo un po' meno prestante, e questo contava contro i B-29.

L'autonomia non era molto buona a causa del consumo elevato del potente motore e del poco spazio disponibile per il carburante. Il motore a 14 cilindri era coperto da una struttura estremamente "attillata" per ridurre al massimo la resistenza aerodinamica, tanto che non sembrava nemmeno un radiale. Tra i caccia giapponesi era l'unico operativo con elica quadripala.

[modifica] Versioni

  • J2M1: prototipi, tre esemplari in tutto, primo volo il 20 marzo 1942. Essi avevano l'armamento originario (due mitragliatrici da 20 mm più due da 7,7), un'elica tripala e il motore Kaisei 13 da 1.440 cavalli.
  • J2M2: primo modello di serie, utilizzava il Kaisei 23a con iniezione di metanolo, capace di una potenza massima di 1.800 cavalli, elica quadripala, riduzione del serbatoi carburante da 650 a 500 litri per compensare l'aumento di peso del motore. Primo volo ottobre 1942, 155 prodotti fino al 1944.
  • J2M3: versione migliorata del precedente; si distingueva per avere un'armamento di quattro cannoni calibro 20 mm, due di tipo moderno e due, più leggeri, ancora del modello originale. Era la versione maggiormente prodotta, circa 300 macchine, ed entrò in linea di produzione nel tardo 1943. Ci fu anche un sottomodello, il J3M3a, con tutti e quattro i cannoni da 20 mm tipo 99 mod.2. Purtroppo questo appesantiva il velivolo e ne vennero prodotti pochi esemplari. Erano disponibili anche agganci subalari per bombe o sotto la fusoliera per un serbatoio ausiliario.
  • J2M4: modello con turbocompressore, capace di mantenere la potenza di 1500 cavalli circa a 9000 metri anziché 4.500. Due cannoni inclinati verso l'alto di 70 gradi vennero aggiunti ai quattro alari, ma problemi con il turbocompressore posero fine a questo programma dopo solo tre esemplari completati.
  • J2M5: era grossomodo contemporaneo del precedente, e montava il Kaisei 26 con un turbocompressore a tre stadi. L'aereo superava i 600 km/h ed era un'ottimo velivolo, con un'abitacolo più spazioso per il pilota ed altre migliorie. Purtroppo, la mancanza di forniture per il propulsore ne limitò la produzione ad appena 34 macchine.
  • J2M6: variante del J2M3 con un abitacolo più spazioso. Un solo esemplare prodotto nel 1944.
  • J2M7: Variante del J2M3 con il Kaisei 26a, non completata.

[modifica] Servizio operativo

L'aereo venne messo in ombra fin da subito dal più duttile ed agile "Zero" anche per il fatto che nella prima fase della guerra aerea il Giappone era in fase offensiva e non aveva bisogno di intercettori a corta autonomia.

Il Raiden ebbe poi dei problemi di non facile soluzione. Uno dei primi si schiantò al suolo dopo il decollo ed un altro fece quasi la stessa fine, ma il pilota abbassò il carrello e si salvò. Fu scoperto che il meccanismo del carrello interferiva talvolta con i cavi dei comandi di volo, con effetti disastrosi (ritraendo il carrello, poteva dare all'aereo un'assetto picchiante).

Il Raiden, anche nel modello J2M2, era un velivolo ancora non del tutto affidabile; il motore, ora provvisto di scarichi per ogni cilindro (che miglioravano le prestazioni grazie alla spinta dei gas meglio sfruttata) tendeva ad emettere troppo fumo, e spesso l'aereo era soggetto a vibrazioni fortissime, che talvolta disintegrarono questi pur robusti intercettori. I rimedi furono sempre insufficienti a risolvere del tutto questi problemi.

Il velivolo entrò in linea nell'ottobre 1943 e il primo impiego bellico avvenne sulle Marianne, nell'estate 1944. Ma il più importante impiego del J2M era la difesa metropolitana, e nei cieli sopra il Giappone esso si batté fino alla fine. I Raiden in verità erano stati già condannati all'oblio dalla decisione dei vertici della Marina Giapponese di procedere con altri modelli, quali il Kawanishi N1K e il Mitsubishi A7M, ma i problemi di sviluppo di questi ultimi e soprattutto la comparsa dei B-29 resero immediatamente evidente la necessità di intercettori d'alta quota per assicurare la difesa contro tali avversari.

Il velivolo combatté i Superfortress e si fece valere grazie ai quattro cannoni calibro 20 mm, alla velocità, robustezza e corazzatura protettiva, anche se non si conoscono aneddoti particolari sulle sue gesta. La sorte del Giappone era ormai segnata, anche se fu buona cosa per i Superfortress che i Raiden disponibili erano tanto pochi.

Quanto alle versioni, i J2M2 erano una delle migliori versioni in termini di prestazioni, ma anche quella con armamento più leggero e con i maggiori problemi di messa a punto. Il J2M3 era una versione migliorata, ma pagava il maggior peso con prestazioni inferiori. Il J3M4 e M5 non entrarono in servizio in maniera apprezzabile per cambiare la situazione.

Così terminò la carriera bellica del "Jack", chiamato in tal modo dopo che un manuale d'istruzione era stato reperito nelle Filippine (prima gli alleati non ne conoscevano l'esistenza). L'aereo non venne mai impiegato, pare, come kamikaze, un po' per la scarsa autonomia, un po' perché troppo prezioso per i compiti di difesa aerea.

[modifica] Il test filippino

Un Raiden divenne tuttavia particolarmente noto perché venne reperito vicino Manila nel febbraio 1945. Era scampato alla distruzione nascosto tra gli alberi, e venne rimesso in funzione dagli statunitensi alla base di Clark Field.

Il pilota collaudatore riferì che l'aereo possedeva le migliori caratteristiche tra tutti quelli giapponesi che lui aveva testato. I lati negativi erano i freni molto deboli, l'autonomia ridotta e la scarsa affidabilità meccanica .

Quelli positivi erano una distanza di decollo molto ridotta (come intendeva la specifica originale, meno di 300 metri), il rateo di salita molto elevato, la stabilità, le prestazioni e la buona maneggevolezza. I controlli di volo sotto i 500 km/h erano leggeri (al di sopra divenivano molto pesanti però) e le caratteristiche di stallo erano ottime: l'aereo, come il Focke-Wulf Fw 190, non avvisava del suo approssimarsi, ma ne usciva rapidamente e con poca perdita di quota. Non esisteva nessuna tendenza alla perdita di controllo nelle virate strette, e nell'insieme il "Jack" si comportava molto bene in volo.

Un'ottima macchina bellica, valutata nel complesso, solo giunta a maturazione troppo tardi e penalizzata da un rapporto produttivo di 22:1 verso il meno potente Zero.

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