Foederati
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Al tempo dei Romani, Foederati (o, più correttamente, Foederatus) era il nome della pratica di sovvenzionare le tribù barbariche — che includevano Vandali, Alani e i più noti Visigoti — in cambio della loro fornitura di soldati che combattessero nelle armate romane.
La parola foederatus deriva dal latino foedus, che indicava un trattato solenne vincolante perpetuo di mutua assistenza tra Roma e un'altra nazione. Tale trattato lasciava i popoli che stipulavano l'accordo liberi, obbligandoli solo a non concludere alleanze con altri popoli e a fornire milizie ausiliarie.
Inizialmente, il sussidio romano prendeva la forma di denaro o cibo, ma con il diminuire delle entrate fiscali nel IV e V secolo, i foederati venivano ricompensati con la proprietà del territorio locale, il che equivaleva al permesso di insediarsi sul territorio romano.
Nel 376 i Visigoti chiesero all'Imperatore Valente il permesso di stabilirsi sulla riva sud del Danubio, e vennero accettati nell'Impero come foederati. Due anni dopo i Visigoti insorsero e sconfissero i Romani nella Battaglia di Adrianopoli. La grave perdita subita costrinse l'Impero Romano ad affidarsi maggiormente ai foederati.
La lealtà delle tribù e dei loro capi non era affidabile e nel 395 i Visigoti, questa volta sotto la guida di Alarico, insorsero nuovamente. Uno dei più potenti generali del tardo Impero fu di origine Vandala: chiamato Stilicone, nacque da madre Romana e padre che apparteneva a una tribù di foederati.
Per il V secolo la potenza militare Romana era quasi completamente basata su unità di foederati. Nel 451 Attila l'Unno venne sconfitto solo con l'aiuto dei foederati (che comprendevano Visigoti e Alani). I foederati diedero il colpo di grazia al morente Impero Romano nel 476 quando il loro comandante germanico Odoacre depose l'ultimo imperatore romano Romolo Augusto.
Il termine «federazione» deriva dalla parola foederati.