Angelo Pellegrino Sbardellotto

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Angelo Pellegrino Sbardellotto (bellunese nato a Villa di Villa, frazione di Mel 1 agosto 1907 - Roma 17 giugno 1932) è stato un anarchico italiano.

Nato a Villa di Villa, frazione di Mel, vicino a Belluno,giovanissimo, nel 1924 emigrò prima in Francia, poi in Lussemburgo ed infine in Belgio dove lavorò come operaio meccanico. Nel 1928 rifiutò di tornare in Italia (in quell'anno vi era stata la chiama alle armi) ed espresse la sua adesione all'anarchismo in una lettera inviata alla madre, una cattolica praticante, che la fece leggere al parroco del paese ed alla maestra del figlio.

Uno dei due (il parroco o la maestra) consegnò la missiva al prefetto di Belluno che iscrisse Pellegrino Sbardellotto nell'elenco dei 270 antifascisti italiani più pericolosi del Belgio. Sottoposto ad un regime di stretta osservanza a Seraing, vicino Liegi, decise di tornare in Italia per attentare la vita del duce.

Il 4 giugno del 1932 venne arrestato a Roma con una pistola ed un'ordigno in mano: condotto al Tribunale Speciale, ammise l'intenzione di voler uccidere Benito Mussolini e dopo un velocissimo processo durato solo 2 giorni fu condannato alla pena di morte. Venne fucilato a Forte Bretta da un drappello di militari capitanati da Armando Giuia.