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Marco Antonio de Dominis - Wikipedia

Marco Antonio de Dominis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Marco Antonio de Dominis (Arbe, Dalmazia, Croazia, 1560/1566? - Roma, 8 settembre 1624), ecclesiastico, riformatore religioso e scienziato veneziano.

Indice

[modifica] Vita e opere religiose

[modifica] Formazione ed episcopato

Nasce da una nobile famiglia dalmata e viene educato dai Gesuiti, prima nel Collegio Illirico di Loreto e successivamente nel collegio presso l'Università di Padova. Taluni studiosi suppongono che abbia fatto parte della Società di Gesù, ma i più ritengono che egli sia stato dissuaso da questa scelta dal Cardinal Aldobrandini.

Per alcuni anni insegna a Verona, è professore di matematica a Padova e professore di retorica e filosofia a Brescia.

Nel 1596, grazie all'influenza dell'imperatore Rodolfo II, viene nominato vescovo di Segna (o Zengg, o Segnia, o Seng, ora Senj); nell'agosto 1600 diventa Vescovo di Modrus, sempre in Dalmazia; nel novembre del 1602 viene promosso alla sede arcivescovile di Spalato e diventa primate di Dalmazia e Croazia. In questo periodo sviluppa notevoli capacità di mediazione fra la Repubblica di Venezia, della quale faceva parte gran parte delle sue diocesi, imperatore e gerarchie del Papato.

Egli avanza proposte di riforma della Chiesa che presto lo portano in conflitto con suoi vescovi suffraganei; si intensificano anche le interferenze della corte papale sui suoi diritti di arcivescovo metropolitano, anche in conseguenza della querela tra il papa Paolo V e la Repubblica di Venezia (1606-1607). In questa querela de Dominis si schiera con Venezia e si avvicina alle posizioni di Fra Paolo Sarpi: questo lo pone in conflitto con il suo clero e la sua posizione diventa insostenibile. Questa è peraltro la situazione che egli descrive nella sua apologia Consilium profectionis; in essa egli dichiara anche che questi conflitti l'hanno indotto ad approfondire la legge ecclesiastica, la storia della Chiesa e la teologia dogmatica. Questi studi, oltre a rafforzare il suo amore per gli ideali di una vera Chiesa cattolica, gli fanno capire quanto lontano da questi ideali fosse il sistema papale. Questa situazione critica culmina con una sconfitta in un importante caso finanziario con la Curia Romana; egli si reca a Roma cercando invano di avere udienza da papa Paolo V e di conseguenza nel settembre del 1616 abbandona il suo ufficio a favore di un parente e si ritira a Venezia, dove scrive il suo Consilium profectionis.

[modifica] Inghilterra

Convocato a Roma dall'Inquisizione, de Dominis rifiuta e si prepara ad abbandonare la Chiesa cattolica per avvicinarsi alla anglicana; entra in contatto con l'ambasciatore di Inghilterra a Venezia, Sir Henry Wotton, e ottiene l'assicurazione di venire accolto con favore in Inghilterra. Passando dalla Svizzera, da Heidelberg (dove pubblica un violento attacco alla chiesa di Roma dal titolo Scogli del Cristiano naufragio, poi pubblicato in inglese) e da Rotterdam, giunge in Inghilterra nel dicembre 1616, dove viene accolto con grande favore dal re Giacomo I e il clero anglicano lo riceve nella Cattedrale di Saint Paul. Giacomo I lo fa risiedere presso l'Arcivescovo di Canterbury, impone agli altri vescovi di pagargli una pensione e lo colloca nella gerarchia anglicana subito dopo gli arcivescovi di Canterbury e York. Egli prende parte come assistente, alla consacrazione di George Montaigne a Vescovo di Lincoln, il 14 dicembre 1617. Viene poi nominato "Master of the Savoy" nel 1618 e "Dean of Windsor" nel 1619 (o 1617?); successivamente si presenta come residente in West Ilsley, Berkshire.

In questo periodo egli scrive vari saggi e sermoni contro la Chiesa di Roma: Papatus Romanus esce anonimo (Londra, 1617; Francoforte, 1618); Scogli del naufragio Christiano viene pubblicato a Londra probabilmente nel 1618 e tradotto in inglese, francese e tedesco; sermone in italiano Compone inoltre la sua opera maggiore spesso ristampata, dal titolo De Republica Ecclesiastica contra Primatum Papæ nella quale espone la sua teoria della Chiesa, con un grande dispiegamento di erudizione sulla storia della organizzazione della Chiesa; la prima versione, dopo parziali revisioni dei teologi anglicani viene pubblicata con il patronato del re nel 1617. (Vol. 1, 1617; vol. II, 1620, Londra; Vol. III, 1622, Hannover). Punto centrale dell'opera è la insistenza sulle prerogative divine dell'episcopato cattolico contrapposte alle usurpazioni della monarchia papale; egli in sostanza auspica una federazione di chiese nazionali e si pone come un precursore del giurisdizionalismo.

I suoi contemporanei danno di lui una immagine negativa, descrivendolo come grasso, irascibile, pretenzioso e molto avaro; in parte forse gioca il suo successivo comportamento. La sua abilità e le sue conoscenze sono però indiscusse e nelle controversie teologiche raggiunge la massima autorevolezza.

Nel 1619 de Dominis, da un manoscritto che si era portato da Venezia, pubblica a Londra la Historia del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi, scritta in italiano con una pagina di titolo anti romana e accompagnata da una dedica a Giacomo I. È tipico dell'uomo il fatto di non passare all'autore neanche uno spicciolo della somma che Giacomo I gli aveva data per il lavoro.

[modifica] Ritorno a Roma

I suoi difetti personali nel giro di pochi anni gli fanno perdere il favore di molti amici inglesi; inoltre il progetto del matrimonio del principe Charles con una principessa spagnola gli fanno temere un indebolimento della sua posizione in Inghilterra. L'elezione al soglio il 9 febbraio 1621 di papa Gregorio XV, Alessandro Ludovisi suo amico da lungo tempo, gli forniscono un'occasione per avviare trattative, attraverso diplomati cattolici a Londra, per un suo ritorno nella chiesa di Roma.

Quando il 16 gennaio 1622 de Dominis annuncia la sua intenzione di trasferirsi a Roma, l'ira del re esplode e gli viene minacciata una accusa di corrispondenza illegale. Alla fine gli viene consentito di partire, ma i suoi bagagli contenenti denaro gli vengono requisiti e gli vengono restituiti solo dopo una sua supplica al re.

Dall'Inghilterra si trasferisce per sei mesi a Bruxelles e qui inizia una serie di attacchi alla Chiesa Anglicana violenti quanto i suoi precedenti contro la Chiesa di Roma. A metà del 1622 giunge a Roma; qui fa pubblica ammenda delle sue eresie presentandosi in San Pietro con una corda al collo. Il papa gli assegna una pensione. Pubblica quindi Sui Reditus ex Anglii Consilium (Parigi, 1623), opera nella quale ritratta tutto quanto aveva scritto nel Consilium Profectionis dichiarando di aver deliberatamente mentito in tutto quanto aveva detto contro Roma.

Il suo capovolgimento di opinioni scandalizza l'Inghilterra, dove viene attaccato ferocemente; in particolare lo stesso anno della sua morte egli verrà sbeffeggiato ferocemente nell'opera teatrale satirica A game at chess di Thomas Middleton attraverso il personaggio del vescovo grasso.

Accade però che l'8 luglio 1623 muore Gregorio XV, gli viene sospesa la pensione, l'irritazione lo induce ad esprimersi imprudentemente e nello stesso interregno l'Inquisizione riapre il suo caso con l'accusa di eretico recidivo. L'istruttoria contro di lui prosegue dopo l'elezione di papa Urbano VIII ed egli viene confinato nel Castel of Sant’Angelo; qui muore di morte naturale prima della conclusione dell'istruttoria contro di lui. Questa continua anche dopo la sua morte e il 20 dicembre dello stesso 1623 nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva in presenza della sua bara viene pronunciata la sentenza particolarmente severa di condanna post mortem al rogo e alla Damnatio memoriae. In sua esecuzione il 21 dicembre il suo corpo viene tolto dalla bara, trascinato lungo le strade di Roma fino al Campo dei Fiori e qui bruciato pubblicamente con le sue opere.

Queste in gran parte verranno distrutte o avranno il nome dell'autore cancellato. Rimarranno però le sue opere nelle terre protestanti, in particolare con vantaggio di Newton. Per ironia della sorte la pubblicazione del suo Reditus consilium verrà proibita anche a Venezia per la sua posizione decisamente favorevole alla supremazia del papa sui poteri temporali.

[modifica] Opere scientifiche

Pagina del trattato De radiis visus et lucis in vitris, perspectivis et iride
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Pagina del trattato De radiis visus et lucis in vitris, perspectivis et iride

De Dominis si occupò di problemi scientifici solo in determinati periodi della sua vita travagliata e pubblicò solo due opere, peraltro interessanti.

Nel 1611 pubblicò a Venezia l'opera intitolata Tractatus de radiis visus et lucis in vitris, perspectivis et iride, nel quale tratta le teorie del cannocchiale e dell'arcobaleno; questo fenomeno viene spiegato in base al modello che vede in ogni goccia di pioggia ciascun raggio luminoso subire una rifrazione, una riflessione e un'ultima rifrazione. Questa opera, verosimilmente derivata dalle sue lezioni a Padova e pubblicata sull'onda del successo del Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, ebbe notevole influenza, in particolare su Isaac Newton, che nella sua Optiks considera de Dominis il primo ad aver sviluppata una teoria convincente dell'arcobaleno. In realtà l'arcobaleno era stato studiato anche in precedenza da Alessandro di Afrodisia, Ruggero Bacone, Teodorico di Freiberg e dall'arabo Kamal al Farisi. Una teoria analoga viene presentata da Cartesio nelle Meteores del 1637; egli non cita de Dominis, forse per timore di andare contro la sua Damnatio memoriae.

L'altra opera scientifica di de Dominis è un libretto sulle maree dal titolo Euripus, seu de fluxu et refluxu maris sententia pubblicato nel 1624. Il titolo ricorda le correnti causate dalle maree e che si osservano nello stretto Euripo fra l'isola di Eubea e la terraferma greca. Il libro viene dedicato al cardinale Francesco Barberini, nipote del papa Urbano VIII per ottenere un suo appoggio nel processo che l'Inquisizione stava preparando contro di lui. In questo piccolo libro egli espone una teoria in buona parte corretta nella quale le maree sono attribuite ad una forza simile alla magnetica esercitata dalla Luna e, in misura minore, dal Sole sulle acque dei mari. Con tali forze si spiegano i cicli semidiurno e bimensile delle maree in modo abbastanza soddisfacente. Lo sviluppo della teoria però appare talora affrettato e non molto coerente; inoltre l'autore si basa su alcune considerazioni poco giustificabili, come il prevalere delle influenze lunari per la natura umida di questo corpo celeste. L'opera quindi non presenta grande originalità, molto probabilmente riprende testi più antichi, ma ha il pregio di scartare tutte le ipotesi sostanzialmente di fantasia e prive di riscontri verificabili (gorghi sottomarini, fuochi subacquei, attività respiratoria della Terra, ...) invocate anche nel XVII secolo per spiegare le maree.

[modifica] Bibliografia

  • Canon G. G. Perry in the Dict. Nat. Biog.
  • Benrath in Herzog-Hauck, Realencyklopdie (ed. 1898), iv. p. 781 (contiene una bibliografia completa per il tempo).
  • H. Newland, Life and Contemporaneous Church History of Antonio de Dominis (Oxford, 1859).
  • Ziggelaar (1979): Die Erklärung des Regenbogens durch Marcantonio de Dominicis, Centaurus, 23, pp 21-50.
  • Lucio Russo (2003): Flussi ei Riflussi - Indagine sull'origine di una teoria scientifica, Feltrinelli.

[modifica] Voci correlate

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