Gonfaloni della Repubblica Serenissima

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Il più antico gonfalone della Repubblica di Venezia era probabilmente costituito da una croce dorata in campo azzurro (i colori dell'Impero Bizantino, di cui la città faceva formalmente parte).

Con la traslazione in città del corpo dell'evangelista San Marco e la sua adozione a santo patrono della città e dello Stato, si prese ad esporre gonfaloni nei quali campeggiava il leone marciano, su campo azzurro bordato di croci e decorazioni dorate su fascia rossa (così come compare nell'attuale gonfalone della Regione Veneto). Le navi della flotta usavano esporre lo stesso gonfalone, ma con campo rosso (come nell'attuale gonfalone della Città di Venezia). Nei tempi di pace, il leone veniva raffigurato con la zampa destra appoggiata su un vangelo aperto recante il motto "PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS" (Pace a te, Marco, mio Evangelista, frase che secondo la tradizione un angelo avrebbe rivolto al santo, vescovo di Alessandria d'Egitto, giunto in laguna a seguito di naufragio, prefigurandogli così che le sue spoglie mortali avrebbero riposato in quelle terre, nelle quali sarebbe poi sorta una grande città). Ma quando la Serenissima era in stato di guerra la figura centrale del gonfalone cambiava ed il leone veniva raffigurato con la zampa appoggiata sul libro chiuso (ma talvolta anche aperto) e impugnante una spada. Con la prima di queste due rappresentazioni simboliche il governo della repubblica intendeva far sapere al mondo che le sue azioni erano governate dalla cultura e dalla sapienza. Con la seconda si intendeva invece dire che quando si era in stato di guerra quelle azioni non erano più improntate alla cultura ed alla conoscenza, ma - viceversa - erano governate solo dalle armi. Queste due raffigurazioni hanno quindi anche un valore simbolico più generale che va al di là di quello puramente storico.