Beta vulgaris
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Barbabietola | |||||||||||||||||||||
Classificazione scientifica | |||||||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | |||||||||||||||||||||
Beta vulgaris |
La barbabietola è una pianta del genere Beta, appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae.
Ne esistono diverse qualità: da orto, da foraggio, destinate all'alimentazione del bestiame, quelle da zucchero.
Indice |
[modifica] Informazioni nutrizionali
Le parti commestibili della barbabietola sono le foglie (bieta o bietola) e le radici.
Per quanto riguarda la bietola, 100g contengono:
- energia: 17kcal
- acqua: 89,3 g
- sodio: 10 g
- proteine: 1,3 g
- potassio: 196 mg
- Lipidi: 0.1 g
- ferro: 1 mg
- glucidi: 2,8 g
- vitamina A: 263 mg
- fibra: 1,2 g
- vitamina C: 18 mg
Per quanto concerne la barbabietola da zucchero, di cui si mangia la radice, 100 g contengono:
- energia: 20 kcal
- carboidrati: 4 g
- lipidi: 0 g
- acqua: 91,3 g
- proteine: 1.1 g
Inoltre tutti i tipi di barbabietola contengono antiossidanti e una notevole quantità di acido ossalico.
[modifica] Storia
La bieta fa la sua comparsa in alcuni scritti greci del 420 a.C. col nome di beta.
In Europa la coltivazione era diffusa già nel XV secolo, soprattutto nei monasteri. Inizialmente veniva coltivata per le sue foglie, in seguito si diffuse anche il consumo della radice (specialmente la variante rossa).
Lo sviluppo delle colture di barbabietola è strettamente legato alla scoperta dello zucchero che se ne può estrarre.
Nel XVII secolo l'agronomo francese Olivier de Sererres annotò che la barbabietola cotta produce un succo simile allo sciroppo di zucchero, ma questa affermazione non ebbe seguito.
Finalmente nel 1747 il chimico prussiano Andreas Marggraf dimostrò che i cristalli dal sapore dolce ricavati dal succo di barbabietola erano gli stessi che si ottenevano dalla canna da zucchero, ma giudicò l'operazione di estrazione antieconomica. Fu un suo allievo, Franz Carl Achard, che cominciò a produrre commercialmente lo zucchero, in seguito all'apertura della prima fabbrica nel 1801 a Cunern, nella Bassa Slesia (Polonia).
Ai primi dell'Ottocento, comunque, lo zucchero di canna era ancora diffusissimo. Ma le guerre napoleoniche, con il blocco dell'importazione dello zucchero di canna (1806), fecero sì che la sperimentazione sulle barbabietole procedesse più speditamente, finché nel 1811 alcuni scienziati francesi mostrarono a Napoleone dei panetti di zucchero estratto da barbabietola: l'imperatore ne ordinò la coltivazione (su ben 32.000 ettari di terreno) e nel giro di pochi anni sorsero più di 300 fabbriche di zucchero da barbabietola in tutta Europa.
Oggi l'Europa coltiva 120 milioni di tonnellate di barbabietole e produce 16 milioni di tonnellate di zucchero bianco; la Francia e la Germania sono i maggiori produttori ma, eccettuato il Lussemburgo, tutti i paesi dell'Unione Europea estraggono zucchero dalle barbabietole in quantità tale da soddisfare il 90% del fabbisogno.
In Italia la barbietola viene coltivata dalla fine del XVII secolo, specialmente nella valle padana e nelle province di Ferrara e di Rovigo.
[modifica] Coltura
La barbabietola viene coltivata nei paesi a clima temperato.
È una pianta a ciclo biennale: nel primo anno si consolida la radice, nel secondo il fusto fiorifero.
Gradisce un terreno di medio impasto, neutro o appena basico, e ben drenato.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
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