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Vincenzo Perugia - Wikipedia

Vincenzo Perugia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Vincenzo Perugia non è altro che un imbianchino muratore o come volete chiamarlo che ebbe per fortuna o sfortuna un successo globale in un epoca (gli inizi del 900) in cui l'Italia non aveva un peso politico importante... la sua storia appasionò il mondo culturale e non... Lunedì 21 agosto 1911 il copista Louis Beroud si recò al museo del Louvre, ch’era chiuso al pubblico come tutti i lunedì, per svolgere, in santa pace, il suo lavoro di riproduttore d’opere d’arte. Aveva messo su il cavalletto e, sistemati pennelli e colori, alzò gli occhi, per dare uno sguardo al capolavoro che intendeva riprodurre (che comunque già conosceva in ogni minimo particolare) e rimase incredulo, sbigottito: la MonnaLisa, il capolavoro di tutti i tempi di Leonardo da Vinci, era sparito. Ci vollero non più di due minuti per avere conferma che il quadro era stato rubato. Per oltre due anni il mondo intero seguì con grande tensione ed attesa la risoluzione di questo grave ed insolito caso. Si trattava del primo furto, da un museo, di un’opera d’arte. Non si trascurò neppure il caso di un furto di Stato, data la tensione politica che in quel momento esisteva tra Francia e Germania, per contese nell’espansione coloniale in Africa. I Francesi attribuivano il colpo agli agenti di Guglielmo II, sino a scrivere che il Kaiser non contento di rubarci le colonie, ruba i nostri capolavori mentre i tedeschi rispondevano che il furto era un artificio del governo francese.

A farne le spese furono alcuni giovani all’epoca poco conosciuti: fu arrestato uno scrittore che firmava con lo pseudonimo Guillaume Apollinaire (ma che in realtà si chiamava Kostrowiteky) pornografo, legato al movimento futurista di Marinetti, che voleva distruggere i capolavori dei musei per far posto all’arte nuova. Prelevato dalla sua abitazione sulla collina di Montmartre, un altro straniero, amico di Apollinaire, un certo Pablo Picasso. Quest’ultimo aveva suscitato scalpore, qualche anno prima, con un quadro cubista intitolato

Les Demoiselles d’Avignon. Ma il malinteso fu presto chiarito. Tuttavia, della sorte della Gioconda per un lungo periodo non si seppe più nulla. Le ricerche negli ambienti della malavita non approdavano a niente mentre aumentavano i premi offerti a chi fosse stato in grado di dare indicazioni utili per ritrovare il quadro. Poi, all’improvviso, nel dicembre del 1913, il quadro apparve a Firenze. Era stato rubato da Vincenzo Perugia, un decoratore emigrato in Francia, che dichiarò di aver preso la Gioconda per patriottismo; voleva restituire alla sua patria il frutto dei saccheggi napoleonici, non sapendo invece che fu Leonardo stesso a regalare il quadro a Francesco I, in segno di riconoscenza per l’ospitalità che il Re di Francia gli aveva offerto nel castello di Cloux. La storia di Vincenzo Perugia è romantica e folle. A Parigi aveva fatto i lavori più svariati pur di essere a contatto con l’arte, tanto che proprio lui aveva montato la teca in vetro in cui era custodita la Gioconda. Quando la rubò non lavorava più al Louvre ma aveva parecchi amici tra gli operai e gli addetti alla manutenzione. Così non gli fu difficile approfittare della poca sorveglianza del lunedì ed impossessarsi della tela. Per 28 mesi tenne nascosta la celebre opera d’arte nel fondo di una valigia, sotto il letto della misera pensione parigina in cui alloggiava. Fino a quando non pensò, molto ingenuamente, di venderla ad un noto collezionista fiorentino, ad un prezzo molto modesto, ma con la garanzia che la Gioconda sarebbe rimasta in Italia. Era il suo unico scopo. Perugia fu processato e condannato ad 1 anno e sei mesi di prigione, tra le proteste del pubblico che ritenendo nobile il suo gesto, avrebbe voluto una condanna più clemente.

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