Terapie devianti
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Le terapie devianti sono antiche tecniche terapeutiche che si sono conservate fino ai nostri giorni nella medicina popolare e parzialmente ancora in naturopatia. Si basavano sull'antico concetto degli umori, la loro ripartizione e sulla loro "deviazione" e il loro "ablazione" (smaltimento) a scopi terapeutici.
In grande parte le terapie devianti (e ablative) sono descritte da Ippocrate, raffinate specialmente da Galenus ed interpretate nei più diversi modi nei secoli e nelle diverse culture. Erano classificate in:
- Devianti: "spostare, deviare" una "malattia" dal suo posto (dolore, disturbo, impedimento).
- Ablative: creare un'uscita per gli "umori patologici".
- Spesso erano combinate (deviandoli prima da un posto e poi smaltendoli dall'altro).
Le terapie devianti erano "dermiche" e suddivise in:
Oggi si usano altri modelli (e non più gli umori) per spiegarsi l'effetto di queste terapie come effetti di:
- Sudorazione
- Iperematizzazione locale.
- Effetti riflessivi su organi distanti causati dalla stimolazione locale.
- Dilatazione del tessuto connettivo subdermico con eventuale distacco di regioni "indurite".
- Liberazione di vasi linfatici "schiacciati".
- Eventualmente formazione di ematomi con relativa attivazione di processi immunitari.
e altri.
[modifica] Fonti
- ASCHNER, Bernhard: Technik der Konstitutionstherapie, HAUG, Heidelberg, ISBN 3-7760-1411-3
- Terapie devianti