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Jonadi - Wikipedia

Jonadi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Jonadi
Portale:Portali Visita il [[Portale:{{{portale}}}|Portale {{{portale}}}]]
Stato: Italia
Regione: Calabria
Provincia: Vibo Valentia
Coordinate:
Latitudine: 38° 38′ 0′′ N
Longitudine: 16° 3′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: m s.l.m.
Superficie: 8 km²
Abitanti:
2.660
Densità: 333 ab./km²
Frazioni: Nao, Vena, Baracconi, Case Sparse 
Comuni contigui: Filandari, Mileto, San Costantino Calabro, San Gregorio d'Ippona, Vibo Valentia
CAP: 89900
Pref. tel: 0963
Codice ISTAT: 102017
Codice catasto: E321 
Nome abitanti: jonadesi 
Santo patrono: San Nicola di Bari 
Giorno festivo: 6 dicembre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale

Jonadi è un comune di 2.660 abitanti della provincia di Vibo Valentia.


Cenni Storici

É storicamente certo che il paese fu casale di Mileto, del quale ne seguì le vicende.

Appartenne a Ruggero Lauria, ai Sanseverino di Marsico, ai Ruffo di Montalto, ai Sanseverino di Bisignano e ai Silva.

Nel 1807, per volere di Giuseppe Bonaparte (con decreto francese del 19.01.1807) fu proclamata l'autonomia "dell'università di Jonadi" facente parte della provincia di Calabria Ultra e distretto di Mileto.

Il primo sindaco fu Giuseppe Mesiani che durò in carica fino al 31.12.1811.

Una curiosità: all'interno del palazzo comunale, nella stanza del Sindaco, è conservata in una bacheca la sciarpa indossata dal 1° sindaco del comune.

Nel 1810 passò a far parte dal distretto di Mileto a quello di Monteleone (l'attuale Vibo Valentia) e nel 1818 prese il nome di "comune di Jonadi".

Nel 1812 dai documenti presenti nell'archivio comunale, risultavi essere due sindaci: Giuseppe Maria Falduti e Gaetano Carlizzi, rispettivamente sindaci il primo di Nao ed il secondo di Jonadi.

Nel 1879 entrò a far parte, nella regione Calabria, della costituita provincia di Catanzaro con la quale rimase sino al 1995, anno in cui passò sotto l'attuale provincia di Vibo Valentia.

I primi cittadini in carica, negli anni compresi tra il 1928 e il 1945 venivano chiamati "podestà" indi "potestà".

Solo alla fine della seconda guerra mondiale ripresero il titolo di Sindaco.


Le chiese di Jonadi

Numerose sono le chiese presenti nel comune (ben 5 nel capoluogo e 2 nella frazione di Nao) a testimonianza del culto di questa comunità.

La chiesa Matrice, di Santa Maria Maggiore, di età rinascimentale, conserva un piccolo Ciborio marmoreo scolpito a fogliame e la Resurrezione di Cristo, tela settecentesca dipinta ad olio.

La cinquecentesca chiesa di Santa Maria degli Angeli conserva una Madonna delle Grazie, pala d'altare tardo rinascimentale dipinta ad olio su tela.

Le altre tre chiese del capoluogo sono: Chiesa di San Nicola, l'Addolorata e la chiesa di San Rocco, mentre quelle della frazione Nao sono: chiesa della Madonna del Rosario e chiesetta dell'Immacolata.

Completano il quadro i resti di un antico convento del 1595.

(Per maggiori informazioni o foto consultare il sito istituzionale)


Curiosità

Nel periodo natalizio, attraverso le caratteristiche viuzze della parte vecchia del paese, si svolge il presepe vivente.

In tale occasione vengono preparati i dolci tipici del periodo, tra cui le gustose "zeppole".

Particolare rilevante, nella rappresentazione di antichi mestieri, è l'utilizzo di utensili oramai caduti in disuso, come ad esempio "'u tilaru" il telaio su cui le donne fino a tempo fa tessevano scialli e coperte.

Tra i mestieri, oramai non più praticati, raffigurati nella sacra rappresentazione sono da citare: l'arrotino e il cestaio.

La sacra rappresentazione termina con l'arrivo dei Rè Magi alle suggestive grotte naturali che si trovano all'inizio del paese in una suggestiva cornice naturalistica nei pressi degli antichi lavatoi pubblici chiamati " funtana vecchja ".

In questi lavatoi le donne erano solite recarsi per lavare la propria biancheria.

Fino a qualche decennio fa, venivano lavate in particolar modo lenzuola, coperte, o in genere dei capi molto grandi, mentre più anticamente, poiché non tutti avevano la possibilità di avere l'acqua nella propria casa, le donne lavavano tutta la propria biancheria.

Tale biancheria, una volta lavata veniva stesa ad asciugare sui cespugli circostanti.

Tra le lavandaie, questa circostanza, rappresentava uno dei momenti di socializzazione più importanti poiché, durante l'attesa per l'asciugatura della propria biancheria, le donne potevano dialogare e conversare fra di loro.

Altre informazioni su: *Jonadi OnLine

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